Angelo Marcello Cardani: "Interventi in rete a difesa di più diritti" - QdS

Angelo Marcello Cardani: “Interventi in rete a difesa di più diritti”

Anna Maria Verna

Angelo Marcello Cardani: “Interventi in rete a difesa di più diritti”

sabato 31 Maggio 2014

Forum con Angelo Marcello Cardani, presidente Autorità garante delle telecomunicazioni (Agcom)

Cosa prevede il nuovo Regolamento sul diritto d’autore? Limita la libertà d’opinione online?
“Devo confessare che ho molta simpatia per il concetto di libertà, specie in Rete. Sul web c’è una ricchezza enorme d’idee, concetti, strumenti. Purtroppo ci sono anche delle sconcezze assolutamente intollerabili che se stampate su carta portano la gente in galera, invece se viaggiano nell’etere no. Intervenire sulla Rete è complesso perché impone di operare un contemperamento tra diversi diritti in gioco: libertà di espressione e di manifestazione del pensiero, libertà di comunicazione, diritto alla privacy, accesso alla cultura ma anche tutela del diritto d’autore e della libertà d’iniziativa economica. Il Regolamento intende tutelare il diritto d’autore online attraverso il sostegno al mercato dei contenuti mediante campagne informative e di sviluppo dell’offerta legale e attraverso la lotta alla pirateria “professionale” mediante procedure di enforcement effettive, proporzionate e dissuasive. Rispetto ad altre legislazioni europee il nostro modello ha il pregio di istituire una procedura amministrativa rapida ma al tempo stesso garantista, in quanto fornita delle adeguate garanzie procedurali. Procedure che, pur tutelando efficacemente il diritto d’autore, non comprimono in alcun modo gli altri diritti. Il procedimento è di tipo amministrativo e non persegue le violazioni primarie del diritto d’autore, il cui accertamento è di esclusiva competenza dell’autorità giudiziaria. L’obiettivo è solo quello di impedire le violazioni rimuovendo o rendendo non raggiungibili, con la responsabile collaborazione degli ISP (Internet Service Provider), le opere digitali diffuse illecitamente. La procedura amministrativa, sicuramente più rapida rispetto alla via giudiziaria, risponde a quelle esigenze di celerità che sono proprie della Rete, stabilendo tempi adeguati durante i quali ognuno potrà far valere le proprie ragioni”.
Quali sono le finalità dell’Agcom?
“Le finalità dell’Agcom sono di carattere pragmatico: rispondere in modo selettivo a una domanda pressante che viene dall’industria culturale contrastando i siti che gestiscono in modo massiccio e con obiettivi economici e contenuti piratati e non i singoli utenti che utilizzano in modo lecito e con altri scopi i contenuti digitali. L’obiettivo non è sanzionare gli ISP, ma ridurre la pirateria online a un livello almeno fisiologico. I procedimenti si attivano solo su istanza di parte e non riguardano commenti in rete, blog e ogni altra manifestazione del pensiero. Nessuna limitazione della libertà d’opinione, dunque: il singolo navigatore, non è il “bersaglio” del regolamento, che esclude espressamente dal proprio raggio d’azione gli utenti finali”.

Qual è la situazione in Italia sui siti pirata?

“Il tasso di pirateria in Italia è elevato e arreca un danno notevole all’industria culturale. I primi provvedimenti che abbiamo assunto hanno riguardato alcuni siti attivi nella pirateria massiva in campo audiovisivo e musicale, con server situati all’estero. Nei loro confronti, al termine delle istruttorie, abbiamo emanato ordini di disabilitazione dell’accesso sul territorio nazionale che gli ISP stanno puntualmente eseguendo dando prova di grande spirito di collaborazione. Interventi di questo genere non risolvono il fenomeno della pirateria, ma siamo fiduciosi che in prospettiva contribuiscano a ridurla grazie anche alla promozione di una cultura della legalità. L’Italia, fino all’adozione del Regolamento, figurava nella “Watch List” degli USA dei Paesi che non tutelano abbastanza la proprietà intellettuale. Dopo la sua entrata in vigore il governo americano ha cancellato il nostro Paese da quella lista. Stiamo lavorando molto anche sul tema dell’educazione alla legalità, per la quale abbiamo istituito un comitato tecnico al quale partecipano tutti gli stakeholders e le istituzioni interessate e che ha il compito di formulare proposte e raggiungere intese per favorire interventi di educazione e di sviluppo delle offerte legali”.
 
