Burocrati Ars-Regione scontro su stipendi - QdS

Burocrati Ars-Regione scontro su stipendi

Raffaella Pessina

Burocrati Ars-Regione scontro su stipendi

venerdì 30 Maggio 2014

Spese gruppi, Corte conti: virtuosi solo M5S, L. Musumeci, Megafono e Gruppo Misto. Ardizzone fa appello all’articolo 14 dello Statuto siciliano

PALERMO – Via libera alla manovra ‘salva-stipendi’. L’Assemblea regionale siciliana ha approvato infatti mercoledì sera, intorno alle 23.15, con 48 voti a favore e 14 astenuti, il testo che vale 233 milioni di euro e che sono destinati a circa 30.000 persone, tra forestali, dipendenti dei consorzi di bonifica, Eas, Esa, Ersu e Irsap nonché ai fondi, per circa 80 milioni di euro, ai Comuni siciliani.
Abbassato a 160.000 euro il tetto degli stipendi dei burocrati regionali, ma non vengono toccati i vitalizi goduti dai condannati per mafia, compreso quello – , che un emendamento grillino voleva cancellare – da 6.000 euro al mese dell’ex governatore Totò Cuffaro, il quale sta scontando a Rebibbia una condanna a sette anni. Ma ha avuto solo 18 i voti a favore, 33 i contrari e 7 astenuti, dopo il pesante parere contrario del governo Crocetta.
Tutelati i 1800 lavoratori degli sportelli multifunzionali: viene autorizzato l’ente di formazione Ciapi ad emanare i bandi per il reclutamento del personale da utilizzare per le attività e previsti dal progetto ‘Youth-guarantee’ e dal ‘Piano giovani’, con forme contrattuali di lavoro subordinato. La legge salva i "precari d’oro", gli ex Pip (oltre 3.000 lavoratori): quasi tutti potranno beneficiare del sussidio di circa 830 euro al mese anche in presenza di un reddito individuale di 20.000 euro e familiare entro i 40.000 euro. Passata la norma che fissa il tetto massimo delle retribuzioni dei dipendenti pubblici della Regione e degli enti controllati a 160 mila euro fortemente voluta dal governo Crocetta e dal Pd. La norma si applica dal primo luglio 2014 ai trattamenti complessivi di pensione, compresi quelli in godimento, in tutti o in parte a carico dell’amministrazione regionale e del fondo pensioni.
L’Ars ha anche approvato un emendamento che stabilisce il taglio del 5% sulle spese dei contratti di servizio della Regione. Una norma passibile di impugnativa da parte del commissario dello Stato, ha detto il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, perché l’articolo 14 dello Statuto siciliano prevede che i dipendenti della Regione non possano godere un trattamento inferiore a quello degli statali. E il recente decreto Renzi fissa per questi un tetto massimo di 240 mila euro.
Ieri nel corso di una conferenza stampa, i grillini hanno annunciato che chiederanno le dimissioni del Presidente dell’Ars Ardizzone proseguendo così la polemica sfociata in Aula in merito alla bocciatura del subemendamento. Si dichiara soddisfatto il Governatore Crocetta: “Adesso tocca all’Ars – ha detto – Non si tratta di andare a produrre solo risparmi, ma di dire che anche all’Ars non ci possono essere burocrati che guadagnano più di 160 mila euro quando siamo a conoscenza di retribuzioni che sono di 650 mila euro l’anno”.
Ea proposito di Ars, la Corte dei Conti ha contestato ad alcuni gruppi parlamentari di Palazzo dei Normanni spese irregolari per circa un milione e mezzo di euro complessivi. In particolare all’ex gruppo del Pdl sono contestate le rendicontazioni relative a spese per 656.389 euro; al Partito dei siciliani-Mpa per 552.000 euro, a Grande Sud per 109.000 euro, al Pid-Cantiere popolare 107.240 euro, a Grande Sud-Pid per 72.765 euro, a Udc 40.204 euro, ai Democratici e riformisti per la Sicilia 3.273 euro e al Pd 1.484 euro. Somme che adesso dovranno essere restituite. Solo quattro i gruppi virtuosi, cui la Corte dei Conti ha parificato il rendiconto: M5S, il Megafono, Lista Musumeci e gruppo Misto. La prossima seduta d’Aula si terrà mercoledì 4 giugno alle ore 16. 

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