Ebola, la posizione del ministero: remoto il rischio di importazione - QdS

Ebola, la posizione del ministero: remoto il rischio di importazione

redazione

Ebola, la posizione del ministero: remoto il rischio di importazione

sabato 19 Aprile 2014

Dopo le polemiche e le false notizie dei giorni scorsi, arriva la nota del dicastero della Salute che chiarisce la situazione attuale sul pericoloso virus. La durata dei percorsi dei flussi migratori irregolari è superiore al periodo di incubazione massimo della malattia, pari a 21 giorni. 

ROMA – E’ ”assolutamente remoto” il rischio di importazione del virus della febbre emorragica Ebola, diffuso in Guinea e in alcuni Paesi limitrofi dell’Africa occidentale”. Lo rileva il ministero della Salute, che in una nota specifica inoltre di seguire con attenzione l’evoluzione dell’epidemia. Nel frattempo, si legge ancora nella nota, ”l’Organizzazione mondiale della sanità continua a non ritenere necessarie restrizioni a viaggi o rotte commerciali”. Il ministero rileva inoltre di aver fornito ”da tempo” le informazioni e istruzioni necessarie ”ai propri Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera e a tutte le altre Amministrazioni che sono interessate alla gestione di problematiche sanitarie, incluse quelle che si occupano dei migranti irregolari, e vengono diffusi regolari aggiornamenti sulla situazione, in coerenza con quanto comunicato in proposito dall’Organizzazione mondiale della sanità e con le valutazioni del Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc)”.
 
Quanto al rischio che il virus possa giungere in Italia con i flussi migratori irregolari, il ministero segnala che la durata dei percorsi è superiore al periodo di incubazione massimo della malattia, pari a 21 giorni. Questo, secondo il ministero della Salute, ”rende ancora remota” la possibilità che l’eventuale insorgenza della malattia si verifichi in Italia. In generale il ministero segnala che il virus Ebola non si trasmette per via aerea, ma attraverso il ”contatto con i malati e/o i loro fluidi corporei e con i corpi e/o fluidi corporei di pazienti deceduti o, nei Paesi dove la malattia è presente, attraverso contatti stretti con animali selvatici vivi o morti”.

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