Pasquasia, sequestri e misteri. La Dia indaga su più filoni - QdS

Pasquasia, sequestri e misteri. La Dia indaga su più filoni

Rosario Battiato

Pasquasia, sequestri e misteri. La Dia indaga su più filoni

mercoledì 30 Aprile 2014

Per la miniera della Italkali chiusa nel 1992 una lunga scia di rivelazioni sul presunto traffico di rifiuti tossici. Dopo l’inspiegabile abbandono, vano il tentativo della Regione di bonificare l’area

PALERMO – Sulla carta la miniera di Pasquasia sarebbe inattiva dal 1992, quando la società Italkali, una delle principali aziende europee per l’estrazione, la lavorazione e l’esportazione del salgemma, decise di chiudere quello che era il più importante sito della Sicilia per sali alcalini misti per la produzione di solfato di potassio. Una decisione improvvisa, probabilmente dettata da "logiche superiori" su cui ancora oggi si interrogano gli esperti, che ebbe ripercussioni sul tessuto produttivo isolano a tal punto che ancora oggi qualcuno ne chiede il ripristino.
 
Ventidue anni dopo stiamo ancora a parlarne, perché la miniera di Pasquasia, che ha seguito il percorso di abbandono senza risanamento ambientale di altre realtà similari, sarebbe considerata al centro di un traffico di smaltimento di rifiuti tossici. In questi giorni i giudici del riesame di Caltanissetta ne hanno confermato il sequestro deciso nel marzo scorso, nell’ambito di un’indagine della Direzione distrettuale antimafia, condotta dal pm Giovanni Di Leo, che ha svelato un vasto traffico di rifiuti tossici e numerose irregolarità contabili.
Inchieste, iniziative parlamentari, sequestri, criminalità organizzata. Pasquasia è tutto questo e anche molto di più, perché tra le sue viscere potrebbe nascondere uno dei traffici illegali di rifiuti più pericolosi di sempre, che coinvolgerebbe grandi quantità di amianto, scorie nucleari e rifiuti tossici. A delineare questo quadro preoccupante sono stati diversi pentiti, a cominciare da Leonardo Messina che fu il primo, in quanto capocantiere della miniera, a parlare di stoccaggio di materiale tossico e nucleare ma anche del giro di interessi che sullo smaltimento dei rifiuti saldava una nuova alleanza tra mafia e camorra. Lo stesso Messina ne avrebbe parlato anche con Paolo Borsellino, poco prima della sua uccisione.
Il legame di sangue tra Pasquasia e i suoi misteri è proseguito nel corso degli anni. Giuseppe Scozzari, che fu deputato nazionale con La Rete di Leoluca Orlando per due legislature verso la metà degli anni novanta, apprese, durante una conferenza a Washington sul trattamento del combustibile nucleare esausto, che proprio la miniera ennese era uno dei siti europei in cui venivano smaltite le scorie. La sua interrogazione non ricevette mai risposta e medesima sorte tocco all’interrogazione di Enzo Fragalà, l’avvocato ucciso a Palermo nel 2010. Poi ci sono state le rilevazioni sulle emissioni radioattive superiori al normale che hanno ingrossato una scia di misteri sempre più fitta. Nel 2012 finalmente la Regione decide di avviare la bonifica dell’area, però tutto si inceppa perché lo smaltimento, scrivono i giudici del riesame di Caltanissetta che hanno confermato il sequestro della miniera, ha avviato un “ampio sistema di illegalità”.
Secondo i magistrati le modalità illecite di gestione dei lavori di bonifica del sito minerario dismesso di Pasquasia, affidati alla ditta 1 Emme soluzioni ambientali srl, erano "il normale modus operandi nella conduzione dei lavori". Il dissequestro, richiesto dalla ditta , è stato rigettato perché secondo i giudici si avverte "l’esistenza del fine specifico di profitto (sia in termini di risparmio di costi che di guadagno illecito in virtù di operazioni non rientranti nella gestione ordinaria prevista, come l’asportazione fraudolenta del materiale ferroso) che ha ispirato l’intera operazione". Il sequestro, eseguito a marzo su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta, era stato preceduto da un’operazione analoga che aveva portato anche all’arresto di cinque persone trovate con una grossa quantità di rame e di altri rifiuti ferrosi rubati nel sito minerario.Le ipotesi di reato per cui si procede vanno dal traffico illecito di rifiuti tossico nocivi all’associazione per delinquere finalizzata alla frode in pubbliche forniture ed a vari reati contro la Pubblica amministrazione e la fede pubblica.

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