Il Pubblico sperpera i siciliani crepano - QdS

Il Pubblico sperpera i siciliani crepano

Carlo Alberto Tregua

Il Pubblico sperpera i siciliani crepano

mercoledì 25 Giugno 2014

La legalità si serve con il lavoro

Il 23 maggio è stata celebrata la Giornata della Legalità, con il discorso del Presidente della Repubblica nel quale è stato indicato il primo nemico dei cittadini: la corruzione. Identico concetto è stato espresso dal Papa, quando ha bollato corrotti e corruttori come nemici dei cittadini.
Ma tutto ciò è abbastanza ovvio: di diagnosi si può morire. Difficile è trovare le terapie giuste e somministrarle al corpo malato degli italiani. I quali, però, devono ricordarsi che sono i primi attori, i mandanti di coloro che poi amministrano la Cosa pubblica a livello politico-istituzionale e burocratico.
Non tutti i cittadini si ricordano il loro ruolo primario nella Comunità. Soprattutto le fasce deboli, quelle che hanno bisogno, sperano che con la richiesta del favore possano risolvere i loro problemi. Però non li risolvono, perché i cattivi politici, ormai, hanno le mani legate dalla forte carenza di risorse finanziarie e, costretti a rientrare in un alveo ove i conti devono essere tenuti in regola, possono solo promettere a vuoto.

In Sicilia, la situazione è più grave che nelle regioni del Centro-Nord. Sei anni di crisi nera non sono frutto della crisi partita dagli Stati Uniti nel 2008. Piuttosto, è la conseguenza di comportamenti scellerati di presidenti e assessori regionali, di consiglieri-deputati regionali, di burocrati di ogni livello che hanno creato una situazione insostenibile.
E con essi la responsabilità ricade anche sulla Classe dirigente siciliana (professionisti, imprenditori, sindacalisti, associazioni di consumatori, associazioni ambientalistiche, Club service e altri) che hanno continuato a emettere fiato dalla bocca senza intraprendere alcuna energica azione,  per costringere gli scellerati politici e burocrati a funzionare, facendo né più e né meno che il proprio dovere.
Tutti costoro hanno sperperato le risorse pubbliche, hanno redatto bilanci di Regione e Comuni falsi – molti Enti sono in dissesto – ma, per tutto questo, nessuno paga.
La Corte dei Conti ha agito con puntualità e precisione, denunciando tali comportamenti e, in occasione della parifica del bilancio regionale, ha svolto pesantissime requisitorie che non si sono concluse col negare il giudizio di parifica.

 
Comprendiamo le valutazioni che hanno fatto i giudici contabili, per senso di opportunità, emettendo alla fine il giudizio di parifica. Ma ci auguriamo che il prossimo 3 luglio questo non accada. Se si verificasse la bocciatura senza appello del bilancio regionale 2013, scatterebbe l’articolo 8 dello Statuto, con il conseguente scioglimento di Assemblea e il dimissionamento forzato di Crocetta. Con ciò, finalmente, il popolo siciliano si libererebbe di tanta gente inutile a ribaltare lo stato comatoso in cui ci troviamo.
Politici e burocrati non si rendono conto (o non vogliono) che i siciliani stanno crepando, i giovani sono disperati, ma anche cinquantenni e sessantenni non ne possono più nel vedere l’arretratezza della nostra economia, senza lavoro e prospettive.
Le strade si stanno svuotando, ci sono meno macchine in circolazione, i chioschi di carburante denunciano un terzo in meno delle vendite, i consumi alimentari diminuiscono.
Cosa ci vuole per far capire a codesti irresponsabili che devono togliersi dai piedi?

I consiglieri-deputati continuano a percepire regolarmente 20 mila euro al mese lordi, decine di dirigenti 240 mila euro all’anno, il segretario generale dell’Ars 500 mila, Crocetta 286 mila, un usciere dell’Ars 120 mila, i dipendenti regionali un terzo in più dei loro colleghi statali, i pensionati regionali il 40% in più dei loro colleghi statali.
Tutti costoro hanno accumulato privilegi, non diritti acquisiti, e come tali dovrebbero cessare con urgenza, rimettendo equità fra tutti i dipendenti pubblici, uniformando stipendi e pensioni.
Lo sperpero di denaro pubblico a danno dei siciliani è illegale, ma non abbiamo sentito nessun sindacato che rappresenti questi lavoratori dire una sola parola contro tale diffuso stato d’illegalità.
Anche la sanità pubblica non funziona, pur avendo al suo interno bravissimi medici e infermieri, ma l’apparato di raccomandati non fa andare avanti nulla. Questo è il nocciolo: raccomandati a casa, i bravi nei posti di responsabilità. è ora di finirla con l’inverso!

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017