Perché la Tav sì e il Ponte no? - QdS

Perché la Tav sì e il Ponte no?

Carlo Alberto Tregua

Perché la Tav sì e il Ponte no?

mercoledì 23 Aprile 2014

Presidente Renzi, il Sud esiste

Mercoledì 9 aprile la Camera ha definitivamente approvato la convenzione con la Francia per la costruzione della Tav Lione-Torino. Finalmente. Finalmente sono stati tacitati gli inutili No Tav, Grilletti compresi, che del nulla e della protesta fanno la loro azione politica, perdendo tempo e facendolo perdere anche a chi, invece, vuole costruire.
In Italia, c’è urgente bisogno di fare, fare bene e fare subito. Ecco perché Matteo Renzi sta avendo questo consenso popolare, disboscando quelle incrostazioni che hanno tenuto bloccato il nostro Paese almeno negli ultimi 20 anni.
Cosicché la Tav completerà la rete nel Nord fino a Salerno. Per la verità è anche in programma la tratta fra Napoli e Bari. Poi, buio assoluto. Il Mezzogiorno è oscurato, ma tutti devono sapere che il Sud esiste. Tuttavia, le Ferrovie dello Stato hanno cominciato a mettere mani al progetto che intende costruire la Tav light (200 e non 300 km/h) tra Salerno e Reggio Calabria.

Vi è anche in stipula la convenzione per progettare e costruire la Tav light fra Messina, Catania e Palermo. Ovviamente le due infrastrutture saranno inaugurate forse tra 10 anni e anche più. Quando, ove mai diventassero operative, vorremmo sapere come esse si potrebbero collegare, non coprendo i 3 km dello Stretto di Messina.
Abbiamo posto il quesito al presidente di Rfi, Dario Lo Bosco, il quale ci ha dato una riposta debole: “Potenziando e velocizzando il traffico navale”. La risposta è debole perché non c’è alcun paragone tra le circa 2 ore occorrenti per attraversare i 3 km di mare e i 3 minuti necessari se fosse realizzato il Ponte sullo Stretto.
Ricordiamo che il corridoio europeo uno Helsinki-La Valletta, prevede che si realizzino tutti i manufatti necessari per rendere scorrevole il trasporto di persone e cose.
Non appena conosceremo i nomi dei dieci eurodeputati siculo calabresi, li riuniremo per iniziare un’attività nei confronti del prossimo Commissario europeo alle Infrastrutture, per capire bene se questa volontà espressa in decenni di coprire lo Stretto di Messina col Ponte, possa essere ulteriormente rinviata. Un comportamento deprecabile.
 

Il Governo Monti, non si capisce bene perché, ha messo in liquidazione la società Stretto di Messina spa, nominando commissario Vincenzo Fortunato. Ricordiamo che tale Società, costituita nel 1981, in oltre 30 anni, ha speso oltre 300 milioni di euro. A questo si aggiunga che Eurolink, consorzio per la costruzione e la gestione del Ponte, ha iniziato causa di risarcimento del danno nei confronti del Governo italiano, quantificato in 700 milioni.
Cosicché si potrebbe verificare  che la collettività italiana paghi 1 mld per non avere speso niente. Se invece ne spendesse altri 2, il Ponte si potrebbe realizzare in 6/8 anni. Sul costo complessivo di circa 8 mld, infatti, 5 sono messi a disposizione dal pool di banche che finanzia Eurolink.
È veramente incomprensibile la posizione del Governo Renzi di fronte a questo problema che rientra nel titolo prima indicato e che ripetiamo: Il Sud esiste.
È noto che un’area si sviluppa se dotata di infrastrutture che consentano logistica e trasporti molto efficienti. Ed il Sud ha un tasso infrastrutturale di un terzo rispetto a quello nazionale. 

È proprio il Sud che può diventare la molla per far crescere molto il Pil nazionale. Qui bisogna fare investimenti utilizzando totalmente i finanziamenti europei e affidando ai privati la costruzione delle infrastrutture necessarie; privati che sono ben dotati di finanza di progetto.
Attivare i cantieri in tutto il Sud e in Sicilia, nonché in Sardegna, significa mettere in moto migliaia di imprese e centinaia di migliaia di posti di lavoro. Il tutto con risorse pubbliche limitate a un quinto del fabbisogno.
Per farlo, occorre capacità politica nel prendere decisioni rapide e capacità burocratica nel rilasciare concessioni e autorizzazioni, se non negate, in non oltre 30 giorni.
Perché la Tav sì e il Ponte no? Si tratta della solita discriminazione? Renzi ci rifletta e dia una risposta. Ce lo aspettiamo.
Se invece volesse continuare a tacere sul Ponte e su tutte le infrastrutture indispensabili al decollo del Sud, capiremmo che su questo versante nulla è cambiato. La conservazione avrebbe vinto ancora.

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