Expo 2015, affidare la direzione a una società internazionale - QdS

Expo 2015, affidare la direzione a una società internazionale

redazione

Expo 2015, affidare la direzione a una società internazionale

martedì 20 Maggio 2014

Le riflessioni dell’esperto di Economia d’impresa: cosa fare per la manifestazione e cosa fare per l’Italia tutta. “Necessario altresì rimodulare e ridurre la programmazione in funzione dei tempi”

MILANO – Pubblichiamo un estratto dello scritto di Marco Vitale, economista d’impresa, pubblicato il 10 maggio scorso su “Arcipelago”, dal titolo “Expo e corruzione”.
Il prevedibile e previsto completamento della retata dei ladri della matrice di Infrastrutture Lombarde, e degli altri manigoldi infiltrati nell’operazione Expo, richiede una reazione nettamente divisa in due parti.
La prima deve riferirsi al da farsi per l’Expo. La seconda al da farsi per l’Italia. La prima deve essere immediata, lucida, coraggiosa, disperata. La seconda deve essere altrettanto disperata ma meditata, approfondita, scadenzata su tempi lunghi e su un programma politico articolato.
Il da farsi per l’Expo è semplice: bisogna unire le forze e le volontà, e fare tutto il possibile per contenere le implicazioni negative. Ma con la consapevolezza che quest’ultima mazzata, che cade su un già gravoso accumulo di ritardi, inadempienze, pasticci vari, non è uno scherzo. Il tempo è ormai agli sgoccioli, i ritardi accumulati sono enormi, gli effetti di quest’ultima mazzata sulla macchina operativa interna, sui paesi espositori, sulla credibilità dell’intera operazione sono, per ora, difficili da valutare. Il rischio di fallimento è diventato reale, dove per fallimento deve intendersi anche la realizzazione di una manifestazione pasticciata, insoddisfacente, priva di quella capacità di trascinamento che molti hanno visto nell’Expo, spesso in misura esagerata.
Ma per questo non bastano le dichiarazioni di volontà, di impegno, di fiducia. Non bastano le pacche sulle spalle. Sono necessari dei gesti effettivi, efficaci ed emblematici. Il più importante gesto non verrà fatto, anche se sarebbe il più importante ed è un gesto che andava fatto sin dall’inizio. La direzione lavori di progetti di questa natura e complessità non va affidata, sostituendo Angelo Paris, ad un altro ingegnere isolato (anche se questa volta sperabilmente si avrà l’accortezza di prestare attenzione che non sia, direttamente o indirettamente, collegato alla scuderia di Infrastrutture Lombarde, Compagnia delle Opere, Cooperative di sinistra e simili, cupola che imperversa su Milano ormai da decenni). La direzione di opere di questo livello va affidata ad una società di ingegneria di elevato standing internazionale, in grado di: mettere in pista squadre operative di portata tale che nessun singolo potrà offrire; dare un’alta assicurazione di essere fuori dai giochi italioti; offrire credibilità al resto del mondo. Io approverei immediatamente un decreto legge che dia al commissario di Expo, la possibilità di affidare senza gara, intuitu personae, e sotto la sua personale responsabilità ad una società di ingegneria di livello internazionale la direzione lavori e il controllo degli acquisti. Siccome questo non si farà perché è soluzione troppo innovativa e professionale per i nostri, in questa materia, incompetenti e superprovinciali amministratori pubblici (che già sono all’opera per suggerire loro stessi, nella loro smisurata incompetenza, il degno successore di Paris e di Rognoni) è almeno necessario costituire, un organo collegiale, formato da persone di alta credibilità professionale, che affianchi e supervisioni il direttore ai lavori. Questa raccomandazione non è certo suggerita da esigenze di efficienza, ma solo come tentativo di elevare la credibilità e l’affidabilità tra gli espositori e di contenere, almeno in parte, gli effetti negativi che dell’ondata di fango che le recenti vicende giudiziarie hanno gettato sull’Expo.
Un’altra cosa da fare è rivedere il programma e la tempificazione. Meglio ridurre il programma e rinunciare, in anticipo, a qualche capitolo, che intestardirsi a fare cose ormai evidentemente irrealizzabili, puntando su miracoli, che non si realizzeranno (in questa logica va rivisto anche il complessissimo Padiglione Italia). Con un programma ridotto e realistico e sperando che non si verifichino altri infortuni, forse sarà ancora possibile puntare al 1° Maggio 2015, perché le persone e le imprese serie che lavorano nell’area Expo sono la maggioranza, perché la direzione è seria e per bene e la sua squadra fondamentalmente buona, perché nonostante tutto, intorno all’Expo si sono messe in moto energie positive e diffuse, perché, per ora, i danni delle manipolazioni sembrano contenuti.
Respingiamo, dunque, lo scoramento, restiamo positivi e fiduciosi, ma chiediamo con forza che sindaci, presidenti di regioni, presidenti di consiglio, ministri, facciano il loro mestiere, cioè la politica, e non mettano mano a materie che non conoscono e per le quali non sono culturalmente attrezzati, e cioè la direzione di sistemi complessi come è l’Expo 2015 e la nomina dei direttori dei lavori o affini.
 

