Il Senato dà il via libera al “Job Act” del Governo - QdS

Il Senato dà il via libera al “Job Act” del Governo

redazione

Il Senato dà il via libera al “Job Act” del Governo

giovedì 08 Maggio 2014

Rinnovata la fiducia a Renzi. Plateale protesta dei grillini: “Schiavitù”

Roma, – Con 158 voti favorevoli e 122 contrari, l’Assemblea ha rinnovato la fiducia al Governo, approvando il maxiemendamento sostitutivo del ddl n. 1464 di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34, recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese (decreto Poletti). Il testo del “Job Act” voluto da Renzi torna dunque alla Camera dei deputati.
Sul provvedimento, il Governo aveva posto in mattinata la fiducia (fiducia che arriva dopo quella già incassata alla Camera) e la seduta a Palazzo Madama è stata caratterizzata dalla proteste dei senatori del Movimento Cinque Stelle che si sono incatenati e ammannettati tra loro, con indosso le magliette con la scritta “Schiavi mai”, tanto da causare la sospensione dei lavori per qualche minuto. Dura la replica del presidente di seduta Roberto Calderoli che ha sospeso la seduta. “Sospendo la seduta e vado a cercare un fabbro. Vi garantisco che alla ripresa non ci sarete più”.
Il testo del dl Lavoro, che introduce parecchie novità come le penali (ma non l’assunzione obbligata) per chi sfora il tetto del 20% dei dipendenti a tempo determinato, l’apprendistato e il limite dei 5 contratti, sempre a tempo determinato, nel limite dei tre anni, arriva al Senato dopo le modifiche in Commissione Lavoro che hanno recepito le richieste soprattutto del Nuovo Centrodestra. Modifiche che non sono piaciute a sindacati e sinistra Pd che, alla Camera, era riuscita a far votare un testo diverso da quello iniziale del governo. Testo che non era però piaciuto a Ncd e Sc, che avevano subito chiesto modifiche al Senato e che si sono risolte in quella che per il minstro del lavoro Giuliano Poletti è “buona mediazione”.
Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le Politiche sociali Bobba ha sottolineato che il ricorso alla decretazione d’urgenza si giustifica con la necessità di raggiungere in tempi brevi tre obiettivi fondamentali: agevolare le assunzioni in tempi di crisi, allungare la durata dei contratti a termine, soppiantare i contratti di lavoro con minori tutele. Il sottosegretario ha negato che il decreto introduca forme di schiavitù e che gli emendamenti approvati alla Camera vengano dalla Cgil: le modifiche introdotte in Parlamento sono migliorative ma non stravolgono il testo originario del Governo. Tra le novità positive ha ricordato il rinvio ai contratti nazionali per le condizioni di lavoro più favorevoli; la deroga al tetto del 20 per cento per gli enti di ricerca; il potenziamento dell’offerta formativa pubblica e l’apprendistato stagionale.

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