Rivoluzione in Sicilia, Ordinaria Amministrazione - QdS

Rivoluzione in Sicilia, Ordinaria Amministrazione

Carlo Alberto Tregua

Rivoluzione in Sicilia, Ordinaria Amministrazione

martedì 03 Giugno 2014

Spese all’osso, massimi investimenti

Sul quotidiano La Sicilia è stato pubblicato un editoriale senza firma, perciò attribuibile al direttore, Mario Ciancio Sanfilippo, con un titolo adeguato: La casa Sicilia brucia…
Lo scriviamo da diversi anni che mentre casa Sicilia brucia, i pompieri giocano a carte. Tradotto dalla metafora, significa che i responsabili delle Istituzioni regionali, Giunta e Ars, i burocrati regionali, i 390 sindaci, i loro assessori e i loro burocrati cincischiano, anziché affrontare di petto la gravissima situazione sociale ed economica.
Tutti costoro non hanno capito che la Festa del clientelismo è finita (non ci sono occhi per piangere), perché le risorse finanziarie destinate all’inefficienza e al clientelismo si sono esaurite.
Colpisce la testardaggine e perfino la stupidità dei responsabili regionali e locali nel non tagliare decisamente tutte le sacche di inefficienze che vi sono nei loro bilanci (non i servizi), nel risolvere i contratti con i dirigenti incapaci, nel mettere in disponibilità (art. 16, comma 8 della legge 183/2011) i dipendenti in esubero.

Non crediamo che presidente e  componenti della Giunta regionale, nonché presidente e consiglieri-deputati regionali siano stupidi. Tutt’altro. Ma continuano a fare resistenza passiva e non procedono a eliminare i privilegi non più tollerati dai siciliani.
Se sette su dieci degli elettori aventi diritto al voto hanno protestato in vario modo significa che il disgusto e l’indignazione sono sempre più estesi. Il gioco furbesco dei partitocrati siciliani, secondo i quali gli bastano i voti residui (tre su dieci), è destinato a crollare miseramente nel breve tempo, perché i siciliani che pagano le imposte e che lavorano duramente, non certo nella Pubblica amministrazione, gli lanceranno le monetine (ricordate Craxi?) o, peggio, le uova marce.
Ma siccome riteniamo che i responsabili prima elencati siano intelligenti, attendiamo ieri sera e non domani che procedano nel senso sopra indicato.
È necessario, ora e subito, reperire le risorse da immettere nella macchina economica, sia per le attività produttive private che per l’apertura del massimo numero di cantieri, tendenti a costruire le infrastrutture indispensabili alla Sicilia.

Prendersela con l’Unione europea, che ha imposto il rigore per frenare il forsennato indebitamento, è da persone in malafede. Anche ai giovani iscritti al primo anno di una facoltà di Economia è noto che l’indebitamento può essere fatto solo per finanziare gli investimenti e non la spesa corrente. John Maynard Keynes (1883-1946) teorizzò questa linea di sviluppo, poi disattesa da tanti maneggioni italiani, che in trent’anni hanno moltiplicato il debito pubblico, da cento miliardi del 1980 a 2.120 miliardi del 2014: un comportamento irresponsabile.
Cosa ci vuole per rimettere sui binari il convoglio siciliano? Ci vuole che Regione e Comuni comincino a fare semplicemente l’Ordinaria Amministrazione, che sarebbe la più grande rivoluzione mai attuata nell’Isola.
Cosa significa Ordinaria Amministrazione? Ridurre all’osso la spesa corrente, veramente essenziale per la produzione di beni e servizi, e girare tutte le risorse recuperate dai risparmi alla massimizzazione degli investimenti.

Per fare questa elementare manovra basta che presidente della Regione e assessori, consiglieri-deputati regionali, sindaci e assessori, burocrati regionali e comunali, emarginino il loglio, cioè disonesti, incompetenti e raccomandati, e gestiscano la Cosa pubblica con onestà, intelligenza e capacità.
Non solo i responsabili istituzionali, ma tutta la Classe dirigente siciliana deve avere un sussulto di responsabilità. Associazioni imprenditoriali, Ordini professionali, Sindacati, Sistema bancario regionale, si devono sentire coinvolti in questa operazione che riporti nella Pubblica amministrazione l’Ordinaria Amministrazione responsabile, oculata, che spinga le proprie capacità al massimo verso la crescita e lo sviluppo.
Con la Sicilia che brucia, la Pubblica amministrazione non è esente da responsabilità, e meno che mai quotidiani e televisioni regionali che hanno il compito di fotografare i disastri, prospettare soluzioni e indicare all’Opinione pubblica la strada maestra.

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