L’Isola intrappolata nella morsa di estorsione, usura (e omertà) - QdS

L’Isola intrappolata nella morsa di estorsione, usura (e omertà)

Anna Claudia Dioguardi

L’Isola intrappolata nella morsa di estorsione, usura (e omertà)

martedì 29 Aprile 2014

Nonostante il lavoro delle associazioni permane il timore e la sfiducia nei mezzi offerti dallo Stato. Le quattro Corti d’Appello siciliane contano 1.562 iscrizioni per le due tipologie di reato

CATANIA – “Il 29 agosto 1991 qui è stato assassinato Libero Grassi, imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia, dall’omertà dell’associazione degli industriali, dall’indifferenza dei partiti e dall’assenza dello Stato”. Sono le parole con cui ogni anno, in occasione dell’anniversario dall’omicidio, la famiglia ricorda l’imprenditore palermitano simbolo di una lotta che, a distanza di quasi 23 anni, la Sicilia sta ancora combattendo.
Ancora oggi estorsione e usura sono, infatti, termini familiari a quest’Isola in cui la flessione delle iscrizioni per tali tipologie di reato non rincuora gli animi ma è solo il finto dato positivo di fenomeni che continuano a rappresentare una vera e propria piaga sociale.
Sono state 1.345 le iscrizioni per il reato di estorsione registrate dalle quattro Corti d’appello siciliane tra il 30 giugno 2012 e il primo luglio 2013. Oltre 500 in meno rispetto all’anno giudiziario precedente. In diminuzione anche le denunce per usura, 217 nel periodo suddetto contro le 285 dell’anno precedente. Il distretto etneo quello che registra il maggior numero di iscrizioni: 687 per il reato di estorsione, 111 per quello di usura, segue il distretto del capoluogo con, rispettivamente, 489 e 70 iscrizioni, Messina, l’unica a segnare l’aumento di denunce per entrambe le tipologie di reato e, infine, Caltanissetta.
 
Sebbene la flessione di denunce sia, per la maggior parte delle tipologie di reato salutata positivamente, ciò non è vero per i reati in questione, dove tale flessione è specchio di una omertà diffusa, dettata dalla paura e forse anche dalla sfiducia nelle istituzioni.
A tal proposito, in merito al reato di usura, Salvatore Cardinale, presidente della Corte d’appello nissena scrive nella sua relazione che “i dati statistici non sembrano rispecchiare l’effettiva dimensione del fenomeno, essendo giustificata la sensazione, supportata da risultati di indagini e dalle segnalazioni provenienti dalle associazioni antiusura, che sia maggiore il numero delle vittime costrette a ricorrere al credito usurario”. Cardinale sottolinea come, dalle informazioni in possesso della corte risulta che l’usura continua “ad essere praticata nel silenzio delle vittime le quali, anche a causa della congiuntura economica sfavorevole e di una criticabile politica restrittiva del credito da parte delle banche, sono costrette a ricorrere a prestiti ad alto tasso d’interesse e a subire le angherie degli elargitori”.
 
Sensazione analoga è quella riportata da Vincenzo Oliveri, presidente della Corte di Palermo in merito al fenomeno delle estorsioni: “Il fenomeno è tuttora elevato e si caratterizza sempre per la esiguità delle testimonianze da parte delle persone offese, nonostante gli interventi, in controtendenza, delle associazioni anti-racket e le collaborazioni fornite da soggetti che – su loro indicazione – hanno reso dichiarazioni investigativamente utili”.
In mancanza di fiducia nello Stato e nella protezione e sicurezza da questo offerta alle vittime, Cardinale, presidente della Corte nissena segnala come sia stato, in alcuni casi determinante l’ausilio di intercettazioni telefoniche “che hanno permesso – spiega – di scoprire estorsioni che le parti offese, nell’errata convinzione dell’inevitabilità del silenzio, avevano subito per molti anni”. Una fiducia che manca, ancora oggi, nonostante il lavoro svolto dalle associazioni antiracket, un percorso, quello della denuncia, che la maggior parte delle vittime non intraprende, forse anche per via delle conseguenze che l’inserimento in programmi di protezione testimoni (ex art. 10 legge 82/1991) comporta anche in termini di sradicamento dal territorio.
 

L’approfondimento. “Il fenomeno si sta diffondendo anche tra gli stranieri”
CATANIA – Sebbene nella maggior parte si tratti di casi associabili al fenomeno mafioso, i reati di usura ed estorsione sembrano godere oggi di un terreno più ampio. Su tale diffusione anche al di fuori delle attività illecite da sempre centrali di Cosa nostra, si sofferma anche il presidente della Corte d’Appello di Palermo, Vincenzo Oliveri che, nella sua relazione sull’anno giudiziario 2012/2013, in merito al reato di usura evidenzia come si tratti di un “fenomeno che ultimamente risulta essersi sviluppato anche all’interno di comunità straniere e tra cittadini extracomunitari di diversa nazionalità”. Il ricorso al ciruito illegale del credito risulta essere in costante aumento, indistintamente tra classi sociali. “ quanto alle ragioni – aggiunge Oliveri – per cui sono stati richiesti i prestiti, finalizzati al soddisfacimento delle esigenze economiche più disparate, dalla spese per la cura del familiare gravemente malato, dall’acquisto di sostanze stupefacenti al pagamento di debiti contratti a causa del gioco d’azzardo ed in ultimo – conlude il presidente Oliveri – ma non certo per importanza, alla prosecuzione di attività imprenditoriali da parte di soggetti gravati da debiti con istituti bancari non disponibili ad ulteriori erogazioni”.

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