Regione-Ars via i mandarini - QdS

Regione-Ars via i mandarini

Carlo Alberto Tregua

Regione-Ars via i mandarini

sabato 17 Maggio 2014

Inquisiti 391 Seus e 31 deputati

Originariamente, il termine mandarino non era negativo, perché veniva usato per indicare i funzionari civili e militari dell’impero cinese. Quando questi, però, cominciarono a usare il loro ruolo per i propri interessi, ecco che il termine diventò negativo.
Il breve excursus, da parte di Renzi per spiegare l’uso di questa parola nei confronti di burocrati e funzionari italiani che hanno preso la cattiva abitudine di utilizzare il loro ruolo per fare carriera, per intrecci poco puliti e per intascare tangenti in denaro e anche in favori.
È stata proprio l’incultura del favore, diffusasi dagli anni Ottanta in avanti, che ha tragicamente portato il nostro Paese nello stato comatoso in cui si trova, con quasi tutti i servizi pubblici, fatte opportune eccezioni che non funzionano, perché utilizzati dal ceto politico e da quello burocratico a proprio vantaggio, contro gli interessi dei cittadini.
In questo marasma, il dilagare della corruzione è stato conseguente. In trentaquattro anni, dal 1980 ad oggi, Mani Pulite del 92-93 è stato solo un episodio non risolutivo, tanto è vero che Frigerio e Greganti sono di nuovo alla ribalta.

Le cinque Regioni a Statuto speciale hanno dato il cattivo esempio a quelle ordinarie, previste dall’art.123 della Costituzione e normate con legge 22 maggio 1971, numerate dal n.338 al n.350. Tutte hanno moltiplicato le spese per burocrazie inefficienti ed elefantiache, e per politici famelici e disonesti.
Fra esse, però, vi sono state parecchie Regioni che hanno imboccato la via virtuosa, raggiungendo un rapporto buono fra spese e servizi offerti a cittadini e imprese. Occorre che il Governo responsabilizzi le Regioni che non funzionano, affinché imbocchino il percorso virtuoso, piaccia o non piaccia.
Bisogna cominciare a tagliare i privilegi. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha finalmente dato una prima indicazione in questa direzione: chiamiamo molti dei diritti acquisiti con il loro nome, privilegi acquisiti. è stata la stratificazione dei privilegi che ha appesantito la macchina pubblica ogni oltre dire, rendendola inefficiente e parzialmente corrotta.
Tagliare i privilegi correnti e i privilegi acquisiti: ecco da dove deve partire l’azione di Governo, delle Giunte regionali e dei sindaci. Senza questa opera di bonifica il Paese non si risolleverà e non potrà eliminare la cancrena della corruzione.

 
Veniamo alla Sicilia. La situazione finanziaria è disastrosa perché la Regione in questi ultimi vent’anni ha  finanziato il clientelismo e chiuso gli occhi sulla corruzione.
La brillante operazione di Cuffaro, che ha immesso tremila persone nel servizio 118, svela oggi che ben 391 di esse sono inquisite anche per reati gravi. Ma non c’è da meravigliarsi quando l’esempio viene dall’alto.
Nella precedente legislatura vi erano ben 83 deputati regionali tra indagati e inquisiti. In questa, cominciata da appena 18 mesi, già 31 di essi sono inquisiti. Senza parlare di tutti gli indagati benestanti nell’elenco degli ex Pip e di decine di dirigenti e dipendenti regionali anch’essi inquisiti.
Fino a quando la corruzione è protetta da una parte del ceto burocratico, di quello politico, di quello professionale ed imprenditoriale, l’economia della Sicilia non potrà risollevarsi perché gli interessi dei pochi, ma forti maneggioni, bloccheranno le attività imprenditoriali sane.

Non avere speso dieci miliardi su sedici di fondi Ue e Fas perché la Regione non li ha potuti co-finanziare, preferendo coltivare il clientelismo e i privilegiati perché raccomandati, è una colpa gravissima di Cuffaro, Lombardo e ora di Crocetta.
Altra colpa gravissima è non avere istituito il Nucleo investigativo affari interni (Niai), formato da persone notoriamente integerrime, col compito di mettersi a caccia di corruzione ed inefficienza, altra causa della prima.
Crocetta continua a fare denunce alla Procura della Repubblica di Palermo. Fa bene! Ma questo è il comportamento di chi vuole scaricare all’esterno le proprie responsabilità istituzionali. Se costituisse il Niai potrebbe setacciare tutti i dipartimenti, le aree, i servizi e le unità operative della Regione, e scovare prima dell’Autorità giudiziaria le tante porcherie che si annidano al loro interno.
La caccia alla corruzione e il ripristino dell’efficienza sono una precondizione del ritorno all’ordinaria amministrazione che in Sicilia manca da trent’anni. Senza di essa non vi è possibilità della crescita.
Ovviamente anche i sindaci devono istituire i Niai o sono perduti.
Basta corruzione, inefficienza e depressione economica.  Ora ci vuole una rapida svolta.

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