Equo compenso: rischio aumenti sul prezzo di smartphone e Pc - QdS

Equo compenso: rischio aumenti sul prezzo di smartphone e Pc

Michele Giuliano

Equo compenso: rischio aumenti sul prezzo di smartphone e Pc

martedì 13 Maggio 2014

Il balzello a carico dei consumatori a difesa del diritto d’autore

PALERMO – No alla tassa su smartphone e tablet voluta dalla Siae: ennesimo balzello a carico dei consumatori. Una petizione di Altroconsumo chiede al ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, di non firmare il decreto che aumenta l’equo compenso su svariati dispositivi tecnologici. Dallo studio voluto dallo stesso ministero emerge che solo 13 consumatori su 100 usano dispositivi tecnologici per archiviare copie private di musica e film.
 
Quindi, il balzello di 3 e 4 euro chiesto dalla Siae sul prezzo di smartphone e tablet non è giustificato e si tratta solo di una tassa. Il precedente ministro per i Beni culturali, Bray, aveva bloccato il decreto in attesa di sviluppare un’indagine ad hoc sulle abitudini dei consumatori per verificare se davvero le copie private di opere musicali e cinematografiche siano cresciute negli ultimi tre anni tanto da legittimare addirittura un aumento di ben 5 volte l’equo compenso, come pretenderebbe la Siae. Resa pubblica, l’indagine ha dimostrato che solo il 13 per cento dei consumatori fa effettivamente copie private e di questi solo 1 terzo usa smartphone e tablet.
“Se proprio dovesse essere aggiornato, l’equo compenso andrebbe sensibilmente ridotto – scrive Altroconsumo –. Il decreto non farebbe altro che innalzare le quote già imposte dal precedente decreto Bondi, portando i precedenti 80 milioni di prelievo annuo a oltre 200 milioni. L’equo compenso, destinato ad arricchire di fatto solo le casse della Siae, in alcuni Paesi europei non esiste. In Italia – aggiunge l’associazione – viene soprattutto distribuito tra gli artisti più noti e importanti. Chi acquista musica e film legalmente da piattaforme online, paga già i diritti d’autore per poterne fruire. Con il decreto queste persone si troverebbero a dover dunque pagare due volte”.
Recentemente la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha pubblicato una sentenza precisando che l’importo del prelievo dovuto per la realizzazione di copie private di un’opera protetta non può tener conto delle riproduzioni illegali. Il fatto che non esista alcuna misura tecnologica in grado di contrastare la realizzazione di copie private illegali non rimette in discussione tale constatazione. La direttiva sull’armonizzazione del diritto d’autore consente agli Stati membri di prevedere “un’eccezione per copia privata” al diritto esclusivo di riproduzione dei titolari del diritto d’autore e dei diritti connessi, di modo che possano essere realizzate copie per uso privato.

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