Accordo Ue-Marocco devasta l’agricoltura siciliana - QdS

Accordo Ue-Marocco devasta l’agricoltura siciliana

Michele Giuliano

Accordo Ue-Marocco devasta l’agricoltura siciliana

martedì 06 Maggio 2014

La liberalizzazione dei prodotti agricoli nel 2012 sta avendo effetti devastanti sul settore dell’agroalimentare. La questione portata sul tavolo del ministero delle Politiche agricole: chiesto un freno

PALERMO – Importazione di prodotti agricoli a bassi costi e con tasse ai minimi termini: in Sicilia l’effetto di questa liberalizzazione sta comportando un grave effetto di crisi sul comparto agroalimentare. Tutto abbastanza prevedibile, c’è da dire, ma ora la situazione è anche conclamata. Al punto che arriva in Senato un sos proprio dalla Sicilia. E’ stata presentata in tal senso un’interrogazione da tutto il gruppo del Pd, prima firmataria la siciliana Venera Padua, finita sul tavolo del ministro delle Politiche agricole e fiscali, avente ad oggetto le conclamate difficoltà in cui versa l’intero comparto agroalimentare, in particolare quello siciliano, a causa degli effetti negativi che l’accordo commerciale dell’ottobre 2012 fra Ue e Marocco sulla liberalizzazione dei prodotti agroalimentari e della pesca ha prodotto e sta producendo sul comparto.
In particolare, con tale accordo è stato disposto l’aumento delle quote di scambio per una serie di prodotti che possono essere importati a tariffe doganali basse o pari a zero. “Sappiamo tutti – afferma la senatrice Padua – che cosa, tale iniziativa, ha comportato, vale a dire una tangibile distorsione del mercato agroalimentare a causa delle differenti condizioni di lavoro e degli inferiori costi di produzione di alcuni Paesi extracomunitari rispetto all’Italia e quindi alla Sicilia. Ce ne siamo accorti, purtroppo, anche sul territorio del ragusano considerato che ciò ha inciso irrimediabilmente sulla competitività delle produzioni agricole, particolarmente su quelle della fascia trasformata che oggi stanno vivendo una crisi senza precedenti. Un problema, quindi, che è particolarmente avvertito nel comparto serricolo della Sicilia sud orientale dove le coltivazioni sottoserra hanno costi rilevantissimi”.
Nell’interrogazione, Padua e gli altri diciannove senatori chiedono di sapere se il governo non ritenga di doversi adoperare con la massima urgenza nelle opportune sedi europee ed internazionali, affinché l’accordo commerciale in questione non pregiudichi ulteriormente l’intero settore agroalimentare italiano, ed in particolare quello siciliano, soprattutto quello ragusano, particolarmente compromesso a seguito del raggiungimento di questa intesa con il Marocco. Proprio nel ragusano è stato attivato un tavolo permanente sulla crisi agricola ed è stata sottoposta una piattaforma rivendicativa nei confronti degli enti preposti.
 
Queste le richieste: moratoria di tutte le procedure esecutive legate al recupero di crediti; rifinanziamento della legge regionale numero 25 del 2011; verifica e rafforzamento dei controlli dello Stato alle frontiere relativo alle importazioni illegittime in Sicilia di prodotti agricoli, soprattutto quelli provenienti dalle aree transfrontaliere del Mediterraneo; adeguamento e tempestività dei trasferimenti regionali e nazionali a favore degli enti locali; utilizzo parziale dei fondi strutturali 2014-2020 a favore di Crias, Irfis e Ircac; finanziamento del decreto del Fare con particolare riferimento all’intervento sull’accisa del gasolio agricolo.
 

 
Richiesta un’intensificazione dei controlli sulle importazioni
 
“Abbiamo altresì chiesto al Governo – continua la senatrice Padua – se non ritenga di dover intensificare i controlli sui prodotti ortofrutticoli importati dai paesi terzi verificando e certificando il rispetto dei parametri, degli standard e delle norme igienico-sanitarie previste per i prodotti italiani a tutela dei consumatori, estendendo tali controlli fino alla effettiva immissione sui mercati. Occorre adottare urgenti iniziative per salvaguardare i diritti degli agricoltori siciliani, per contrastare le frodi in tale settore e per garantire la protezione dell’ambiente e le norme di sicurezza alimentare”.
Viene, altresì, sottolineato che in Italia sempre più forte è il divario tra export e import nel settore ortofrutticolo; per esempio nel 2012, a fronte di un’esportazione documentata di quasi 950 mila tonnellate di prodotti, si è registrata una importazione pari a oltre un milione e 250 mila tonnellate. In particolare per quanto riguarda gli ortaggi i volumi evidenziano un saldo negativo per il quarto anno consecutivo; nel 2012 le produzioni italiane di ortaggi freschi sono state pari a 7,5 milioni di tonnellate, -10 per cento rispetto al 2011 e -13 per cento rispetto alla media 2005-2007.

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