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Catania – Università, bufera sugli ex vertici e braccio di ferro Cda-direttore

Desiree Miranda

Catania – Università, bufera sugli ex vertici e braccio di ferro Cda-direttore

giovedì 01 Maggio 2014

Il vertice amministrativo dell’Ateneo replica alla sospensione cautelativa imposta dal Consiglio. Processo Mailgate, salta fuori un’imbarazzante conversazione in Rettorato

CATANIA – Tremano i vecchi vertici dell’ateneo catanese. C’è una svolta negativa per l’ex rettore dell’Università, Antonino Recca, a proposito dello scandalo soprannominato “Mailgate” – il caso delle mail elettorali inviate a studenti e docenti dell’ateneo, violando il loro diritto alla privacy – scoppiato nel 2012 e per cui è ancora in corso il processo a carico di Recca e due dipendenti dell’università di Catania.
 
Nei giorni scorsi, infatti, è arrivata agli onori delle cronache una registrazione che lo inchioda alle sue responsabilità ad opera del giovane Daniele Di Maria, figlio della candidata alle elezioni per l’Udc, Maria Elena Grassi, in favore della quale sono state inviate le email, e Antonio Di Maria, membro dello staff di Recca.
 
È il giornale Ctzen che riporta la trascrizione della conversazione tenuta nelle stanze del Rettorato alla presenza dell’ex rettore, di Lucio Maggio e di padre e figlio Di Maria nella quale Recca organizza la strategia da diffondere all’opinione pubblica: dalle scuse di Daniele Di Maria per provare a giustificare il suo gesto (è lui che firma le email elettorali), alle dimissioni della candidata Grassi alla candidatura dell’ex Magnifico. “Facciamo un minimo di sceneggiata”, spiega in dialetto siciliano. A quanto pare però il giovane di Maria non si fidava troppo di Recca e proprio in quell’occasione ha registrato la conversazione con il proprio cellulare.
L’ex Magnifico spiega prima che l’avvocato a cui si è rivolto “ci ha rasserenato che non c’è alcun tipo di problema penale” quindi, secondo Recca, “il problema a questo punto è solo politico”. Si assume dunque tutta la responsabilità dell’accaduto. “Purtroppo questo errore l’abbiamo fatto, ma l’ho fatto io – continua – dobbiamo vedere come uscircene”.
Anche un altro dei protagonisti di questo incontro, seppure per motivi diversi, Lucio Maggio, è tornato a fare parlare di sé sui giornali cittadini negli scorsi giorni. Il problema non è legato alla vicenda Mailgate, però, quanto alla sua condotta lavorativa nell’Ateneo. Direttore generale dell’ateneo, è stato sospeso dal servizio da parte del Consiglio d’amministrazione guidato dall’attuale rettore Giacomo Pignataro, ma prima ha minacciato di non voler lasciare l’incarico per poi tornare alla carica dopo non avere ricevuto nessuna reazione da parte dei vertici dell’Ateneo. Sostiene di avere svolto il suo lavoro con assoluta abnegazione, anche se “con l’avvento di un nuovo rettore sembra che io mi sia trasformato in una sorta di delinquente abituale colpevole di irregolarità di ogni sorta”, lamenta.
Afferma dunque di “non avere in alcun modo travalicato i limiti delle proprie competenze e di non avere mai contraddetto un (inesistente) atto di indirizzo del Consiglio di amministrazione”. Per quanto riguarda i contratti incriminati perché rinnovati in maniera autonoma, poi, aggiunge che “non sono stati violati i limiti di legge in materia di incarichi dirigenziali esterni”.
In attesa di capire quale sarà il risultato del processo pendente per il Mailgate, Antonino Recca entra in questa diatriba attraverso una email inviata a docenti, tecnici, amministrativi e sanitari dell’università etnea. Vorrebbe dei toni più pacati e un clima più sereno, per questo richiama Lucio Maggio alla massima cautela e gli consiglia di attenersi “senza se e senza ma”, alla sospensione cautelativa impostagli. Consiglio che però, a quanto pare, non è stato accolto.

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