Formazione, si va verso 4mila licenziamenti - QdS

Formazione, si va verso 4mila licenziamenti

Michele Giuliano

Formazione, si va verso 4mila licenziamenti

venerdì 25 Aprile 2014

Per il settore la strada sembra essere senza uscita: l’8 giugno finiscono i corsi finanziati con l’Avviso 20. Nessuna notizia ancora del nuovo anno formativo, gli enti storici pronti a fare piazza pulita

PALERMO – Le prima 4 mila lettere di licenziamento sono pronte a partire. Ma, secondo i rumors, sarebbero anche molte di più in rampa di lancio.
La formazione professionale siciliana si avvia verso l’ennesima stagione dell’incertezza legata alla programmazione in vista del prossimo anno formativo. Eppure così non dovrebbe essere, ma siamo in Sicilia e ciò che è sulla carta non sempre si tramuta in concretezza.
Ancora al centro delle polemiche finiscono i dipendenti degli enti, “minacciati” di finire nuovamente in cassa integrazione dai propri datori di lavoro. Il motivo è semplice e lo spiegano in una lunga lettera diversi enti storici della formazione siciliana: non si sa ancora nulla per la prossima annualità dell’Avviso 20, la terza e ultima secondo il piano allora finanziato dal governo Lombardo attraverso il Fondo sociale europeo. In questo clima di incertezza, non solo operativo ma anche economico, non si può far altro che chiudere i battenti.
 
I 4 mila operatori pronti ad essere spediti a casa fanno parte del Forma Sicilia che è costituito a sua volta dai seguenti enti: Acli-Enaip, Anfe, Efal-Mcl, Iripa Sicilia, Ial Sicilia, Confap (associazione degli Enti cattolici, alla quale aderiscono Engim Sicilia, Endo-Fap, Cnos-Fap, Ciofs-Fp e Cfp-San Giovanni Apostolo) e Cenfop Sicilia (di cui fanno parte Aics di Agrigento, Enfap Sicilia, Isvime, Futura, Cipa-At di Palermo, Cipa-At di Agrigento, Cipa-At di Trapani, Cipa-At di Enna, Cipa-At di Caltanissetta, Cipa-At di Ragusa, Anapia di Palermo, Centro Studi e Ricerche di Palermo, Ecap ed Enfaga di Palermo).
“L’8 giugno finiscono i corsi di formazione finanziati con il vecchio Avviso 20 – si legge nella nota del Cenfop e di Forma Sicilia – e non esiste alcun atto formale, di nessun tipo, che spieghi come s’intende andare avanti in questo comparto: per noi quindi a giugno si spegne la luce”.
Il presidente della Regione Rosario Crocetta e l’assessore regionale alla Formazione Nelli Scilabra da tempo annunciano il varo di una riforma del settore. In merito sono trapelate già diverse indiscrezioni ed anche dichiarazioni degli stessi Scilabra e Crocetta che hanno parlato dell’utilizzo dei voucher formativi e di possibile costituzione di una regia diretta dei corsi di formazione, eliminando così gli enti. Ma al momento non c’è alcun atto formale: non si vede all’orizzonte alcun decreto, né tantomeno una delibera di giunta o un disegno di legge. Insomma, tabula rasa. E pensare che una rivoluzione così epocale possa essere messa in campo entro il prossimo giugno è utopia. Quindi le soluzioni appaiono due: o si fa come nel 2012, quando si sospesero tutte le attività formative per dare vita ad una mini-riforma con il varo dell’Avviso 20, oppure si chiudono definitivamente i battenti e si volta pagina con una altro sistema.
“Le associazioni degli enti gestori della Fp Forma Sicilia e Cenfop Sicilia hanno dichiarato lo stato di crisi del settore – si legge ancora nella nota -. Lo abbiamo fatto dopo un incontro con i sindacati, prendendo atto del grave rischio riguardante i livelli occupazionali degli enti aderenti, in relazione alla mancata emanazione degli indirizzi di programmazione”.
Per il settore si tratta di scongiurare il concreto rischio di un grave e generalizzato dissesto finanziario, rischio per la verità già paventato da tempo. Cenfop e Forma indicano una causa principale di questo sfascio: “Ci sono cronici ritardi e disservizi causati dall’attività amministrativa del Dipartimento Istruzione e Formazione professionale, inadeguato alla gestione anche delle normali procedure”. Inoltre, Forma Sicilia e Cenfop Sicilia evidenziano la mancata attivazione delle misure di salvaguardia dei livelli occupazionali che a oggi hanno comportato la fuoriuscita dal bacino occupazionale di oltre 2.000 addetti.
Così gli enti si dicono costretti a dichiarare lo stato di crisi e conseguentemente ricorrere agli opportuni strumenti di ammortizzazione sociale e, “solo in via residuale”, avviare procedure di riduzione del personale dipendente in esubero secondo le previsioni contrattuali e di legge. I sindacati hanno respinto l’ipotesi della riduzione di personale, sollecitando l’intervento dell’amministrazione regionale “per l’emanazione tempestiva dei provvedimenti di programmazione per l’anno formativo 2014-2015, disponibili anche a chiedere l’attivazione di un tavolo nazionale di crisi”.

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