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Palermo – Due grosse grane da risolvere per il contratto di servizio Rap

Gaspare Ingargiola

Palermo – Due grosse grane da risolvere per il contratto di servizio Rap

mercoledì 25 Giugno 2014

Approvato dalla Giunta Orlando ormai due mesi fa, non è ancora arrivato in Consiglio comunale. I rallentamenti sono legati al taglio dei costi imposto dal Governo nazionale

PALERMO – Che fine ha fatto il contratto di servizio della Rap? Approvato dalla giunta due mesi fa, del testo che dovrebbe risanare un’azienda già in debito d’ossigeno si sono perse le tracce. Le ultime notizie lo danno alla Ragioneria comunale, mentre i sindacati iniziano a mugugnare perché senza risorse l’azienda della nettezza urbana ha già accumulato pesanti perdite.
Il contratto è nato col piede sbagliato a causa dei pesanti rilievi del segretario generale e della Ragioneria comunale e così la giunta Orlando e i dirigenti di piazza Pretoria sono corsi ai ripari per correggere il tiro, con il risultato che il contratto non è ancora finito nelle mani delle Commissioni competenti a Sala delle Lapidi. Il principale intralcio risiede nel decreto Irpef del governo Renzi (quello dei famosi 80 euro, convertito nella legge 89/2014 proprio nei giorni scorsi) che, fra le altre cose, impone agli Enti locali un taglio all’acquisto di beni e servizi per 2,1 miliardi di euro, con un contributo di 340 milioni da parte di Province e Città metropolitane. In questo contesto, l’esborso per il servizio di raccolta dei rifiuti non potrà discostarsi di molto dai 100 milioni di euro del vecchio contratto dell’Amia, mentre è escluso che alla Rap possano essere corrisposti i 130 milioni inizialmente previsti, perché i nuovi contratti non possono essere superiori ai precedenti, o quanto meno non devono prevedere prezzi maggiori a quelli Consip.
 
In pratica si impone a Province e Comuni di non aumentare gli stanziamenti per le partecipate o di farlo in ragione di un adeguamento dei prezzi e solo in presenza di un contestuale taglio ad altri beni e servizi. La Giunta Orlando sembra voler puntare su un aumento tariffario, che comunque dovrebbe fare riferimento ai dati Istat, per cui la sua efficacia è tutta da verificare.
L’altra spina nel fianco dell’amministrazione è il servizio di manutenzione stradale, che la spending review, in quanto servizio strumentale, impone di cedere ai privati. Le manutenzioni stradali valgono di per sé 14 milioni all’anno e se venissero a mancare rappresenterebbero una perdita forse irreparabile in questo momento. L’importanza di questo servizio per l’azienda presieduta da Sergio Marino è testimoniata dal fatto che in questo primo anno di vita gli operai hanno proceduto regolarmente con le riparazioni, come da statuto, che in realtà, però, parla di interventi d’urgenza in seguito a incidenti o danni gravi e improvvisi all’asfalto.
Il consigliere di Forza Italia Angelo Figuccia ha sferrato un attacco mirato proprio su questo argomento: “Nello statuto attualmente in vigore le manutenzioni stradali sono citate in modo generico, adesso l’amministrazione ha proposto alla Commissione Partecipate che la Rap si occupi di progettazione ed esecuzione di lavori stradali. E tutti quelli effettuati in questi undici mesi come vengono giustificati? I dipendenti dell’azienda hanno svolto mansioni che, per statuto, non potevano svolgere? Prima di proporre modifiche allo statuto, Orlando e i suoi assessori sottopongano all’esame del Consiglio comunale il contratto di servizio affinché sia fatta la massima chiarezza sui ruoli e sui compiti dei dipendenti della Rap, che in questi ultimi mesi hanno già dovuto sopportare parecchi sacrifici, prima di chiederne loro altri”.
Nel frattempo i debiti della partecipata crescono e i dipendenti sono preoccupati per il loro Tfr: “A incrementare il clima di tensione e stanchezza dei lavoratori Rap – ha affermato il segretario regionale di Fit-Cisl Ambiente, Dionisio Giordano – oltre al rischio di ritardi nel pagamento della quattordicesima e all’assenza dell’atteso contratto di servizio, si aggiunge la mancata consegna da parte della curatela fallimentare di Amia del modello Sr52, che consente ai dipendenti di recuperare il trattamento di fine rapporto presso il Fondo di garanzia dell’Inps. Dovrebbe essere mortificante, per chi si rende protagonista di queste inefficienze, non riuscire a trovare soluzioni adeguate”.
“Chiediamo – ha concluso – al Tribunale fallimentare di intervenire. Non vorremo trovarci nella spiacevole condizione di proclamare un’assemblea sotto la sede della curatela in piazza Vittorio Emanuele Orlando. I lavoratori sono già stremati da condizioni strutturali dell’azienda al limite della dignità”.

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