L’eredità di Chernobyl, tra costi per la sicurezza e danni sanitari - QdS

L’eredità di Chernobyl, tra costi per la sicurezza e danni sanitari

Bartolomeo Buscema

L’eredità di Chernobyl, tra costi per la sicurezza e danni sanitari

giovedì 01 Maggio 2014

Il 26 aprile 1986 il più grave incidente nucleare mai registrato: ancora conseguenze dopo 28 anni. L’Europa sta abbandonando la produzione di energia con uranio radioattivo

CATANIA – Ancora oggi, anche tra gli esperti, ci sono i fautori e i detrattori dell’energia nucleare. I fautori sostengono la tesi che lo sfruttamento dell’energia nucleare è sempre più sicuro e che il pericolo di incidenti alle centrali, oggi, è molto attenuato. I propugnatori del nucleare aggiungono che il petrolio ha arrecato più disastri all’uomo, chiamando in causa gli effetti deleteri dell’anidride carbonica sul riscaldamento globale oggi maggiore responsabile dei disastri ambientali che affliggono il nostro globo. I detrattori, dal canto loro affermano, evocando Chernobyl, che l’energia nucleare è più costosa rispetto alle fonti rinnovabili, non è sicura e pongono il difficile problema dello smaltimento dei rifiuti radioattivi. E’ una diatriba che ha molte sfaccettature che andrebbero approfondite, ma qui cercheremo di tratteggiare due aspetti nodali: la messa in sicurezza di una centrale dopo un incidente e il danno sanitario.
Un primo dato. Ventotto anni dopo l’esplosione del 26 aprile del 1986, la centrale nucleare di Chernobyl non è ancora stata messa completamente in sicurezza.
Allora, quando il reattore numero quattro esplose in seguito al fallimento di un test di sicurezza, le radiazioni rilasciate furono cento volte quelle di Hiroshima. Circa seicentomila persone si mobilitarono per mettere al sicuro la centrale e gli abitanti. Il primo passo fu l’evacuazione delle vicine città di Pripyat e Chernobyl, e in seguito si procedette con la costruzione di un sarcofago in cui imprigionare il nucleo radioattivo della centrale. Ma la struttura in metallo e calcestruzzo che ne risultò, lo Shelter Object, fu costruita in fretta e con materiali di scarsa qualità: già nel 1997 cominciarono a formarsi le prime crepe, col rischio che le polveri radioattive contenute all’interno si disperdessero nell’ambiente. Di qui, la decisione di costruirne uno nuovo e più sicuro: il “New Safe Confinement”. Secondo stime attendibili, la messa in sicurezza della centrale di Chernobyl è costata, fino a oggi, quasi due miliardi di euro.
Prima di passare ai danni sanitari, vogliamo ricordare un altro incidente nucleare. Era l’11 marzo 2011 quando un terremoto di magnitudo nove colpì il Nord del Giappone, generando uno tsunami che si abbatté sulla costa danneggiando la centrale nucleare di Fukushima con fuoriuscita di materiale. E anche in questo caso ancora non si conoscono esattamente i costi di messa in sicurezza che, non bisogna essere esperti per immaginarlo, sono altissimi.
Ma veniamo all’aspetto sanitario. Come noto, un incidente nucleare provoca la fuoriuscita di sostanze radioattive che liberano radiazioni ionizzanti in grado di rompere i legami chimici delle molecole e danneggiare così cellule e tessuti dell’organismo umano e non solo.
In generale, a preoccupare maggiormente non è l’uranio radioattivo (che a causa del suo peso specifico non si diffonde molto al di là dell’area dell’incidente), ma sono i prodotti di fissione secondari come lo Iodio 131 o il Cesio 137 che, essendo più leggeri, sono facilmente trasportabili dai venti a distanze notevoli.
Le conseguenze per la salute sono molteplici. Rimandiamo, per una conoscenza esaustiva, agli articoli di Per Hall, del Karolinska Institute di Stoccolma, in Svezia, e al rapporto delle Nazioni Unite sugli effetti dell’incidente di Chernobyl, pubblicato nel 2000.
Qui descriviamo succintamente gli effetti deleteri dello iodio e del cesio radiattivi.
Nonostante lo iodio radiattivo abbia un tempo di dimezzamento di solo otto giorni, è molto dannoso poiché è assorbito dall’organismo con il cibo e accumulato nella tiroide. In seguito all’incidente di Chernobyl, nelle aree interessate più vicine alla centrale è stato osservato un aumento del rischio di tumore della tiroide da tre a otto volte. Per quel che concerne, invece, il cesio radiattivo gli scienziati sanno che i radionuclidi penetrando nel corpo umano sono incorporati nelle cellule che diventano distrofiche e sede di cambiamenti necrobiotici che inducono mutazioni nell’apparato genetico delle cellule sessuali e somatiche. Ciò causa principalmente malformazioni congenite associate a una deficienza genetica.
Come si capisce bene sono considerazioni che demoliscono e sfatano l’illusione che la produzione di energia nucleare potesse essere assolutamente sicura ed economicamente attraente. E’ un fatto che questi due ultimi incidenti hanno messo in luce le debolezze dell’industria energetica nucleare, determinando in questi ultimi anni una pesante battuta d’arresto in molte parti del Pianeta, specialmente in Europa.
Paradigmatico è l’addio al nucleare in Germania: le centrali tedesche saranno fermate tutte entro il 2022. Come pure la scelta referendaria della Svizzera che ha detto no al nucleare proprio per l’alto costo di costruzione e dismissione delle centrali nucleari. E poi la storia infinita della centrale nucleare di Olkiluoto (Finlandia) dove si sono accumulati ritardi nella costruzione e un cospicuo aumento del costo finale rispetto alle previsioni iniziali.

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