L’accumularsi di episodi sconvolgenti ha sollevato molte voci
Più complessa è la seconda parte. Cosa fare per l’Italia. Complessa, perché questa è, come alcuni vanno dicendo da anni, insieme alla collegata questione della malavita organizzata, che nella corruzione ci sguazza, il principale problema dell’economia e della società italiana. Non di semplice questione etica si tratta ma della massima questione politica. Eppure, anche questa volta ci è capitato di leggere da anime belle che la corruzione c’è dovunque e che quindi si tratta solo di togliere le mele marce e poi si riparte.
Ma il muro dell’insensibilità e della superficialità dei politici sul tema si va incrinando. Così il numero uno del Governo, Graziano Delrio, ha detto: “la corruzione è presente in tutti i paesi del mondo, ma da noi ha proporzioni fuori misura”. Questa è una buona partenza! Eppure sino a poco fa, nelle dichiarazioni di governo, ivi compreso quelle del governo Renzi, la lotta alla corruzione era ignorata, come ha scritto bene Furio Colombo (Il Fatto Quotidiano, 20 aprile 2014): “Un grande vuoto fa da contenitore al male che impedisce ogni ritorno dell’Italia alla normalità e la rende pericolosa e infetta. Per ora, avrete notato, non si levano voci. Anzi di solito cambiano discorso”. Recentemente l’accumularsi incredibile di episodi sconvolgenti e di malaffare ha portato al levarsi di molte voci. Ma la maggior parte sono voci false e depistanti (…).

Cosa dice Cantone: “L’Autorità anticorruzione è solo un tassello”
(…) Un’altra voce corretta è, invece, quella del commissario anti-corruzione recentemente nominato dal governo, il magistrato Raffaele Cantone, persona che non solo ha i numeri per il compito a cui è stato chiamato, ma ha anche le idee giuste:
“Pensare che qualcuno abbia la bacchetta magica per bloccare una situazione simile è illusorio. Io, ovviamente, la bacchetta non ce l’ho. Una lotta dura come questa non può essere vinta né in 6 mesi, né in due anni, ma l’obiettivo è di provare a invertire il trend, cioè creare le condizioni perché il fenomeno regredisca a condizioni fisiologiche, perché i fenomeni correttivi esistono sempre e in qualsiasi forma di Stato. La questione chiave è quella di riportare il livello della corruzione a quella delle società occidentali evolute…”
E questo obiettivo è necessario per poter restare nel novero delle società occidentali evolute. Altrimenti saremo, come sta già avvenendo, inevitabilmente spinti ai margini e poi espulsi dalle stesse e la nostra competitività diminuirà continuamente mentre la nostra disoccupazione aumenterà sempre di più e le uniche organizzazioni a gioire di questa situazione saranno le mafie. Come in Calabria, la regione più povera d’Europa controllata dalla mafia più ricca d’Europa. Cantone continua con un’altra affermazione fondamentale: “è evidente che l’Authority anti-corruzione non può cambiare da sola la situazione della lotta alla corruzione, Il mio ufficio è solo un tassello che richiede tutta un’altra serie del puzzle”.
Marco Vitale
www.marcovitale.it

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017