L’assessore alla Legalità, Rosario D’Agata: “Con questo atto daremo una sede a chi opera con fini sociali”. Approvato all’unanimità il documento per l’assegnazione degli immobili sequestrati
CATANIA – La sua assenza non consentiva di assegnare i beni, numerosi, sequestrati alla criminalità organizzata. Fino a oggi però. Il Consiglio comunale cittadino, infatti, con 26 voti su 26 presenti, ha dato il via libera al Regolamento che consentirà, come previsto dalla legge, di assegnare immobili e terreni della mafia ad associazioni presenti sul territorio che operino con fini sociali. Una necessità, dunque, salutata con favore dai rappresentanti delle varie realtà cittadine che dell’antimafia hanno fatto una bandiera.
“Occorre dare una sede a chi opera sul territorio con fini sociali – ha spiegato l’assessore alla Legalità, Rosario D’Agata – e noi abbiamo recepito con questo atto la grande intuizione del legislatore nazionale”. La normativa nazionale prevede infatti l’assegnazione dei beni per finalità istituzionali al Patrimonio del Comune che li può gestire in proprio o affidarli a titolo gratuito. Un modo per restituirli alla comunità.
D’Agata ha anche illustrato i criteri che hanno contraddistinto l’atto, improntato alla massima trasparenza, legalità e pubblicità, e ha anche evidenziato come l’assegnazione dei beni avverrà seguendo in modo scrupoloso le norme stabilite dalla legge nazionale. In particolare, ha voluto ricordare ai consiglieri il delegato del sindaco Bianco, “possono richiedere la concessione – ha detto – solo alcune associazioni che abbiano finalità di realizzare attività sociali sul territorio”.
Sono in totale 17 gli articoli di cui si compone il Regolamento, illustrati ieri mattina a Palazzo degli Elefanti dal sindaco, alla presenza dei rappresentanti delle associazioni antimafia e antiracket di Catania. In particolare, oltre la pubblicazione e aggiornamento frequente dei beni di volta in volta sequestrati dall’Autorità giudiziaria, il Regolamento prevede anche l’istituzione di uno sportello beni confiscati, le modalità di concessione, i criteri per l’assegnazione – che non potrà mai superare i 10 anni – le modalità di selezione e di controllo delle attività da parte di un’apposita Commissione formata da un dirigente del Patrimonio (presidente), da un dirigente dei servizi sociali (componente) e da un professionista esterno.
Il documento, inoltre, prevede una serie di responsabilità in capo all’associazione o ente con fini sociali al quale viene affidato un immobile: tra questi, la manutenzione ordinaria, le utenze e la pulizia. Nonché l’obbligo di dare comunicazione annuale del bilancio societario e dell’elenco dei soci.
A vigilare sulle assegnazioni ci penserà un’apposita commissione composta da un dirigente del Patrimonio, uno dei Servizi sociali e un professionista esterno. Secondo il Regolamento, infine, i beni non potranno essere assegnati a nessun organo di governo che sia costituito da parenti di dipendenti sino al quarto grado.