Donazione organi, in Sicilia ancora scarsa sensibilità - QdS

Donazione organi, in Sicilia ancora scarsa sensibilità

Serena Giovanna Grasso

Donazione organi, in Sicilia ancora scarsa sensibilità

giovedì 01 Maggio 2014

Ministero della Salute: nel 2013 l’Isola ha contato 63 donatori effettivi, la Toscana 168 e la Lombardia 245. Sparacino (coordinatore Crt): “Necessario migliorare il sistema sanitario”

PALERMO – La donazione di organi è un atto di grandiosa civiltà e di rispetto per la vita: è anche e soprattutto il miracolo della vita che si rinnova. Ma in questo contesto di vera e propria generosità come si comportano i siciliani, il popolo noto per la convivialità e il calore che trasmette in qualsiasi tipo di rapporto umano? Secondo i dati che emergono dal report 2013 “attività donazione e trapianto” pubblicato lo scorso 17 marzo dal ministero della Sanità, i risultati dell’Isola sono deludenti e smentiscono la proverbiale ospitalità anzidetta. Non solo la Sicilia registra numeri fin troppo contenuti rispetto alle altre regioni, in più nel 2013 è incorsa in un vero e proprio scivolone che ha comportato la perdita di più di dieci casi di donazione rispetto all’anno precedente.
Sicilia e Toscana agli opposti e non solo geografici
Nel 2013 la Sicilia ha contato solo 63 donatori effettivi, contro i 74 del 2012. Se al contrario analizziamo il prospetto nazionale e prendiamo in considerazione una regione come la Toscana che possiede all’incirca un milione e mezzo in meno di abitanti rispetto all’Isola (3,679 milioni contro gli oltre 5 milioni della Sicilia), noteremo subito che nonostante la sproporzione abissale che divide il numero di residenti delle due regioni, la terra di Dante Alighieri ci batte ad occhi chiusi: infatti, nel 2012 si sono contati 159 donatori. Come se ciò non bastasse, possiamo aggiungere il carattere culturale di cui è fortemente intriso il valore che si attribuisce alla donazione, al punto che nel 2013 nella stessa Toscana si è assistito ad uno stacco positivo che ha visto salire il numero di donatori di 9 unità, per un totale complessivo di 168 casi. Ancor più schiacciante appare il totale di donatori effettivi contati dalla Lombardia: ben 245, quasi quattro volte quelli dell’Isola.
In generale, questo trend positivo è riscontrabile in tutte le regioni settentrionali, mentre al contrario la situazione siciliana si colloca in linea a quella di tutto il Mezzogiorno. Ancor più schiacciante appare l’arretratezza culturale da cui siamo affetti nel momento in cui paragoniamo i dati relativi agli effettivi casi di donazione e i dati inerenti ai decessi con accertamento neurologico, quindi i potenziali donatori: nel 2013 la Sicilia ne ha contati 154, ma solo 63 si sono trasformati in effettive donazioni con una percentuale pari al 44,2% di opposizioni. Nostro malgrado, la media siciliana di opposizione alle donazioni sta abbondantemente al di sopra rispetto alla percentuale media nazionale pari al 29,6%. Rifacendoci alla regione con cui abbiamo instaurato il paragone, ovvero la Toscana, rileveremo come essa possiede un tasso di opposizione ben più basso rispetto alla media siciliana, ma anche rispetto alla stessa media nazionale essendo pari al 27,2%, ma ancora più basso è il tasso di opposizione lombardo, pari al 26,2%.
Gli organi richiesti e disponibili
Naturalmente, l’organo che viene trapiantato con maggiore frequenza è il rene. Naturalmente perché è l’organo che permette il trapianto da vivente. Nell’Isola nel 2013 sono stati effettuati 126 trapianti di rene, ma in questo caso non è possibile per noi fare alcuna osservazione o raffronto in ragion del fatto che il computo effettuato dal ministero della Salute non si occupa di eseguire un accurato discrimen tra gli organi donati nella stessa Isola ed organi donati in altre regioni di Italia, ma assomma il tutto per restituirci un dato che tiene unicamente conto dei pazienti siciliani cui è stato trapiantato un rene.
A seguire, nella scala che analizza gli organi donati con una maggiore frequenza troviamo il fegato, per un totale di 61 trapianti effettuati unicamente all’Ismett di Palermo. Mentre l’organo trapiantato con minore frequenza assoluta è stato il pancreas con due soli casi in Sicilia effettuati anch’essi all’Ismett di Palermo.
 
Abbiamo intervistato in merito ai numeri delle donazioni e di trapianti in Sicilia Vito Sparacino, coordinatore del Centro regionale trapianti.
Lo scorso mese sul sito del ministero della Salute è stato pubblicato il report 2013 sull’attività di trapianti e donazioni, disponiamo anche di un disaggregato per regione che ci mostra come la Sicilia continua a rimanere indietro rispetto alle altre regioni, specialmente quelle settentrionali. Come è possibile spiegare tale situazione?
“Questo è sicuramente vero, la Sicilia continua a rimanere indietro. Ma solo se facciamo un paragone nel presente. Al contrario, se consideriamo il lungo raggio, quindi cinque, dieci o venti anni fa, lo stacco positivo della Sicilia è più che evidente. Inoltre, è indubbia la crescita dell’attività di donazione se rapportata alle altre regioni meridionali”.
Sempre relativamente allo stesso rapporto emerge uno spiccato tasso di opposizione in Sicilia. Cosa è possibile fare per ridimensionare questa contrarietà fin troppo radicata e sensibilizzare l’opinione pubblica?
“Non è possibile negare che il tasso di opposizione in Sicilia tocchi dei livelli fin troppo elevati. Ma il lato positivo, se così lo possiamo definire, consiste nella crescita dei consensi e di contro nel calo di opposizioni facendo un confronto anche in questo caso con gli anni precedenti. Gli interventi da adottare per potenziare ulteriormente l’incremento delle donazioni si muovono su più fronti. Da una parte è più che importante mettere sù un’efficace campagna di sensibilizzazione con il sostegno di iniziative informative e conoscitive. Dall’altra parte è necessario migliorare il sistema sanitario vigente. È una questione di accoglienza negli ospedali soprattutto dei familiari. Risulta quasi una richiesta pretenziosa quella di donazione rivolta ai familiari di un paziente che ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita in terapia intensiva, luogo quasi totalmente inaccessibile agli stessi intimi. Dunque, concludo affermando che l’ammodernamento del sistema sanitario potrebbe rappresentare la chiave risolutiva del problema”.

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