Formazione, tutto da definire. Quasi mille resteranno a casa - QdS

Formazione, tutto da definire. Quasi mille resteranno a casa

Michele Giuliano

Formazione, tutto da definire. Quasi mille resteranno a casa

martedì 03 Giugno 2014

Piano di prepensionamento e incentivi: previsti anche altri licenziamenti per risparmiare. Mancano le risorse, sindacati preoccupati: attivato tavolo di confronto permanente

PALERMO – Ancora tagli ai finanziamenti, enti storici destinati anche quest’anno a capitolare. Senza contare i tanti altri lavoratori dei servizi formativi da piazzare ancora. Anche quest’anno la formazione professionale siciliana non si smentisce: resta un mondo caotico dove la programmazione non è di casa e le certezze sono diventate oramai improvvisazioni a tutti gi effetti. Tanto che di fatto a luglio scade l’attuale annualità ed ancora oggi non si sa nulla sul prosieguo delle attività.
Da qualche giorno è stato attivato un tavolo permanente tra governo regionale e sindacati per discutere di tutte queste emergenze ma la soluzione non sembra essere dietro l’angolo. Anzi, in vista ci sono ancora scelte “dolorose” come tagli di organici di enti e licenziamenti, forse anche tagli dei fondi da finanziare per ogni singola ora di formazione. Si vocifera che ci sarà una fortissima riduzione del numero dei corsi. Il primo passo è quello di alleggerire il sistema con meno personale.
 
L’assessore regionale alla Formazione, Nelli Scilabra, ha già annunciato che è in programma una fuoriuscita per 900 lavoratori: 400 attraverso il prepensionamento e altri 500 attraverso degli incentivi ancora non meglio specificati. Intanto gli stessi sindacati hanno deciso di varare un documento unitario mettendo in evidenza le risposte che si aspettano dalla Regione in questo versante in assenza delle quali non sarà mai partorito un accordo. In particolare si chiede l’individuazione di immediate soluzioni al ritardo delle erogazioni dei finanziamenti dai quali dipendono ritardi di pagamenti dei lavoratori senza stipendio da 12 a 24 mesi pur in servizio così come delle prospettive per il settore che garantiscano l’occupazione e il mantenimento del lavoro per gli operatori attraverso l’avvio del piano formativo ordinario.
 
“Serve poi – aggiungono Giusto Scozzaro della Flc Cgil, Giovanni Migliore della Cisl Scuola ed Enzo Granato della Uil Scuola – l’accelerazione delle procedure per l’avvio delle attività non ancora avviate della filiera istruzione e formazione professionale, la chiusura dei rendiconti e l’erogazione dei saldi con riguardo alle spettanze dei lavoratori per tutte le annualità pregresse, l’immediata attivazione di ogni possibile iniziativa per l’avvio della Garanzia Giovani e per l’incarico ed il recupero in servizio del personale degli ex sportelli su tutte le politiche attive del lavoro di cui è fatto onere alla pubblica amministrazione, l’avvio delle azioni del progetto Prometeo ed infine la presenza dei provvedimenti di riforma del settore della formazione professionale e dei Servizi per il Lavoro”.
“Inutile girarci attorno – rilancia Giuseppe Raimondi della Uil Scuola – perché serve una riforma che metta definitivamente ordine in un settore ormai travolto da troppe emergenze ingestibili”.
Le emergenze sono i quasi 8 mila lavoratori, un numero esagerato che comportava un costo annuale solo per finanziare i cori di formazione di ben 240 milioni di euro. Cifra di cui oggi la Regione non dispone in cassa.
 

 
Ecco chi va in pensione e le relative modalità
 
Ad essere definito è stato quanto pare il percorso per l’esodo del personale con la legge Fornero per i dipendenti vicini alla pensione e con nuove misure per i più giovani attraverso l’autoimpiego. Su questo il governo regionale ha avuto l’accordo di massima da parte del Ministero del Lavoro. Quattrocento i lavoratori vicini alla pensione che hanno già compilato il modulo di disponibilità: a rientrarci coloro i quali si separano dalla pensione al massimo di due anni. In questo lasso di tempo che li vedrebbe in prepensionamento riceveranno l’80 per cento dello stipendio portando ad un risparmio immediato per la Regione. Gli incentivi alla fuoriuscita dei dipendenti più giovani prevedono invece finanziamenti di 20 mila euro a fondo perduto per chi decide di avviare un’attività autonoma che diventano 60 mila in caso di cooperative fino a tre dipendenti. Previsti anche bonus per l’assunzione in azienda. Per chi trova la ricollocazione per il lavoratore e per l’azienda che lo assume. Sul piatto per l’autoimpresa e la fuoriuscita dal bacino, il governo ha messo 44 milioni di euro. Potenzialmente le misure potrebbero interessare altri 500 dipendenti.

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