Un mare di migranti nel Canale di Sicilia - QdS

Un mare di migranti nel Canale di Sicilia

Calogero Conigliaro

Un mare di migranti nel Canale di Sicilia

martedì 29 Aprile 2014

Quando l’emergenza diventa normalità. Nel territorio empedoclino mancano strutture idonee a smaltire questo imponente flusso di persone

Porto Empedocle (AG) – La bella stagione comincia ad affacciarsi, e quei primi giorni, pochi in verità, in cui si è registrato bel tempo e mare calmo, sono stati sufficienti per vedere arrivare nel Canale di Sicilia le solite carrette del mare. Il problema è serio perché le strutture sul territorio e nel perimetro del porto empedoclino, anche per una minima assistenza temporanea, sono assenti e il rischio di insolazioni e malori durante le attese, è concreto. Inoltre, secondo le fonti del Viminale, citate dal ministro degli Interni Angelino Alfano, sarebbero circa 600 mila gli immigrati pronti a imbarcarsi dalla Libia sui barconi della speranza, per giungere in Sicilia o a Lampedusa. Comunità come quelle delle Pelagie o cittadine portuali come Porto Empedocle, rischiano di vedere le loro economie turistiche stravolte da un traffico senza precedenti.
Nelle prime settimane di aprile, nello scalo empedoclino sono giunti migliaia di migranti, sbarcati dalle navi che partecipano all’operazione Mare nostrum. Una situazione tutt’altro che facile, anche perché dopo la chiusura della tendostruttura, a seguito dello scandalo sulle condizioni igienico sanitarie, non ci sono più spazi necessari per ospitare coloro che arrivano stremati da un lungo viaggio. Per tale ragione i migranti vengono fatti sbarcare solo quando gli autobus sono pronti a farli salire per portarli nei centri di assistenza.
Il sindaco di Porto Empedocle, Calogero Firetto, sull’argomento è stato abbastanza chiaro facendo un personale appello al premier Matteo Renzi, affinché intervenga al più presto: “In una realtà provinciale come la nostra  – ha affermato – con punte di disoccupazione oltre il 50%, stiamo seguendo l’opportunità della crocieristica ma dobbiamo fare i conti con imponenti flussi migratori, insostenibili logisticamente. Oggi sono in arrivo migliaia di immigrati in assenza di minimali strutture, perfino mancanza di acqua, bagni chimici e di ogni elementare risposta a bisogni primari. Un’emergenza nell’emergenza. Il protrarsi di questa condizione ucciderà le possibilità economiche di un territorio che faticosamente cerca opportunità di crescita e di sbocco occupazionale”. Una realtà che potrebbe divenire insostenibile anche dal punto di vista sanitario, visto che durante il primissimo sbarco sono arrivati sul traghetto da Lampedusa almeno 29 migranti con la scabbia dei 480 imbarcati complessivamente, e per tale motivo l’equipaggio ha richiesto la disinfestazione della nave.
Il prefetto di Agrigento Nicola Diomede si tiene costantemente informato sulla situazione, ma non nasconde il fatto che per i prossimi giorni sarà necessario uno sforzo comune che metta assieme non solo le Forze dell’ordine, ma anche tutta la società civile con in testa le associazioni di volontariato, mentre su una possibile struttura di transito nello scalo portuale empedoclino, esprime le proprie perplessità, visti gli spazi ridotti dentro il perimetro portuale. Un problema, quello dell’accoglienza, che vede in prima linea il governo, come pure quello del soccorso in mare che vede la Guardia costiera cooperare con la Marina militare e le altre forze di polizia.
“Purtroppo il fenomeno dell’immigrazione  – ha spiegato al QdS il comandante della Capitaneria di Porto Empedocle, Massimo Di Marco – è destinato ad aumentare quando le condizioni meteo migliorano. Noi su questo fronte siamo già pronti coi nostri equipaggi e i nostri mezzi, mobilitati quotidianamente. La nostra opera, insieme alle altre forze di Polizia e della Marina ha permesso di salvare un numero elevato di migranti, per quanto riguarda invece l’accoglienza nei centri la competenza è delle prefetture”.
A questi problemi si collega il fenomeno delle fughe dai centri di accoglienza da parte degli stessi migranti, visibili lungo le strade che portano alle più vicine stazioni ferroviarie, da dove sperano di poter raggiungere le loro mete di destinazione in Nord Italia o all’estero. Fenomeni che vengono monitorati costantemente dalle Forze di polizia. “Svolgiamo un’intensa attività di controllo – ha affermato il questore di Agrigento Mario Finocchiaro – in modo da evitare situazioni critiche che possano coinvolgere la popolazione locale. Bisogna comunque dire che le fughe dai centri di accoglienza non hanno finora mai costituito un problema per la sicurezza pubblica, anche perché questi migranti non tendono a rimanere sul territorio, ma a spostarsi verso altre mete. Mai registrati reati commessi da questa gente”.
 

 
Dalla Caritas viveri, acqua e rifugio nelle parrocchie
 
Porto Empedocle (AG) – Nelle prime settimane della primavera, molte sono state le fughe dai centri di accoglienza. Lunghe colonne di migranti hanno percorso diverse strade, come il viadotto Morandi. Gente che spesso viaggia senza viveri né denaro, e che ha visto la solidarietà di molte persone.
La Caritas diocesana è stata in prima fila in questa drammatica emergenza umana, che rischia di diventare l’avanguardia di un esercito di disperati pronto, con il miglioramento delle condizioni meteo, a sbarcare in Sicilia. “I migranti che hanno abbandonato i centri – ha spiegato Valerio Landri, direttore diocesano della Caritas di Agrigento – hanno dormito in parrocchie, ma adesso non potranno più dormire in questi locali perché c’è un serio rischio sanitario. Stiamo intervenendo distribuendo viveri e acqua, generalmente la loro prima meta è Roma e hanno i soldi per i biglietti. Poi in Italia non hanno intenzione di restare e proseguono verso il Nord Europa. L’Italia non garantisce quegli standard minimi di garanzia per questa gente che proviene da paesi in guerra. Inoltre bisogna iniziare a pensare di muoversi in maniera non emergenziale ma sistemica, a oggi in provincia c’è un solo centro di accoglienza che è Villa Sicania con appena 300 posti, una realtà certamente difficile in previsione di flussi migratori di grande consistenza. Come necessitano centri di transito che permettano ai migranti di potersi riprendere per qualche ora”.
Uno sforzo inadeguato secondo la Caritas che presto potrebbero arrivare alla resa dei conti con l’arrivo prevedibile di una vera e propria emergenza umanitaria.

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