Qual è l’attività principale dell’Autorità?
“Lo scenario è enorme: poste, editoria, audiovisivi, telefonia, telecomunicazioni e, in parte, anche Internet, con solo 380 impiegati tra Roma e Napoli. Il nostro lavoro è sostanzialmente correre dietro ai problemi col fiato sempre più corto. Siamo approdati al digitale ma non ancora da un punto di vista regolamentare. Internet per alcune fasce della popolazione sta diventando una fonte d’informazione primaria. Attraverso la Rete passano fenomeni, alcuni dei quali reati, che qualcuno deve pur controllare. Il nostro è un richiamo alla legalità attraverso l’applicazione su Internet di norme della legislazione ordinaria. Non si capisce perché ciò che è reato su supporti tradizionali, come la violazione del copyright, perda questa caratteristica d’illegalità nell’etere”.
Come agite nei conflitti d’interessi?
“Secondo la legge 215/2004 l’Autorità deve verificare che le imprese che operano nel Sistema integrato delle comunicazioni, riconducibili a personalità che ricoprono cariche di Governo, non forniscano loro un “sostegno privilegiato” e quei soggetti non abbiano a trarre un vantaggio dal legame con tali imprese. In caso apriamo un’istruttoria e, se la violazione ha comportato un vantaggio per l’esponente di Governo, la società viene diffidata e, in caso di ulteriore violazione, sanzionata in via  amministrativa. L’Antitrust, invece, è tenuta a verificare e far rispettare il regime delle incompatibilità per chi ha cariche nel Governo”.
 

 
Italia, fanalino di coda in Ue per la banda ultra larga

Cosa ci dice sul servizio pubblico?
“Le regole sull’informazione pubblica sono dettate dalla legge, dal contratto di servizio tra Rai e Ministero dello Sviluppo Economico e dalla Commissione parlamentare di vigilanza. Sull’osservanza di questo insieme di disposizioni, la vigilanza spetta all’Agcom. L’Autorità, inoltre, adotta ogni tre anni le “Linee-guida sul contenuto degli obblighi di servizio pubblico”. Nelle ultime si è posto l’accento sull’esigenza prioritaria di aggiornare la missione del servizio pubblico alla luce delle innovazioni che hanno profondamente modificato il mercato della radiotelevisione e dell’audiovisivo. Anche nel nuovo contesto digitale c’è bisogno di continuare a garantire un presidio che operi al di là delle realtà e degli interessi commerciali. Vi è ancora bisogno del servizio pubblico: è importante che la Rai rafforzi la sua missione garantendo trasparenza, efficienza e sostenendo lo sviluppo culturale e sociale del paese”.
Qual è la situazione che l’Autorità registra sulla diffusione della banda larga?
“Se intendiamo la percentuale della popolazione che può disporre di un collegamento a banda larga, siamo assolutamente in linea con gli altri Paesi europei. Se intendiamo la penetrazione della banda larga solo il 55% delle famiglie italiane ha un collegamento ADSL mentre la media europea è del 75%. Per la banda ultra-larga siamo il fanalino di coda sia in termini di disponibilità che di penetrazione.
Per recuperare il ritardo accumulato è necessario un piano nazionale per il digitale che coinvolga istituzioni pubbliche e private. L’intervento dell’Autorità è quindi focalizzato sull’attuazione di opportune strategie di carattere regolamentare e pro-concorrenziale che comportino la promozione degli investimenti nelle reti di nuova generazione”.
 


Rilevamenti in campagna elettorale: controlli serrati

Come avvengono i rilevamenti durante la campagna elettorale?
“L’Autorità effettua un monitoraggio 24 ore su 24 su tutte le principali reti nazionali attraverso una società specializzata, individuata tramite gara europea. Durante le elezioni le valutazioni sono effettuate ogni due settimane (settimanalmente nelle ultime tre) e prendono come parametro di riferimento il tempo di parola e di notizia attribuito a ciascun partito. Il criterio è quindi oggettivo e tiene conto della differenza tra i programmi di comunicazione politica, nei quali il tempo è ripartito in modo paritario tra tutte le liste, e i programmi d’informazione, nei quali il tempo è proporzionale alla consistenza dei vari gruppi. Occorre un’enorme tempestività e rapidità d’intervento affinché, in caso di sbilancio, la testata possa provvedere a compensarlo”.
La Legge è chiara?
“La legge è chiara. Il problema è che dal 2000, anno di adozione della par condicio, il panorama politico è cambiato in modo radicale perché da una legge elettorale d’impianto maggioritario si è passati a una proporzionale e l’evoluzione tecnologica ha ampliato le fonti d’informazione e modificato le modalità di fruizione. Ho un certo imbarazzo a richiamare a un’equa distribuzione su una così vasta gamma di partiti diversi.
I direttori che chiamiamo ad adeguarsi hanno delle difficoltà enormi. Conoscono benissimo la legge e trovano le fessure attraverso le quali aggirarla, però il fatto che si tratti di volponi non diminuisce il nostro imbarazzo nel richiamarli a fare qualcosa che è oggettivamente difficilissimo, se non impossibile. Su questi aspetti e sulle criticità nella gestione della legge l’Agcom si propone di fare una riflessione e di inviare a Parlamento e a Governo una segnalazione sulle necessità di aggiornamento della normativa”.

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