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Catania – Il Tar rischia di essere soppresso. Politica e istituzioni si mobilitano

Melania Tanteri

Catania – Il Tar rischia di essere soppresso. Politica e istituzioni si mobilitano

mercoledì 25 Giugno 2014

Il sindaco Bianco: “Il provvedimento è privo di ogni ragionevolezza. Così si aumenteranno le spese”. Si è svolta al Comune una riunione urgente contro la decisione del governo

CATANIA – Una riunione urgente per chiedere al Governo di non sopprimere gli uffici del Tar di Catania. L’ha convocata il sindaco etneo, Enzo Bianco, a Palazzo degli Elefanti, per stilare un documento unitario da consegnare al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano e al presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, affinché si convinca quanto possa diventare antieconomico e antidemocratico eliminare il Tribunale amministrativo catansese.
Dopo la vera e propria levata di scudi contro il provvedimento del Governo, da parte di esponenti del mondo della politica, dell’economia, della Giustizia, si è dunque passati alla fase operativa: senatori, deputati nazionali e regionali, rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni, tutti riuniti per salvare il Tar. “Un piccolo miracolo”, come lo ha definito il sindaco Bianco. “Il fatto che all’incontro fossero presenti i rappresentanti di tutte le forze politiche, le forze sociali e produttive e gli operatori della Giustizia, i quali, ciascuno con le proprie ragioni, sono stati compatti nel chiedere di mantenere il Tar a Catania – ha sottolineato ancora il primo cittadino – significa che la strada percorsa è quella giusta e che abbiamo una grande forza. Spero solo – ha proseguito – che la norma riguardante i Tar non sia inserita in un decreto legge così avremo più tempo”.
In ogni caso, ha assicurato Bianco, i rappresentanti dei cittadini saranno pronti alla massima mobilitazione per scongiurare l’ipotesi che, da più parti, è stata giudicata come una “follia”. “Il provvedimento – ha aggiunto ancora il sindaco – è privo di ogni ragionevolezza, innanzitutto perché, paradossalmente, chiudendo Catania non si riducono le spese, ma si aumentano. Anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ci ha fatto sapere che intende firmare la nostra richiesta – ha continuato – così come il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta”.
Da qui la necessità di stilare un documento in cui evidenziare, nero su bianco, le conseguenze che portare avanti un intento di questo genere potrebbe avere sulla popolazione locale, alla luce della mole di lavoro che il Tar etneo svolge. Come viene scritto dagli amministratori nel lungo testo indirizzato a Napolitano e Renzi.
“Vogliamo segnalare la specificità evidente del Tar di Catania che opera con una mole di lavoro assai consistente – si legge nel testo sottoscritto a Palazzo degli Elefanti. Siamo convinti che i tagli non possano essere effettuati penalizzando ciò che opera bene e che la città etnea, e con essa tutta la Sicilia orientale, non possa pagare il fatto di essere il più grande comune italiano non capoluogo di regione.
I numeri parlano chiaro – continua il documento: il Tar di Catania è il terzo in Italia dopo quelli di Roma e Napoli e ha un carico di lavoro doppio rispetto a Palermo. Serve più della metà della Sicilia, con 3 milioni di potenziali cittadini, la zona più dinamica e vitale della Regione. Si tratta di 5 provincie su 9 (Catania, Messina, Ragusa, Siracusa e Enna), un territorio dove ricadono 3 Distretti di Corte d’Appello (Catania, Messina, Caltanissetta). È quindi impossibile – si legge in conclusione – considerare il Tar catanese come una semplice sezione distaccata”.

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