Disastro di Messina. Enti irresponsabili - QdS

Disastro di Messina. Enti irresponsabili

Carlo Alberto Tregua

Disastro di Messina. Enti irresponsabili

martedì 06 Ottobre 2009

Concessioni selvagge per immobili “regolari”

Ai tempi di Vito Ciancimino, sindaco, Palermo era la città più “regolare” d’Italia. Qualunque abuso era convalidato da bolli e timbri per cui nessuno andava in galera. Nonostante ciò, gli abusi effettivi proseguivano per conto proprio e la collina di Pizzo Sella, con oltre 100 villette che quel Comune non riesce a demolire, è immortalata in repertori televisivi e fotografici.
Basta girare le coste della Sicilia, e non solo, per trovare scempi edilizi conseguenti più da concessioni selvagge e meno da abusi. Il fenomeno da combattere è quindi l’irresponsabilità degli amministratori politici locali che, per scambiare il voto col consenso, hanno contribuito a deturpare questa nostra meravigliosa Isola.
L’ultimo disastro ambientale del messinese non è che la punta di un iceberg, ove si consideri che nella città dello Stretto sono ancora erette le baracche costruite “provvisoriamente” dopo il terremoto del 1908 e che il Belìce, a distanza di 41 anni, non è stato completamente ricostruito.

Tutto ciò dimostra un senso generalizzato di quella irresponsabilità istituzionale, sia a livello regionale che locale, dietro la quale si nasconde una diffusa corruzione materiale e morale. Nessuno (o quasi) ha mantenuto fede all’impegno del programma politico, nessuno (o quasi) ha posto il cittadino in cima alla propria azione, nessuno (o quasi) ha anteposto l’interesse generale a quello personale.
Qui e ora, è indispensabile ribaltare quei comportamenti e devono procedere in questa direzione i responsabili delle istituzioni che sino ad oggi si sono comportati in modo opposto. Questa conversione a U è difficile perché chi è abituato ad affrontare nelle sedi istituzionali i clientes, di colpo non può sbattere loro la porta in faccia.
Eppure questa conversione ad U va fatta, sia perché non ci sono più risorse per alimentare il cancro del clientelismo e sia perché la nostra Isola deve aumentare il tasso di sviluppo economico e sociale per portare il Pil dagli attuali 80 mld di euro a 120, con ciò rientrando nella media nazionale.

 
L’irresponsabilità è anche della classe dirigente siciliana (professionisti, imprenditori, sindacalisti e altri) che in questi decenni ha fatto pressione per ottenere vantaggi personali, mettendo sull’altro piatto della bilancia il consenso clientelare espresso in voti.
Esempi ne sono lo scempio che c’è nel messinese dove hanno costruito legalmente interi quartieri, lo scempio che c’è nelle coste da Palermo ad Alcamo, lo scempio che c’è nel Parco archeologico di Agrigento, e via enumerando. Questo squallido elenco, da cui nessuna Provincia e nessun Comune si salva, è talmente lungo che non basterebbero tutte le pagine di questo giornale per enumerarlo.
Però, la responsabilità primaria è degli amministratori locali, che hanno rilasciato autorizzazioni e concessioni, anche in deroga ai loro piani regolatori generali, per soddisfare la famelicità di imprenditori che fanno il loro mestiere, ma devono trovare il limite della loro azione nel baluardo degli amministratori, i quali devono tenere presente innanzitutto il decoro delle loro città, cosa che non è per niente avvenuta.

In questo quadro, va sottolineata l’irresponsabilità dei diversi assessori e dirigenti regionali al Territorio, perché era loro compito vigilare con attenzione sui comportamenti dei 390 Comuni, evitando che il clientelismo locale raggiungesse gli attuali livelli.
Mentre gli assessori hanno avuto (e hanno) una responsabilità politica, i dirigenti hanno responsabilità personale che, se rilevata dalla Corte dei Conti, diventa anche responsabilità patrimoniale. Dove erano questi dirigenti generali, che hanno guadagnato oltre 200 mila euro lordi all’anno e quando sono andati in pensione hanno ricevuto oltre 400 mila euro di liquidazione, oltre a una ricca pensione?
Quando si gira per le coste isolane e si vedono costruzioni che deturpano l’ambiente il pensiero deve correre subito a loro che, non avendo vigilato, hanno ingannato i cittadini i quali sapevano che c’erano dei custodi. Ma custodi di tesoretti privati e non dell’interesse generale.
Basta con questo andazzo. Basta con questo sperpero di risorse pubbliche date a chi non le merita. Il governo Lombardo sta tentando di cambiare rotta, ma deve imprimere una rapidità del mutamento che ancora non ha.

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