Scioperare, no ai privilegi. Sì alla vera occupazione - QdS

Scioperare, no ai privilegi. Sì alla vera occupazione

Carlo Alberto Tregua

Scioperare, no ai privilegi. Sì alla vera occupazione

giovedì 22 Maggio 2014

Basta assistenzialismo, equità ai siciliani

I sindacati siciliani sono in agitazione e minacciano lo sciopero generale qualora la Giunta regionale non si faccia approvare dall’Assemblea la leggina con la quale dilapidare 100 milioni di euro da dare ai privilegiati perché raccomandati, sotto forma di assegni assistenziali senza servizi pubblici in cambio.
Ribadiamo che l’opinione pubblica siciliana non capisce perché si debbano ancora foraggiare questi 30 o 60 mila privilegiati, entrati nella pubblica amministrazione regionale senza concorso, ma in base alle raccomandazioni di questo o quello screanzato uomo politico.
Se la Giunta regionale avesse le risorse finanziarie, dovrebbe dare un assegno equivalente anche a tutti i 368 mila (dati Istat giugno 2013) disoccupati. Tali disoccupati non sono da meno dei 30 o 60 mila falsi occupati cui Crocetta vuole ancora dare l’assegno.

La questione è perversa, perché sia il Presidente della Regione che i consiglieri-deputati regionali, che dovessero approvare questa leggina di spesa clientelare, sanno benissimo che il bravo Commissario dello Stato, prefetto Aronica, gliela boccerà con l’impugnativa davanti alla Corte costituzionale.
Non sarà certo approvando una legge inutile e clientelare che si risolverà il problema della disoccupazione e di tutti questi che pretendono uno stipendio senza nulla fare, anche perché di loro non c’è bisogno.
Ritornino nell’alveo dei disoccupati insieme a quelli che già ci sono e si mettano il cuore in pace a diventare competitivi per aspirare al lavoro vero.
Ecco cosa dovrebbero fare sindacati moderni e riformisti. L’abbiamo sentito dire anche al neo segretario regionale della Cgil, Michele Pagliaro: attivare i meccanismi per creare lavoro vero, cioè produttivo di ricchezza, che faccia aumentare il Pil della Sicilia.
Nessuno capirebbe uno sciopero generale a tutela di 30 o 60 mila privilegiati, anche se mascherato a tutela della disoccupazione. I sindacati, che hanno un ruolo molto importante anche in Sicilia, hanno il dovere di dire forte e chiaro che i privilegi del ceto politico e burocratico di Regione ed enti locali devono cessare immediatamente, per trasferire le risorse così recuperate alle attività che producano ricchezza.
 

Abbiamo più volte pubblicato l’elenco dei disastri della Sicilia, quello delle soluzioni, l’elenco dei piani per sostenere le attività economiche, nonché messo il dito nella piaga evidenziando ai siciliani increduli come questa Regione non abbia speso 10 dei 16 miliardi disponibili del Po 2007-2013.
Un autentico delitto politico del quale non hanno fatto le spese, se non penalmente, i due precedenti presidenti della Regione, Cuffaro e Lombardo.
Ma anche l’attuale presidente, Crocetta, in questi 16 mesi, non ha messo in atto nessuno di questi piani, limitandosi a tentare la bonifica della formazione e a fare altre denunce alla Procura di Palermo. Ma non ha attuato due strumenti: a) il Piano aziendale generale composto dalle sezioni relative a ciascun assessorato; b) l’istituzione del Niai, Nucleo investigativo affari interni.

Col Piano aziendale avrebbe messo in chiaro i servizi, ovviamente basati su processi, costi e fabbisogni standard, per ridurre all’osso le spese indispensabili per produrli. Col Niai avrebbe scatenato cani da caccia, abili e onesti, per scovare tutte le sacche di corruzione dentro la Regione, nonché quelle di inefficienza che hanno sconquassato la macchina pubblica e con essa l’economia regionale.
I sindacati, dunque, si battano per l’equità, dicano chiaramente ai privilegiati perché raccomandati che la festa è finita. Facciano uno sciopero generale per indurre la Regione (Giunta e Ars) a fare le riforme urgenti e indifferibili che mettano in moto l’economia siciliana e, con essa, lavoro, dipendente o autonomo, purché produttivo di ricchezza.
Basta assistenzialismo, basta clientelismo, basta favoritismo. è necessario mettere in cassa integrazione 10 mila dipendenti regionali in esubero e svariate migliaia degli enti locali, attuando la legge che consente la mobilità obbligatoria fra pubbliche amministrazioni, indipendentemente dai fabbisogni del singolo di lavorare vicino a casa propria. Se non gli conviene, si manda a casa.

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