Pasquasia, irrisolto mistero di Sicilia - QdS

Pasquasia, irrisolto mistero di Sicilia

Rosario Battiato

Pasquasia, irrisolto mistero di Sicilia

martedì 20 Maggio 2014

L’ex miniera dell’Italkali, produttiva e non esaurita, inspiegabilmente chiusa. Poi probabile sito di smaltimento per rifiuti illegali. Nel 2002 il piano di caratterizzazione dell’area realizzato dall’Arpa, dopo 14 anni nessun progresso

PALERMO – Pasquasia è ingabbiata da almeno due rischi potenziali. La possibilità di essere un deposito illegale di scorie nucleari e/o di rifiuti tossici, così come si evincerebbe dalla testimonianza di un pentito e dalle indiscrezioni sulle indagini della magistratura e dagli alti tassi di mortalità presenti nell’area, e l’eventualità di divenire un comodo affare grazie ai milioni di euro in ballo per la sua bonifica.
 
In tal senso la miniera ennese, ex Italkali, è stata al centro di indagini e sequestri dalla magistratura per reati connessi al traffico di rifiuti tossici, al punto da congelare anche l’avvio della bonifica predisposta dalla Regione. Senza tornare sugli sviluppi recenti del caso, argomento approfondito durante le ultime settimane, ripercorriamo le vicende storiche di questo polo produttivo che si è trasformato in una fonte di inquinamento.
Quasi sei anni fa Pasquasia era già al centro della cronaca al punto da meritarsi una Commissione speciale avviata con delibera del Consiglio provinciale di Enna. La miniera, già in concessione alla Italkali Spa, è stata attiva dal 1959 fino al al 27 luglio del 1992. ?Inizialmente l’impianto prevedeva la coltivazione di silvinite e soltanto in seguito si scoprì un notevole giacimento di kainite che di fatto fece attrezzare l’impianto con uno stabilimento destinato alla flottazione di quest’ultimo ed alla sua successiva trasformazione in solfato potassico.
Dopo la chiusura del sito e a seguito dello scioglimento dell’Ente minerario siciliano (Ems), i siti minerari già appartenenti allo stesso Ente sono entrati nel patrimonio della Regione e dell’ex assessorato Industria che ne ha delegato la vigilanza al Resais (Risanamento e sviluppo attività industriali siciliane Spa). Nelle competenze rientravano anche i servizi di guardiania di altre due miniere abbastanza note: Palo e Bosco.
La Commissione ha avuto il merito di fugare alcuni dubbi. Negli anni Ottanta il sito minerario di Pasquasia, così come altri siti della area dell’altipiano gessoso solfifero siciliano, è stato oggetto di più o meno approfondite indagini tecniche per la eventuale realizzazione di un impianto di stoccaggio definitivo delle scorie ad alta attività provenienti dalle lavorazioni energetiche nucleari. ?Questi studi, tuttavia, non hanno previsto “alcun inserimento di materiali fissili di bassa, media o alta attività”. Il pericolo scorie nucleari, insomma, sarebbe scongiurato, anche se non sono ancora del tutto dissipati i dubbi sui traffici illegali.
Tuttavia sono apparse altre ombre. Nel 1992 l’Italkali, a seguito “di una sentenza del Tribunale di Enna relativa ad un procedimento giudiziario a carico della stessa società per l’inquinamento delle acque del Fiume Morello e del fiume Salso o Imera Meridionale, chiude repentinamente le attività estrattive e di lavorazione".
 
Se da una parte la miniera viene chiusa dall’altra emerge un fattore che poi risulterà evidente anche in altre relazioni: in una nota del 27 settembre 1996, a poche settimane dalla revoca dei finanziamenti ministeriali, l’Italkali, scrive all’assessore all’Industria spiegando che “ogni allarme relativo ad esaurimento del minerale coltivabile è da considerarsi del tutto infondato, in quanto da dati e studi geologici approfonditi non solo dai tecnici della stessa Italkali, ma anche da personale tecnico dell’Eni, il giacimento appare di notevole consistenza ed interesse di mercato”. Eppure, stranamente, si chiude.
Il senso finale di quella relazione, conclusa oltre quattro anni fa era molto chiaro: improrogabile la definitiva messa in sicurezza dei luoghi secondo quanto già indicato dal Piano di caratterizzazione redatto dall’Arpa e uno studio di ingegneria mineraria atto a chiarire le modalità ed il costo della eventuale messa a regime della miniera e degli impianti, e la valutazione della riapertura del sito, segnalazione presente anche nelle ultime interrogazioni presentate al Parlamento.
Il 2010 resta un anno cruciale che si affaccia con l’incendio all’esterno della miniera e il sabotaggio a due grossi trasformatori elettrici. Il 30 luglio dello stesso anno scoppia lo scandalo dell’affidamento dei lavori alla Sidercem s.r.l. ?senza gara d’appalto, ditta collegata all’assessore regionale Venturi. Il caso si infittisce senza di più con l’apertura dell’indagine per inquinamento ambientale presso la Procura di Enna, mentre la Procura di Palermo allarga le indagini per la morte dell’avvocato Enzo Fragalà alle problematiche di Pasquasia.

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