Trasporto, cemento e immondizia. I centri isolani sono sul fondo della classifica in tutti i più importanti settori: pessime performance per i mezzi pubblici, il verde e la gestione dei rifiuti. Residenti in fuga. I grandi centri siciliani si stanno progressivamente spopolando. In dieci anni Palermo ha perso 29 mila persone, Catania 19 mila e Messina 9 mila
PALERMO – Anni e anni di sprechi, pessima amministrazione e servizi sempre più scadenti hanno condannato le città siciliane agli ultimi posti nelle classifiche sulla qualità della vita. Ogni anno, le graduatorie stilate condannano senza pietà la Sicilia e i suoi sindaci, chiamati oggi a invertire una tendenza che rischia di gettare definitivamente l’Isola nel baratro.
Proprio dai Comuni la Sicilia deve ripartire, nella speranza che primi cittadini lungimiranti possano comprendere che è arrivato il momento di invertire la rotta, partendo per prima cosa da quei settori che fino a oggi hanno scontato più degli altri l’assenza di un’attenta politica di gestione. Occorre anzitutto ripartire dal trasporto pubblico, dalla cura del verde e dalla gestione dei rifiuti. Soltanto così la Sicilia, e con essa l’Italia potranno avvicinarsi un po’ di più all’Europa.