Renzi taglia dritto via Orsoni e Mineo - QdS

Renzi taglia dritto via Orsoni e Mineo

Carlo Alberto Tregua

Renzi taglia dritto via Orsoni e Mineo

giovedì 19 Giugno 2014

Ma ha preso meno voti di Veltroni

La vittoria del Partito democratico col 40,8 per cento dei voti validi non deve fare dimenticare che Renzi quest’anno ha preso meno voti (11 milioni) di Veltroni (14 milioni alle politiche del 2008). Tuttavia non si può disconoscere che gli italiani, che ancora coraggiosamente vanno a votare turandosi il naso (ricordiamoci di Montanelli quando si riferiva alla Dc), l’hanno investito di una grande responsabilità.
Il giovane Matteo è dotato di ricca personalità e dietro l’apparente bonomia della sua espressione visiva nasconde un forte carattere che ci ricorda l’Iron lady e Tony Blair.
è partito con la rottamazione e ci è riuscito, ha detto che avrebbe asfaltato tutti quelli che si fossero messi sul suo cammino e due asfaltati ci sono già: Corradino Mineo e Giorgio Orsoni.

Il nuovo “talebano di Telekabul” ci ricorda Sandro Curzi. Non aveva messo in conto di avere a che fare con un segretario-presidente diverso dai pesci lessi che l’hanno preceduto. Cosicchè l’unico risultato che ha ottenuto è stato un momento di notorietà, perché ora verrà relegato in qualche angolino se ancora vuol restare nel nuovo Pd che intende cambiare l’Italia.
La vicenda di Giorgio Orsoni è emblematica. Prima patteggia con riferimento all’accusa di finanziamento illecito e accetta una condanna a quattro mesi di reclusione (sospesa) e a diecimila euro di multa. Checché ne possano pensare alcuni, chi accetta una condanna si dichiara automaticamente colpevole.
Poi come se nulla fosse accaduto, attraversa il Canal grande e si va a sedere di nuovo nella poltrona di sindaco: un comportamento ridicolo. Con altri dirigenti ex comunisti, che si proteggevano a vicenda, l’avrebbe passata liscia, ma con Renzi no: con le buone maniere l’ha cacciato l’indomani.
I segnali che sta lanciando, uno dopo l’altro, il segretario-presidente, sono inequivocabili: via corrotti ed indagati da dentro il Pd, con la conseguenza che è abilitato a chiedere che gli altri partiti o movimenti si comportino allo stesso modo. Allontanamento di coloro che vogliono opporsi alle riforme. L’atteggiamento di Mineo è stato fazioso, quando ha affermato che lui le riforme le vuole. 
 

Nel nostro Paese si parla da trent’anni di riforme, ma nessuno mai le ha fatte. Perché? Perché andavano a toccare privilegi acquisiti e interessi privati incrostatisi nei decenni. Renzi ha persino tagliato una struttura chiamata Magistrato delle acque,  presente a Venezia da oltre 500 anni. Con lo stesso metodo dovrà tagliare altre strutture pubbliche totalmente inutili, che sono servite a politici trombati o a burocrati raccomandati.
Però, una materia è totalmente ignorata dal leader Pd: il Sud. Non è possibile tacere sul sottosviluppo del 40 per cento del territorio ove risiede oltre un terzo della popolazione nazionale.
Beninteso, Renzi non deve pensare a una politica clientelare e parcellizzata, come hanno fatto democristiani, socialisti e comunisti dell’epoca, nonchè Centro-destra e Centro-sinistra negli ultimi vent’anni. Deve invece imprimere una svolta alla gestione di Regioni e Comuni meridionali.

In che senso? Nel senso di costringere con leggi ordinarie o costituzionali (nel caso di Regioni a statuto speciale), quelle amministrazioni a tenere i conti in ordine, cioè in equilibrio tra entrate e uscite, e ancor più a destinare almeno la metà della spesa verso gli investimenti, riducendo all’osso quella corrente.
Renzi ha in mano il rubinetto dei trasferimenti verso Regioni e Comuni. Lo apra o lo chiuda in funzione della virtù di ognuno di essi. Regioni e Comuni, con i bilanci squilibrati, che continuano a spendere per favorire clienti e raccomandati devono ricevere sempre meno risorse in modo che si strangolino da soli.
Mentre a Regioni e Comuni virtuosi dovrà allargare i cordoni della borsa se sapranno aumentare la spesa per gli investimenti, contraendo sempre di più, invece, quella corrente.
Anche nell’ambito della stessa spesa corrente, bisogna mettere il catenaccio: privilegiare i servizi ai cittadini tagliando gli apparati. Niente macelleria sociale, bensì efficienza e utilità.

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