Ecomafie, tra cemento e animali in Sicilia sguazza il malaffare - QdS

Ecomafie, tra cemento e animali in Sicilia sguazza il malaffare

Rosario Battiato

Ecomafie, tra cemento e animali in Sicilia sguazza il malaffare

venerdì 13 Giugno 2014

L’Isola al secondo posto per reati ambientali secondo i dati riportati nel rapporto Ecomafie 2014. Solo con il patrimonio culturale la criminalità organizzata movimenta 157 milioni di €

PALERMO – Ci sono i rifiuti, il traffico di animali, il ciclo del cemento, il sistema cave, l’abusivismo costiero. Punti dolenti per la Sicilia, ma segnati in grassetto sul quaderno delle mafie perché proprio da quelle parti arrivano ingenti guadagni. Ragionamenti sin troppo evidenti, soprattutto se collegati alle inchieste sul territorio, e ai numeri forniti dal rapporto Ecomafie 2014 pubblicato nei giorni scorsi.
È indubitabile che la mafia abbia ormai esteso la sua influenza ben oltre le tradizionali roccaforti, tuttavia a far registrare i flussi maggiori di incidenza criminosa sul territorio in materia di ecomafie sono sempre le quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia). In queste quattro realtà sono stati commessi quasi il 47% degli ecocrimini (ancora in crescita rispetto al 2012, quando era del 45,7%).
La regina dei reati ambientali è la Campania, con 4.703, raggiungendo da sola più del 16% di quanto è stato accertato in tutto il paese. Al secondo posto la Sicilia con 3.568 reati accertati, la Puglia con 2.931, la Calabria con 2.511. Il dettaglio dei reati nel ciclo dei rifiuti, che risultano in crescita del 14% rispetto all’anno precedente raggiungendo quota 5.744 (più di 15 al giorno), piazza ancora la Campania in testa, 953 reati quasi il 17% sul totale nazionale. La Lombardia è la sorpresa in negativo, segnale inequivocabile dell’allargamento delle maglie della criminalità organizzata, visto che guadagna il quarto posto in classifica, scavalcando con 448 reati proprio la Sicilia (423). Nel ciclo del cemento illegale dietro l’imprendbile Campania (838, 15% del totale nazionale) rintracciamo la Sicilia al quinto posto con 392 reati.
L’Isola, invece, non ha rivali nel racket degli animali che comprende commercio illegale di specie protette, bracconaggio, abigeato, allevamenti illegali, pesca di frodo, combattimenti clandestini e maltrattamenti. Nell’ultimo anno si sono contate 8.504 infrazioni, in crescita rispetto al 2012 del 6,6%.
La Sicilia si mantiene stabilmente in vetta della classifica per numero di reati accertati, con 1.344, seguita dalla Campania, 1.075, dalla Puglia, 953, dalla Calabria, 725, e dal Lazio, 667. Palermo, inoltre, si piazza tra le prime cinque province per numero di reati ai danni degli animali.
L’Isola dei tanti siti patrimonio Unesco è uno dei luoghi privilegiati per le razzie dei tesori culturali. In Italia nel 2013 sono stati accertati 872 furti di opere, più di 2 ogni giorno, 1.435 le persone denunciate, 41 arresti e 184 sequestri. Essa non rientra tra le le prime quattro regioni, guida la classifica il Lazio seguito dalla Campania, dalla Lombardia e dalla Toscana, eppure solo nel territorio isolano “la criminalità organizzata – si legge nell’introduzione del report dell’associazione del Cigno – movimenterebbe in questo settore, secondo le stime dei carabinieri, un volume d’affari di oltre 157 milioni di euro”.
Parallelamente all’azione criminosa, crescono anche le azioni delle forze dell’ordine. Lo scorso anno sono stati sequestrati rifiuti (4.400 tonnellate), beni culturali (465 reperti recuperati), specie animali tutelate dalla convenzione Cites (5.485 gli esemplari sequestrati) e prodotti agroalimentari, grazie al lavoro investigativo. Al maggio del 2014 le inchieste sono salite a quota 235, di cui 10 di queste concluse nei primi mesi del 2014, in linea con gli anni precedenti. Dal 2010, inoltre, il crimine di impresa è confluito tra quei reati di particolare pericolosità su cui indagano le Direzioni distrettuali antimafia, coordinate dalla Procura nazionale. Tra le Dda più attive nell’ultimo anno spiccano i 13 procedimenti aperti a Napoli, i 12 a Catania, i 10 a Bologna, gli 8 a Brescia, Milano, Torino e Venezia.

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