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Catania – Camera di Commercio, è guerra Confindustria resta sotto attacco

Melania Tanteri

Catania – Camera di Commercio, è guerra Confindustria resta sotto attacco

martedì 29 Aprile 2014

Al centro della contesa la gestione dell’aeroporto, di cui l’Ente camerale detiene il 36% delle quote. Rispetto agli industriali, le altre associazioni di categoria avrebbero minore rilevanza

CATANIA – Industriali contro commercianti. La guerra per la Camera di Commercio di Catania non sembra arrestarsi. Le dimissioni di 12 dei 33 consiglieri del Consiglio camerale, che avrebbero dovuto eleggere il presidente ma che, al contrario, hanno abbandonato la propria poltrona per protestare contro quella che, alcuni di loro hanno definito “la supremazia di Confindustria” contro la minore rilevanza di Confcommercio, Confesercenti, Coldiretti e Cidec, ha solo allargato lo squarcio che da tempo si è venuto a creare in seno al Consiglio. L’accordo tra le forze che coabitano alla Camera di Commercio, sarebbe dunque saltato. Una situazione che, a distanza di quasi un mese, non è ancora risolta. Tutt’altro. Col passare dei giorni, infatti, si delineano sempre più nette le linee di separazione.
Al centro del contendere nella battaglia combattuta a colpi di comunicati e conferenze stampa, oltre agli equilibri interni di Palazzo della Borsa, la gestione dell’aeroporto, di cui la Camera di Commercio detiene il 36 per cento delle quote. È sempre più evidente, di fatti, la volontà di “occupare” lo scalo catanese. “È del tutto evidente che dietro lo scontro per la Camera di Commercio c’è il tentativo di imporre una linea sull’aeroporto di Catania che non abbiamo condiviso e che non condividiamo – spiega Riccardo Galimberti, rappresentante di Confcommercio – sul tema gradiremmo sapere qual è la posizione dei sindacati, a partire dal bando per la vendita della Katane handling S.r.l. che giunge a quasi tre anni dalla delibera assembleare che lo prevedeva, dopo una serie di bilanci che è moderato definire drammatici e in una situazione di diritto che ci lascia perplessi e di cui avremmo modo di parlare quanto prima”.
Una situazione giunta quasi al limite, dunque, in particolare dopo gli esposti in Procura effettuati da alcuni consiglieri dimissionari che avrebbero accusato l’associazione degli industriali di aver tentato, in modo non del tutto lecito, di ottenere il voto favorevole di alcuni soggetti. Un’accusa da cui si smarca il presidente di Confindustria Catania, Domenico Bonaccorsi de Reburdone, che risponde seccamente alle accuse.
“Di fronte però all’ennesimo fuorviante comunicato diramato in merito al rinnovo degli organi della Camera di commercio – spiega Bonaccorsi – ci vediamo costretti a intervenire”. Afferma di non aver mai voluto cercare lo scontro, il presidente degli industriali etnei, e di avere al contrario cercato una linea comune. “Confindustria – continua – ha perseguito l’obiettivo della maggiore condivisione possibile sul governo della CdC a partire dalla sottoscrizione nel dicembre scorso di un programma condiviso, e da tutti sottoscritto, Confcommercio compresa, in cui si fissava l’agenda della imminente futura governance.
 
Nonostante la condivisione di tutti a tale documento – prosegue – la verità è che ben difficilmente tali accordi si sarebbero potuti raggiungere, per il disegno di far saltare il tavolo con il “giochetto delle dimissioni” per ottenere l’azzeramento della partita.
“Il fatto – conclude – che ogni vicenda dell’Ente camerale venga vista come funzionale a interessi sulle società che gestiscono lo scalo aeroportuale di Catania è la prova che le organizzazioni che hanno avuto il timone della Camera di commercio negli ultimi 15 anni, non si sono mai preoccupate delle materie che interessano le imprese della circoscrizione, ma di ben altro”. Dichiarazioni di fuoco in una “guerra” che sembra lontana dal concludersi.

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