Da Salgari a Tomasi, la Sicilia ce la fa - QdS

Da Salgari a Tomasi, la Sicilia ce la fa

Raffaella Tregua

Da Salgari a Tomasi, la Sicilia ce la fa

venerdì 23 Maggio 2014
La Malesya terra da cui Salgari fece nascere Sandokan, eroe della mia generazione che si batteva al fianco di tigrotti e pirati contro i colonizzatori inglesi, senza sosta, col coraggio di un leone e lo sguardo fiero di chi sa che è nel giusto. Adesso l’esotica Malesya, con lo stato federale di Johor, diventerà una megalopoli con hotel, parchi dando un colpo d’accelerata formidabile allo sviluppo economico dell’Asia meridionale. Senza rinunciare al verde, alla qualità dell’ambiente e nel massimo rispetto della biodiversità.
Abituato a crescere il 6,5% in media negli ultimi cinquant’anni, grazie al progetto “Iskandan Malaysia”, nel 2025 il Paese realizzerà una metropoli in soli 20 vent’anni con tre milioni di abitanti, immersa nel verde, utilizzando fonti di energia rinnovabile, riciclando i rifiuti e quindi senza produrre alcun inquinamento.
L’esempio che vi porto, non è un sogno, ma un grande progetto che tra pochissimo tempo diventerà reale. Cosa manca per realizzare progetti altrettanto imponenti, innovativi, puliti anche nella terra del Gattopardo? Poco (diciamo!), comunque nulla di impossibile: un progetto intelligente, una burocrazia snella e moderna, una politica lungimirante che dia stabilità e attiri gli investitori internazionali. Perché sulla carta sembra così semplice eppoi anche quando sponsor e mecenati vogliono investire in Sicilia, ogni cosa, carta, firma, autorizzazione, tutto diventa tanto complicato da scoraggiarli e abbandonare? Questa è la terra più bella del mondo e la gente, la sua gente è brava e laboriosa, sorridente e ospitale. E’ una terra che produce cibo di prima qualità, esprime una cucina superlativa, vanta i beni artistici, culturali tra i più ambiti del mondo. Ha colori d’incanto, spiagge da togliere il fiato e Iddu, il vulcano per eccellenza, l’Etna, talmente fascinoso che descriverlo è impossibile.
 
Lo dico e lo scrivo per ricordarmi, di tanto in tanto, in che posto incantato viviamo, per scrollarmi di dosso la cupezza del momento e per fare il verso a Renzi e credere, guardandomi attorno e alzando il naso verso un cielo azzurro intenso, che la Sicilia ce la fa. Che tutti insieme possiamo risollevarla dal suolo, come un gigante dai piedi d’argilla che troppa acqua (leggi clientelismo e malcostume) ha fatto crollare.
 
Tutte le forze sane, imprese, professionisti, sindacati, politici puliti e burocrazia onesta, media, insieme per ridare la serenità e il sorriso alla gente, per lasciare ai nostri figli la possibilità di scegliere se restare, perché quando si è avuto un dono come poter vivere e abitare una terra così e lo si spreca, si commette un terribile sbaglio che non si può perpetrare oltre. è tempo di porre rimedio e di ritrovare la fierezza nello sguardo di essere siciliani.

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