Nè donne, nè giovani nè anziani, ma bravi - QdS

Nè donne, nè giovani nè anziani, ma bravi

Carlo Alberto Tregua

Nè donne, nè giovani nè anziani, ma bravi

venerdì 06 Giugno 2014
Le donne hanno ottenuto l’elettorato attivo, cioè il diritto al voto, solo nel 1946, prima erano cittadine di serie B . Ai giovani è stata ridotta l’età per votare, dai 21 a 18 anni nel 1975. Due fatti importanti per la civiltà di un Paese.
Purtroppo donne e giovani sono stati sempre considerati di secondo piano, perchè, alle prime non sono stati dati tutti quei supporti indispensabili a consentire la doppia importante funzione di lavoratrice e madre, o comunque gestore della famiglia. I secondi, non hanno avuto il necessario supporto per intraprendere ed imparare, anche perché loro stessi spesso si sono autoemarginati,  non proponendosi e chiedendo attenzione per la forza delle idee, la tenacia e la voglia di sfondare.
È uno stupido pietismo quello secondo il quale donne e giovani debbono essere aiutati, prescindendo dalla loro voglia di fare e dalla loro voglia di imparare e immagazzinare nuova conoscenza, in modo da formarsi pluricompetenze. La pigrizia e il mammismo hanno rovinato tanti giovani, soprattutto al Sud.

La reazione a questo stato di cose è stata quella di creare le quote rosa e forme di assistenzialismo per i giovani. Sbagliati entrambi. Se fosse accettato questo meccanismo, al di là della demagogia che lo sostiene, si ribalterebbe la situazione, emarginando gli uomini e gli anziani, senza cambiare lo squilibrio.
La verità è un’altra: visto che secondo la costituzione (art.3) tutti i cittadini sono uguali, prescindendo dal sesso, dall’età, dalla razza, dal colore della pelle e da ogni altro elemento discriminatorio, qual è il presupposto che deve fare posizionare in una graduatoria cittadini piuttosto che altri? Semplice ed evidente: il merito.
Non importa che i cittadini siano donne, uomini, giovani o anziani, importa che siano bravi. E la bravura non è una qualità nascosta, bensì emerge e deve essere riconosciuta dagli altri, per quello che si fa bene o per quello che non si fa.
Non ci vuole molto a capire questo elementare criterio. Solo che la persona umana (non importa che sia donna, uomo, giovane o anziano) ha una componente di egoismo e persino di malvagità che impedisce di agire in base a un altro valore: l’equità.

 
Quali sono gli elementi che mettono in secondo piano merito ed equità: i privilegi, la corruzione, la bulimia di cose materiali, l’insaziabilità di chi ha il vizio di consumare, anzichè produrre.
La prima regola del vivere di ognuno di noi è quella di avere pochi bisogni. se ti accontenti di mangiare pane e cipolla aumenta il tuo tasso di libertà, la quale è inversamente proporzionale proprio ai bisogni:meno bisogni, più libertà.
è ben comprensibile il contraltare di un vivere semplice: la diminuzione dei consumi di ogni cittadino. Essa, però, viene ampiamente compensata dall’aumento complessivo degli stessi, se la macchina economica del Paese funziona bene.
Ed essa funziona bene se agiscono, nel mercato privato, ed in quello pubblico i più bravi; se nei posti di comando vi sono i più meritevoli, i quali sanno benissimo che esercitano il dovere-potere e non il becero potere, fine a sé stesso.
Il beneficio di questa organizzazione si riversa a valle perché tutti vengono trattati con lo stesso metro del merito.

La Mercedes tedesca ha richiamato i pensionati che avevano competenze perché non riuscivano a trovarle in tanti giovani. Eppure, in Germania, c’è un discreto tasso di meritocrazia.
Anche in Italia vi sono tanti giovani pensionati in condizione di dare il loro apporto di know how, non solo nel settore privato ma anche in quello pubblico.
Proprio in quel versante sono assenti i valori richiamati di merito, equità e responsabilità, ed è proprio per questa assenza che la pubblica amministrazione, statale, regionale e locale è allo sfascio, pur essendovi al suo interno, dirigenti valorosi e dipendenti bravi e onesti.
Ma, chi si ricorda la legge di Thomas Gresham (1519 – 1579), la moneta cattiva scaccia quella buona, sa che quando un sistema è bacato, con i vertici occupati dai peggiori cittadini (non importa se uomuni, donne, giovani o anziani) tutto l’apparato ne risente negativamente. è, perciò necessario che la selezione faccia emergere quelli bravi, autenticamente bravi.

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