Messina, la lunga lista delle opere incompiute - QdS

Messina, la lunga lista delle opere incompiute

Lina Bruno

Messina, la lunga lista delle opere incompiute

martedì 22 Aprile 2014

Viadotti e quartieri ancora da sistemare. Alcuni lavori sono già stati finanziati, ma l’appalto è lontano a causa delle mille pastoie burocratiche

MESSINA – Le grandi opere di cui si discute da decenni a Messina non riescono a essere ultimate e in alcuni casi, imbrigliati in mille pastoie burocratiche, non arrivano neppure all’appalto. Persino gli svincoli, di cui si è inaugurata la prima parte, non sono al massimo della funzionalità e si devono correggere errori progettuali di 20 anni fa. Le conseguenze di questa stasi in un settore da sempre trainante per l’economia dell’intera provincia sono devastanti così come evidenziano i dati resi noti dalla Fillea, la federazione degli edili della Cgil. A Messina si è passati dalle 432 gare espletate nel 2007 alle 80 del 2013. Nel periodo dal 2008 al 2013 le imprese iscritte alla cassa edile sono passate da 2.835 a 2.399.
È negativo il bilancio anche per gli operai e le ore lavorate: gli occupati da 12.860 si sono ridotti a 7.884 e il monte salari da 103 a circa 62 milioni di euro. Ci sono opere già finanziate per circa 325 mln di euro ma c’è quel percorso a ostacoli che porta all’avvio di appalti e lavori che fa prospettare in molti casi tempi indefinibili.
 
Qualche esempio. Dieci mesi fa sono state aperte le prime due rampe dello svincolo di Giostra ma per le altre due si deve attendere ancora. I tecnici di Palazzo Zanca stanno effettuando le ultime verifiche su una variazione del progetto originario, il Genio civile ha già dato la sua approvazione, dovrebbe partire quindi l’appalto di quattro milioni di euro. I tempi previsti dalla ditta per ultimare i lavori pare siano 7/8 mesi ma visto che non si è ancora iniziato è difficile che l’obiettivo dell’amministrazione di aprire la terza parte dello svincolo entro il prossimo 31 dicembre possa essere centrato.
Senza quei due scivoli in uscita intanto è impossibile avviare i lavori di messa in sicurezza del viadotto Ritiro, spesa prevista 62 mln di euro, già disponibili. Sotto la vecchia arteria autostradale alcuni residenti da tempo si vedono piovere sulle abitazioni calcinacci e bulloni che oltrepassano la rete di sicurezza ormai staccata dai piloni e a nulla sono servite le loro denunce.
Sembrano risolti invece gli ultimi problemi che bloccavano le opere infrastrutturali di messa in sicurezza di Giampilieri; i lavori per 22 mln di euro, dovrebbero essere completati entro 2 anni. Per il porto di Tremestieri, ci sono i soldi per il suo ampliamento, 80 mln di euro, ma intanto bisognerebbe rendere funzionale l’approdo esistente, opera finanziata nel 2001 e completata nel 2006 e da allora interessata, per l’infelice localizzazione progettuale, da adeguamenti strutturali e costosissime operazioni di dragaggio.
Si sta lavorando per aprire il secondo scivolo e sono in arrivo i due pontoni che serviranno per un mini dragaggio dell’imboccatura, una volta terminati i lavori per il basamento e i micropali. La ditta Scuttari, già in penale, si è impegnata a ultimare entro 40 giorni. La nota dolente del risanamento: mentre ci sono 11 mln di euro che verranno utilizzati a breve per l’acquisto di alloggi e lo sbaraccamento e la riqualificazione di Fondo Fucile, per Bordonaro, Minissale e via Taormina si dovrà aspettare, malgrado la disponibilità di 42 mln di euro di cui una parte non può essere richiesta per i ritardi nel completamento della progettazione e su un’altra tranche, quella relativa ai 65 alloggi di Bordonaro si è dovuto fare marcia indietro per le criticità geologiche rilevate dopo la consegna dei lavori all’impresa.
 
La gara d’appalto per la riqualificazione di via Don Blasco dovrebbe essere bandita entro luglio ma è solo un’ipotesi per un’opera da 24 mln di euro che collega il porto storico con l’autostrada, in alternativa alla congestionata via La Farina. Intanto si devono delocalizzare le attività presenti sul percorso e trasferire i residenti delle case d’Arrigo che andranno abbattute. I tempi si potrebbero ulteriormente dilatare per il contenzioso che si è aperto tra gli affittuari delle abitazioni che le rivendicano per usucapione e i proprietari. Per alcuni interventi siamo ancora alle scelte di “cosa e come fare o dove”, è il caso della riqualificazione del Tirone (sei mln), della ristrutturazione dei padiglioni della Fiera (cinque mln) del secondo palazzo di giustizia (18 mln).
 

 
Negli uffici troppi passaggi e ostacoli interminabili
 
MESSINA – Ci sono i finanziamenti ma non si riesce ad utilizzarli in tempi certi. Questo il grande paradosso. Nella provincia di Messina per la Fillea cgil potrebbero partire, entro il 2015, opere per 500 milioni di euro e se si amplia l’orizzonte temporale al 2017 secondo la Filca cisl ci sono lavori per 900 mln di euro e la possibilità di occupare oltre mille persone più l’indotto. “L’edilizia è un settore sentinella – dice il segretario della Cgil Lillo Oceano – il suo andamento registra il crollo o la ripresa della nostra economia”. Ma come uscirne? “Incalzeremo tutte le stazioni appaltanti per velocizzare le procedure per la cantierabilità dei lavori appaltabili” – dichiara il segretario generale della Fillea di Messina Biagio Oriti. Fondamentale è la riforma della burocrazia – dice Oriti – che alimenta ritardi e ostacoli interminabili; sono 262 i passaggi negli uffici competenti per l’installazione di un impianto fotovoltaico e per realizzare un capannone occorrono in media 258 giorni per non parlare di procedure note solo a pochi eletti e della sovrapposizione di competenze per la mancanza di una precisa regolamentazione. Bisogna poi evitare storture come quelle relative agli interventi di messa in sicurezza di Saponara e Barcellona, – continua Oriti,- per cui sono stati stanziati 30 milioni di euro; a parte l’insufficienza della somma per sanare il territorio colpito dall’alluvione ciò che fa dubitare della capacità di realizzazione degli interventi è che i soggetti attuatori sono i Comuni che non hanno né i mezzi ne la competenza per progettare. Sarebbe stato opportuno, – conclude Oriti – affidare tutto al Genio civile che ha già effettuato analisi dettagliate dei danni e delle risorse necessarie.”

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