Tangenti dietro il Mose, arrestato il sindaco di Venezia - QdS

Tangenti dietro il Mose, arrestato il sindaco di Venezia

redazione

Tangenti dietro il Mose, arrestato il sindaco di Venezia

giovedì 05 Giugno 2014

In custodia con Giorgio Orsoni 34 persone. Richiesta per l’ex ministro Galan

VENEZIA – La nuova tangentopoli ha sede in Veneto. Trentacinque persone sono state arrestate, 25 in carcere e 10 agli arresti domiciliari, e un centinaio sono indagate nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Venezia sulle presunte tangenti pagate per il Mose, il sistema di dighe mobili per la salvaguardia della città lagunare dalle acque alte. I reati ipotizzati vanno dalla corruzione alla concussione fino al riciclaggio, al finanziamento illecito ai partiti, alla violazione del segreto istruttorio, millantato credito, favoreggiamento personale. Tra gli arrestati nomi di spicco della politica, imprenditori e il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, indagato per finanziamento illecito ai partiti.
La Procura ha inoltre formulato una richiesta di arresto per l’ex governatore e ministro Giancarlo Galan, attualmente deputato di Forza Italia e presidente della commissione Cultura della Camera. Sarà Mariano Rabino, di Scelta civica, il relatore sulla richiesta di autorizzazione a procedere alla custodia cautelare. Galan ieri si trovava nella capitale. Appena avrà modo di esaminare le carte relative alla richiesta di arresto l’esponente di Forza Italia ha fatto sapere di potere fornire la sua reazione a questo sviluppo giudiziario.
Le indagini, che hanno portato ad un centinaio di perquisizioni in Veneto, Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna, è emerso un “sistema che ha prodotto, attraverso triangolazioni con società estere con sedi in Svizzera e San Marino, 25 mln di euro di fondi neri” dei quali ora si è “accertata la destinazione” risalendo a responsabilità soggettive, ha detto il comandante della Gdf del Veneto, Bruno Buratti nel corso della conferenza stampa in Procura a Venezia.
In particolare, ha spiegato il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio, nell’ordinanza del Gip di Venezia di 711 pagine si precisa che i fondi neri del Mose “sono stati utilizzati per campagne elettorali e, in parte, anche per uso personale da parte di alcuni esponenti politici. Hanno ricevuto elargizioni illegali persone di entrambi gli schieramenti. Ciò è documentato al di là di ogni ragionevole dubbio ed è per questo che sono stati presi provvedimenti così severi”. “Avendo trattato tangentopoli 20 anni fa – ha aggiunto il magistrato – posso dire che gran parte della corruzione scoperta oggi è simile e molti dei protagonisti sono gli stessi. Ma questo è un sistema molto più sofisticato”.
Gli arresti compiuti dalla Guardia di Finanza su ordine della Procura di Venezia sono il frutto di tre anni di indagini che hanno portato a raccogliere, secondo gli investigatori, prove concrete di un vero e proprio sistema di corruzione tra esponenti politici e imprenditori. I primi arresti avvennero il 28 febbraio 2013. In carcere finì Piergiorgio Baita, presidente della Mantovani Costruzioni con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale. In manette, oltre a Baita, tra gli altri Claudia Minutillo, ex segretaria personale di Giancarlo Galan. La cifra calcolata per la maxi evasione fiscale, secondo gli investigatori, sarebbe stata di circa 20 mln di euro.
Il 12 luglio 2013 la seconda ondata di arresti, che coinvolse, tra gli altri, il “padre del Mose”, Giovanni Mazzacurati, già presidente del Consorzio Venezia Nuova.

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