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Palermo – Emergenza abitativa: una crisi che coinvolge troppe famiglie

Gaspare Ingargiola

Palermo – Emergenza abitativa: una crisi che coinvolge troppe famiglie

martedì 10 Giugno 2014

Tra le idee: contributi per i nuclei in difficoltà, assegnazione di beni confiscati, Piano di edilizia sociale. Allo studio della Giunta alcune misure da adottare per contrastare il fenomeno

PALERMO – Uno dei punti alla base del nuovo corso della Giunta Orlando è il contrasto all’emergenza abitativa. Una vera e propria piaga che caratterizza da sempre la città di Palermo. Proprio ieri, infatti, c’è stata l’ennesima occupazione, da parte di una cinquantina di senzatetto, degli uffici comunali del settore Attività sociali di via Garibaldi. Gli occupanti chiedono all’assessorato di compiere interventi immediati per le tante famiglie che non hanno un’abitazione, alla luce degli ultimi sgomberi decisi dalle forze dell’ordine.
L’amministrazione comunale, per far fronte al problema, ha infatti proposto in conferenza di capigruppo un pacchetto di misure per contrastare il drammatico fenomeno che solo a Palermo conta più di 1.100 famiglie in difficoltà. A febbraio il sindaco Leoluca Orlando aveva scritto una lettera al prefetto Francesca Cannizzo auspicando un piano regionale straordinario per il recupero delle caserme dismesse e dei beni confiscati alla mafia, di cui finora non si è vista traccia. Anche nell’azione di Palazzo delle Aquile, però, è mancata finora una strategia complessiva.
Una svolta potrebbe arrivare dal programma di interventi che è stato presentato nella capigruppo dallo stesso Orlando, dal vicesindaco Emilio Arcuri e dagli assessori al Bilancio Luciano Abbonato, alla Cittadinanza sociale Agnese Ciulla e all’Urbanistica Giuseppe Gini. Le iniziative principali che l’esecutivo intende mettere in campo sono un contributo una tantum fra i 3.600 e i 5.000 euro per i senza casa e un piano contro la povertà che oscillerebbe tra il milione e i 2,5 milioni di euro. C’è poi una serie di interventi nel breve, medio e lungo termine.
Il contributo economico nel breve termine potrebbe essere straordinario, se la famiglia non ha un contratto di affitto, o ordinario, se ce l’ha in scadenza. Tra le misure a medio termine ci sono l’assegnazione di 10 beni confiscati entro 3 mesi, il riscatto e la successiva vendita degli alloggi Erp (in tal senso è stato approvato da poco il piano alienazioni 2014), controlli sulle occupazioni abusive di immobili comunali Erp e beni confiscati, avvio di una sperimentazione per l’autorecupero degli immobili comunali, sollecito alla Regione siciliana per la requisizione degli immobili Ipab, utilizzo dei fondi Pon Metro, verifica delle nuove possibilità aperte dal Decreto del Fare e dal Piano casa del governo Renzi in materia di recupero delle caserme, allargamento dei posti nel dormitorio comunale, istituzione di un’anagrafe degli assistiti.
Nel lungo termine, infine, Palazzo delle Aquile punta ad avviare un nuovo piano di edilizia sociale (quello per le aree D ex industriali è giunto a termine il mese scorso e coinvolgerà 12 cooperative, quello per il centro storico è ancora fermo al palo), ad allargare, se avrà successo, l’esperimento dell’autorecupero e a creare un’Agenzia per la Casa. Ad oggi sono depositati presso il Consiglio comunale tre regolamenti sull’accesso ai servizi socio-assistenziali: emergenza sociale, attività di volontariato e interventi abitativi.
Veniamo ai numeri. Negli ultimi tre anni sono stati assegnati soltanto 5 beni confiscati e di questi 4 erano terreni. Dal 2004 ad oggi sono stati assegnati 280 alloggi Erp, una piccola percentuale rispetto ai 2.500 che ancora fanno parte del patrimonio comunale, 600 dei quali sono occupati abusivamente. A febbraio 2014 risultavano 1.184 famiglie in condizioni di assoluta precarietà, distinte sulla base delle autodichiarazioni, la cui veridicità però è tutta da verificare (altro motivo del ritardo degli interventi): 407 famiglie sostengono di coabitare, 187 di essere sotto sfratto per morosità, 27 sotto sfratto per la fine dell’affitto, altre 7 sotto sfratto, 40 sono sotto ordinanza di sgombero, 75 dicono di vivere in un magazzino, 60 in auto, 69 nell’alloggio di via Brigata Aosta, 8 in albergo, 5 in alberghi occupati, 2 in un’autorimessa, 7 in una baracca, 4 in un camper, 14 famiglie nel campo nomadi, 2 in una cantina, 51 in una comunità, 1 in casa Guzzetta, 1 al deposito vagoni, 14 nelle chiese, 2 nel complesso archeologico del Castello di Maredolce, 11 nell’ex container, 36 nell’ex Onpi, 6 negli ex uffici Enel, 2 in un garage, 2 a Palazzo Rosa, 1 in palestra, 1 in un retrobottega, 20 nelle scuole, 1 sotto i portici, 1 in una ex argenteria, 1 in un edificio in via Mozambico, 5 alla Stazione Centrale, 2 in tenda, 1 famiglia dichiara di vivere nell’ufficio dell’avvocato, 1 addirittura in una stalla, 6 dormono direttamente sulle panchine. Un quadro desolante.

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