Discariche abusive, un altro rischio infrazione per la Sicilia - QdS

Discariche abusive, un altro rischio infrazione per la Sicilia

Rosario Battiato

Discariche abusive, un altro rischio infrazione per la Sicilia

giovedì 19 Giugno 2014

I siti illegali sono 24: sanzione richiesta di 256mila € al giorno, dal momento della sentenza all’esecuzione. Denuncia M5S: l’avvocato generale della Corte Ue presenterà le sue conclusioni il 4 settembre

PALERMO – A rimestare nell’elenco delle procedure di infrazione comunitarie che riguardano la Sicilia si trova un po’ di tutto. Nel vasto firmamento della folle gestione siciliana non potevano mancare le discariche abusive, vero cruccio dell’Isola, che può vantare già un pessimo sistema di gestione legale che registra uno smaltimento di 2 milioni di rifiuti urbani in discarica (83% del totale) e di questi il 41% (dato relativo al 2011) non viene sottoposto a nessuna forma di pre-trattamento. La sua porzione illegale ha fatto registrare 218 invasi illegali in tutta Italia, e ben 24 soltanto in Sicilia, senza piani di riassetto. Lo denuncia il M5S in una interrogazione alla Camera dei deputati. Ancora una volta il rischio sanzioni è dietro l’angolo.
A questo punto non è soltanto un problema ambientale e gestionale, situazioni che sarebbero comunque sufficienti per far saltare sulla sedia dei virtuosi amministratori, ma anche economico perché le sanzioni che Bruxelles potrebbe comminare all’Italia, e quindi anche alla Sicilia, sono salate: poco più di 250mila euro al giorno e pronte a essere scoccate giù durante il semestre di presidenza Ue. In tutto il Paese ci sono 218 discariche illegali di rifiuti e 5 invasi senza piani di riassetto ancora aperti.
“Per capire come intende muoversi il governo per evitare una nuova condanna dalla Corte di Giustizia europea, – si legge in una nota del M5S – la deputata palermitana Claudia Mannino, membro della commissione Ambiente di Montecitorio, ha presentato una interpellanza urgente alla Camera per capire ‘quali iniziative straordinarie e urgenti intenda adottare l’esecutivo per giungere, il più rapidamente possibile, alla rimozione di tutte le inottemperanze giuridiche che sono causa della condanna inflitta al nostro paese nell’aprile del 2007, in considerazione del fatto che il permanere delle stesse situazioni è all’origine di una probabile seconda condanna, da parte della Corte Europea’”.
L’Italia complessivamente deve difendersi da 116 procedure di infrazione e anche se il decreto approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso venerdì (#AmbienteProtetto) dovrebbe in teoria aprire le porte a interventi più veloci proprio per ridurre le infrazioni Ue, la malattia che riguarda il settore dei rifiuti è endemica e non facilmente curabile, soprattutto in Sicilia.
Intanto il tempo passa, ma le soluzioni languono. “Basti pensare – ha spiegato la deputata Mannino – che sono passati ben undici anni da quando la Commissione europea ha aperto la procedura di infrazione 2003_2077 riguardante le discariche abusive. Sono trascorsi sette anni da quando la Corte di Giustizia europea, sullo stesso provvedimento, ha condannato l’Italia per non aver ottemperato agli obblighi previsti da alcuni articoli delle direttive 75/442/CEE, 91/689/CEE e 1999/31/CE concernenti i rifiuti, quelli pericolosi e la gestione delle discariche”.
Il 16 aprile del 2013, quindi oltre un anno fa, la Commissione europea aveva presentato un nuovo ricorso contro l’Italia, “chiedendo alla Corte di ordinare al nostro Paese di pagare una penalità giornaliera di 256.819 euro per violazione delle direttive ignorate, dal giorno in cui sarà pronunciata la sentenza fino a quello dell’esecuzione, oltre a una somma forfettaria di 28.089 euro al giorno per il numero di giorni di persistenza dell’infrazione a partire dal 26 aprile 2007 al giorno della pronuncia della nuova sentenza”. Il 3 giugno si è svolta la prima udienza, mentre l’avvocato generale della Corte presenterà le sue conclusioni sulla causa per l’inadempienza sulla gestione dei rifiuti il prossimo 4 settembre.

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