Tagliare ai privilegiati per dare ai danneggiati - QdS

Tagliare ai privilegiati per dare ai danneggiati

Carlo Alberto Tregua

Tagliare ai privilegiati per dare ai danneggiati

sabato 19 Aprile 2014

Azione di riequilibrio fra i cittadini

Secondo Bertrand Russel (1872-1970), l’uomo della strada non ha la sensazione che gli affari pubblici lo riguardino. Cosicché è pronto a protestare, ad alzare la voce, a chiedere i propri diritti, ma si dimentica quali siano i propri doveri. Sono proprio i cittadini i primi responsabili del disastro economico e finanziario in cui si trovano la Sicilia e molti Comuni, parecchi dei quali addirittura in fallimento.
Fra i cittadini, ancora maggiore responsabilità ha la Classe dirigente, che è venuta meno al proprio imprescindibile dovere di guida, di partecipazione e di controllo sulle attività dei responsabili istituzionali e burocratici.
Qualche volta vi è l’intervento di questo o di quel presidente di associazione imprenditoriale, ordine professionale o sindacato, però manca la continuità dell’azione, tendente a far sentire il fiato sul collo e il controllo costante su chi ha funzioni di responsabilità.

Se la società siciliana funzionasse in modo ordinato, come prima indicato, potrebbe prendere corpo il progetto di riequilibrio fra i diversi ceti, in modo tale che i meritevoli abbiano i giusti premi e coloro che demeritano siano emarginati.
In questo quadro di riequilibrio, i soliti parrucconi continuano a dire che i tagli della spesa pubblica improduttiva e clientelare toccano i servizi, omettendo di dire, invece, che tali tagli tendono a eliminare i privilegi di corporazioni che li hanno accumulati nei decenni.
I tagli della spesa improduttiva e clientelare, anzi, servono a recuperare risorse da destinare utilmente a investimenti per il riassetto idrogeologico del territorio, per aprire i cantieri delle infrastrutture, per creare eventi attrattivi di turisti.
Le risorse recuperate da tali tagli servono anche per cofinanziare i Fondi europei bloccati del settennio 2007/2013 proprio perché le dissennate Giunte regionali hanno preferito pagare i cedolini dei loro clienti piuttosto che finanziare le attività.
L’elenco dei siciliani privilegiati e quello dei siciliani danneggiati è pubblicato per l’ennesima volta nelle pagine interne. Sfidiamo qualunque siciliano onesto a negare tale evidenza. Non ci importa di coloro che la negano, proprio perché sono disonesti.

 
Delle tredici categorie indicate all’interno, ve ne sono alcune che si approfittano di più della loro rendita di posizione di privilegiate e aspirano parassitariamente le risorse dei siciliani danneggiati. Succhiare il sangue a chi sta male è un reato sociale che andrebbe punito con l’esecrazione dall’opinione pubblica, la quale dovrebbe farlo utilizzando quotidiani e televisioni regionali, almeno quelli disponibili a portare in evidenza la giusta protesta dei cittadini onesti.
Non più continuare a cincischiare e continuare a dire cosa si dovrebbe fare per ribaltare la tragica situazione sociale ed economica per riabilitare la Sicilia. Si sà cosa fare e si conoscono i provvedimenti da adottare. Ora serve procedere con un rigoroso cronoprogramma in cui siano fissate le date di realizzazione di ogni punto. E, soprattutto, chi ha la responsabilità di realizzare gli obiettivi.
Insomma, occorre un risveglio della Classe dirigente affinché pungoli senza soste politici e burocrati.

Tagliare si può, addirittura aumentando la qualità dei servizi per cittadini e bisognosi. Spendere di meno per fare di più: ecco lo slogan che bravi burocrati e bravi politici dovrebbero usare, non per dare fiato alla propria bocca ma per imprimere ai loro atti e ai loro comportamenti l’indispensabile accelerazione per raggiungere al più presto gli obiettivi di interesse generale.
Non c’è più tempo, bisogna correre anche a costo di non fare completamente bene qualche cosa. Tutti quelli che cercano di rallentare il processo di riequilibrio fra siciliani danneggiati e siciliani privilegiati intendono mantenere i secondi a scapito dei primi. Il che è un comportamento socialmente riprovevole.
Abbiamo citato il quotidiano La Sicilia, con cui ho iniziato questo lavoro nel 1975, per la sua linea editoriale di critica costruttiva nei confronti della Regione e del suo presidente. Chiediamo che gli altri due quotidiani regionali, nonché le televisioni, imbocchino la stessa strada a tutela dei siciliani che non hanno voce e delle imprese, che costituiscono il vero motore dell’auspicata e immediata crescita della Sicilia.

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