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Palermo – Edilizia sociale: per il Comune è soltanto un successo a metà

Gaspare Ingargiola

Palermo – Edilizia sociale: per il Comune è soltanto un successo a metà

martedì 27 Maggio 2014

Un esito ben diverso per i due bandi destinati alle cooperative e avviati nell’aprile del 2013. Positiva la risposta nelle periferie ma flop clamoroso per il centro storico

PALERMO – Buon successo nelle periferie, flop clamoroso nel centro storico. È questo l’esito dei due bandi per l’edilizia sociale e popolare destinati alle cooperative e avviati ad aprile 2013 dal Comune di Palermo. Gli avvisi erano stati predisposti dagli ex assessori Tullio Giuffrè e Agata Bazzi.
 
Il primo bando è opera del precedente titolare del settore Urbanistica, Giuffrè e puntava alla riconversione delle aree D, aree periferiche che ospitano ex fabbriche e capannoni industriali, in alloggi fra i 100 e i 120 metri quadrati l’uno da rivendere al prezzo di 200 mila euro. L’avviso è andato a buon fine: dopo un iter durato mesi, 12 cooperative, delle 18 che avevano presentato istanza, sono state selezionate per avviare la costruzione di circa 1.300 appartamenti per la quale godranno di finanziamenti regionali.
L’altro iter, avviato dalla Bazzi quando era alla guida dei Lavori pubblici, proponeva lo stesso meccanismo per il recupero degli immobili pericolanti del centro storico. Sarebbe stato una vera manna dal cielo in una zona della città abbandonata a se stessa e continuamente sottoposta al pericolo di sequestri e crolli: mercoledì scorso alla Vucciria è venuta giù una palazzina disabitata a due passi da quella crollata a febbraio in piazza Garrafello, il giorno dopo la Procura ha apposto i sigilli alla chiesa di Jesus Parvulo in via Montepellegrino e al palazzo nobiliare adiacente. Ebbene, la gara per il centro storico di fatto non è mai partita: dodici mesi se ne sono andati solo per lavorare alle visure catastali e individuare quasi 7.500 proprietari di 240 edifici.
 
Dopodiché è sorto un altro ostacolo: per avviare gli espropri è necessario pubblicare sui quotidiani un apposito avviso per i proprietari, passo indispensabile per l’acquisizione e la successiva consegna dell’immobile alle cooperative. Peccato che pubblicare gli avvisi per oltre settemila persone costi non meno di un milione di euro. E così non se n’è fatto più niente.
L’elenco degli interventi approvati comprende 378 nuove case in un ex cotonificio a Partanna Mondello, 250 in via San Lorenzo al posto di una fabbrica di agrumi, 240 all’ex Keller di via Maltese e poi 150 in via Messina Marine, 80 all’ex cereria di via Marinai Alliata, 62 in via Castelforte, 60 alla Stazione San Lorenzo, 46 a Brancaccio, 28 a Tommaso Natale, 21 in via Castellana.
 
L’amministrazione sta studiando i termini di una proroga per consentire alle sei cooperative escluse di ovviare ai difetti della domanda e integrare la documentazione: in ballo ci sarebbero altri 200 alloggi. La Commissione Urbanistica convocherà una loro rappresentanza e l’Ance per valutarne le modalità. Tuttavia, per il vicepresidente vicario del Consiglio comunale, Nadia Spallitta, componente del gruppo di maggioranza del Movimento 139, il percorso di riconversione delle ex aree industriali non basta “ad affrontare il problema dell’emergenza abitativa”.
“Indipendentemente dalle procedure – ha spiegato – che, a mio avviso, dovranno essere seguite per garantire la legittimità degli atti, come l’acquisizione della Vas e l’adozione di strumenti in variante urbanistica che verifichino la compatibilità degli interventi edilizi con il rispetto del territorio e degli standard, ritengo che prima di avviare questo percorso sia indispensabile una verifica della situazione patrimoniale comunale in materia alloggiativa”.
“In questo momento – ha aggiunto – il Comune è proprietario di circa duemila alloggi di edilizia residenziale pubblica, cui devono aggiungersi altri 1.000 alloggi trasferiti quest’anno al Comune dall’Agenzia delle entrate. Tra l’altro, risulta che ci siano circa 1.550 appartamenti, per i quali i privati potrebbero esercitare il diritto di riscatto (acquisto a prezzi calmierati). Se si consentisse il riscatto, oltre a garantire il diritto all’alloggio il Comune risparmierebbe oneri condominiali e spese di manutenzione e si ridimensionerebbe il fenomeno delle occupazioni abusive”.

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