L'atteso addio ai rottami del Porto canale di Mazara del Vallo - QdS

L’atteso addio ai rottami del Porto canale di Mazara del Vallo

Alessandro Accardo Palumbo

L’atteso addio ai rottami del Porto canale di Mazara del Vallo

venerdì 13 Giugno 2014

A Mazara del Vallo volge al termine proprio in questi giorni la prima fase di rimozione dei relitti

MAZARA DEL VALLO (TP) – Dopo decenni di abbandono volge al termine la prima fase della rimozione dei relitti all’interno del Porto canale. Il peschereccio Cristina I è stato il primo dei quattro relitti, abbandonati da più di un decennio lungo le banchine del fiume Mazzaro, che verso la sua foce è stato adibito e denominato, in un passato non recente, “Porto canale” per differenziarlo da quello più recente e moderno, Porto nuovo.
L’intervento, svolto da una ditta mazarese aggiudicataria del contratto di appalto stipulato con la Direzione marittima di Palermo, viene eseguito, come si nota nelle foto, con un benna e un ragno (macchine operatrici utili per la demolizione) e alcuni rimorchi e cassoni scarrabili.
Son passati quasi due anni dall’ultimo aggiornamento del QdS su questa spinosa faccenda, dai profondi risvolti ambientali: era, infatti, l’agosto del 2012 quando tornammo a documentare con una serie di fotografie lo stato dei luoghi e il degrado di tutta la zona in cui erano affondati i pescherecci.
I ROTTAMI SALUTANO LA CITTÀ – Danish, Godenwind, Grecale, Cristina I, erano i nomi quasi illeggibili dei relitti più grandi che occupavano, da anni, la riva destra, uscendo dal Porto canale. Il Godenwind era già stato rimosso, alcuni mesi addietro, poiché era oggetto di un sequestro per attività illecite (traffico di stupefacenti). I fantasmi di pescherecci che furono, oltre a deturpare la vista, erano divenuti ignobile scusa – grazie all’apporto creativo di una parte incivile della cittadinanza mazarese – per deporvi rifiuti di ogni genere: reti in disuso, plastiche varie, pneumatici di fogge e peso diversi. Il Grecale era ormai quasi totalmente corroso dalla ruggine. Il Cristina I, una volta tutto dipinto di bianco, aveva preso le sfumature a tutti note dell’ossido di ferro, e giaceva semi affondato in un acquitrino melmoso e maleodorante grazie alla mondezza variopinta che aveva al suo interno. Altri due pescherecci – che facevano orribile mostra di sé – piuttosto che ormeggiati apparivano faticosamente aggrappati alla banchina, visto che il fondale, ancor oggi, è ridotto a pochi centimetri. Addio, quindi, anche a queste due ex cloache, dal nome sconosciuto, che accoglievano frigoriferi, funi lise, bottiglie di detersivo in plastica vuote, pedane di legno, seggiolini di automobili, bidoncini, e fango, putrescente, a piene mani.
IL FANGO – Da alcune foto, a corredo di questa inchiesta, si nota che la spessa coltre di fanghi, depositatisi nei decenni di incuria del Porto canale, non promettono nulla di buono: né per il colore né per l’odore. Rottami di ogni tipo – eliche, alberi motore, portelloni e altri pezzi di pescherecci – sostano temporaneamente sulla banchina del porto in attesa di essere smaltiti dalla ditta che si è aggiudicata l’appalto di questa prima fase di bonifica dell’area. Stessa sorte toccherà al fasciame in legno derivante dalla rottamazione di un altro relitto.
LA CAPITANERIA È L’UNICA COMPETENTE IN MATERIA – L’Autorità marittima ha emesso l’ordinanza (n. 16/2014 in data 13 maggio 2014), volta a regolamentare l’uso dello specchio acqueo anche per prevenire possibili sinistri marittimi durante l’esecuzione dei lavori di demolizione. La Guardia costiera vigila, inoltre, affinché le unità in transito si tengano a debita distanza dalla zona delle operazioni in corso, mediante il costante pattugliamento dell’area con un battello pneumatico e attraverso gruppi operanti via terra. Oltre alle verifiche circa l’esecuzione regolare degli interventi di rimozione, risulta necessario prevenire, ove possibile, eventuali inquinamenti marini e comunque controllare il corretto smaltimento e avvio a discarica dei rifiuti prodotti.
Le operazioni si concluderanno nei prossimi giorni, dato che sono a buon punto e visto che sono iniziate circa un mese addietro. Tanto, infatti, era il tempo stimato dalla stessa Capitaneria per concludere i lavori.

Dalla Capitaneria di porto un grande regalo alla città

MAZARA DEL VALLO (TP) – L’inizio delle operazioni dei lavori per la rimozione dei relitti abbandonati lungo le rive del fiume Mazzaro è frutto dell’approvazione dei contratti da parte del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Tutte le pratiche burocratiche per arrivare a questo primo risultato sono state avviate e coordinate dalla locale Capitaneria di porto tramite il capitano di fregata, Davide Accetta.
Aggiudicataria dei lavori è risultata una ditta mazarese, autorizzata dalla stazione appaltante della Direzione marittima di Palermo. Quest’ultima ha, altresì, nominato direttore per l’esecuzione del contratto il comandante stesso, Accetta.
“Mi occuperò personalmente – ha spiegato quest’ultimo – di vigilare sull’andamento e la regolare esecuzione dei lavori. Siamo orgogliosi di poter restituire alla città circa 100 metri lineari di banchina occupati, da più di un decennio, da relitti abbandonati da soggetti privi di qualsivoglia scrupolo e senso civico e che hanno creato un evidentissimo danno a questa collettività”.
Per rimuovere le prime quattro imbarcazioni (Grecale, Cristina I, Satiro e Beruschi Dionisio), lo Stato ha dovuto impegnare circa 250 mila euro, a seguito di una serie di indagini e procedure amministrative che la Capitaneria di porto di Mazara del Vallo ha preventivamente posto in essere nel rispetto delle norme vigenti. Seguiranno nei prossimi mesi le rimozioni degli altri relitti per i quali la Capitaneria ha già avviato le preliminari attività amministrative.

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