Prima vengono i servizi poi si parli di stipendi - QdS

Prima vengono i servizi poi si parli di stipendi

Carlo Alberto Tregua

Prima vengono i servizi poi si parli di stipendi

martedì 13 Maggio 2014

Pa, da Piovra a servitrice

Il nodo dell’arretratezza del Paese, ma ancora più intricato quello del Sud, riguarda la burocrazia più velenosa della Piovra. I suoi tentacoli sono penetrati in tutti i servizi pubblici che dovrebbero essere resi ai cittadini dalle istituzioni nazionali, regionali e locali.
Con i tentacoli si è diffusa un’estesa corruzione. Non c’è giorno in cui i magistrati non arrestino questo o quell’uomo politico o ex uomo politico, questo o quel burocrate o ex burocrate, questo o quel faccendiere in combutta col burocrate o col politico.
La burocrazia si è ridotta in queste penose condizioni perché da decenni il personale non è selezionato. Pochissimi sono dirigenti e impiegati entrati a suo tempo per concorso. Non che la raccomandazione non fosse presente in quelle selezioni pubbliche, previste dal comma 3 dell’articolo 97 della Costituzione. In ogni caso la selezione c’era e i candidati bravi riuscivano a superarla e a immettersi nei ruoli con  onore.
Lo scempio sindacale del livellamento al basso delle attività pubbliche ha creato il disastro che stiamo vivendo.  

I servizi pubblici che non funzionano, o per ottenere i quali occorra la cagnotte, è la conseguenza del malcostume dilagante che ha portato i bravi dirigenti e dipendenti ad essere emarginati e quelli disonesti a occupare spesso posti di responsabilità.
Sono venuti meno quei valori primari di selezione, quali merito e responsabilità, per cui tutti sono diventati bravi, alias nessun è bravo. Tutti i dirigenti prendono i premi di risultato indipendentemente dal raggiungimento del risultato ed i responsabili delle istituzioni sono rimasti zitti ad assistere allo sfacelo.
Perché? Perché erano ricattabili, perché avevano gli scheletri negli armadi, perché si trovavano in quei posti senza alcun merito.
Ribadiamo, vi sono tantissimi uomini politici onesti e capaci ma essi non separano pubblicamente la loro responsabilità da quella degli altri, disonesti e incapaci.
La vergogna delle vergogne è che sui siti dei consigli regionali e delle assemblee regionali, come in quella siciliana, non siano pubblicati gli stipendi, i vitalizi e le altre remunerazioni di consiglieri, dirigenti e dipendenti.

 
Si tratta di una vergogna perché i cittadini che pagano i loro stipendi hanno il diritto di sapere se politici, dirigenti e dipendenti pubblici, abusino della loro posizione dimenticando tutti i cittadini che vivono male, o perché non hanno un lavoro o perché hanno un lavoro poco remunerativo o perché, nel caso degli autonomi, devono faticare 16 ore al giorno per sbarcare il lunario.
Mentre costoro percepiscono migliaia e migliaia di euro al mese (lordi) fino a 20 e più mila euro.
Se ci fate caso, appena c’è una crisi, soprattutto finanziaria, come nella Regione siciliana, si parla subito degli stipendi dei dipendenti e mai dei servizi che essi devono rendere ai cittadini. È una distorsione sociale perché gli stipendi che noi paghiamo a codesti dirigenti e dipendenti non sono a babbo morto ma per ottenere servizi.
Prima vengono i servizi e solo in via subordinata gli stipendi. Se i servizi non sono prodotti ed erogati, gli stipendi non devono essere pagati.  

Mettere avanti l’interesse dei singoli (percepire lo stipendio) rispetto all’interesse di tutti i cittadini (ottenere servizi di qualità e quantità per cui si pagano le imposte) è un modo disastroso di agire nel sociale.
Mi diceva il vice ministro del Mef, Enrico Morando, nel corso di un forum di prossima pubblicazione, che a parità di costo della pubblica amministrazione siciliana con quella svedese o norvegese, la qualità dei servizi è dieci volte inferiore.
Ed è proprio su questa discrepanza, fra costo dei servizi pubblici e la loro qualità, che si sta concentrando il governo Renzi con il documento Riforma Pa: vogliamo fare sul serio, anche all’indirizzo mail Rivoluzione@governo.it formato da 44 punti.
Non abbiamo notizie che il presidente della Regione li abbia letti e abbia fatto elaborare un piano di riforma della Pubblica amministrazione siciliana, mettendo a punto il ribaltamento dell’attuale modo di fare, cioè al primo posto l’interesse dei cittadini e solo dopo quello degli stipendiati.

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