Il mondo chiede più insegnamento. La scuola siciliana alla prova dei tagli - QdS

Il mondo chiede più insegnamento. La scuola siciliana alla prova dei tagli

Elisa Latella

Il mondo chiede più insegnamento. La scuola siciliana alla prova dei tagli

martedì 06 Ottobre 2009

Posto un limite alle graduatorie infinite: nella provincia di Messina non è stato confermato il posto a 730 docenti. La riforma Gelmini, appena partita, vuole razionalizzare quantità e qualità dell’offerta scolastica

MESSINA – Era il 1994, sono passati quindici anni. Quell’anno l’Unesco istituiva per il 5 ottobre la Giornata mondiale dell’insegnante, per evidenziare l’importanza di questa figura chiave nella guida delle nuove generazioni. Si è svolta ieri quindi la celebrazione di questa ricorrenza in oltre cento stati, molti dei quali hanno ancora  un numero insufficiente di insegnanti, a dispetto dell’obiettivo dell’insegnamento elementare universale da raggiungere entro il 2015. Insomma, occorrerebbero diversi milioni di maestri nel mondo in più.
Intanto in Italia, in Sicilia e a Messina quest’anno ce ne sono molti di meno. La classe docente ha indiscutibilmente fatto notizia nel 2009 tra riforme della scuola e proteste dei sindacati.
La riforma Gelmini a livello nazionale ha operato un taglio  di 42mila insegnanti; grazie ai 32mila pensionamenti, sono stati  tra i 10 e i 15 mila insegnanti precari a non avere l’incarico.
Il decreto-legge Gelmini 137 del 2008, convertito nella legge 169 del 2008 ha reintrodotto a partire dal 2009 il maestro unico nella scuola primaria in sostituzione del precedente sistema con tre insegnanti ogni due classi. I genitori possono optare per il tempo pieno superiore alle 24 ore settimanali (scelta compiuta dal 90% delle famiglie). Si prevede che il reclutamento del personale docente debba in ogni caso essere pianificato  sulla base delle esigenze previste da questa e da  altre novità, con  una riduzione di 7,8 miliardi di euro della spesa pubblica scolastica tra il 2009 e il 2012, e la mancata immissione in ruolo di 85.000 docenti precari.
 
Secondo i dati dell’ufficio scolastico regionale della Sicilia sono stati tagliati nella scuola primaria 1.549 posti di cui 209 a Messina; nella scuola secondaria di primo grado se ne contano in meno 1.501, di cui 183 nella città dello Stretto, che ne ha persi poi altri 177 sui 1.455 venuti a mancare a causa dei tagli nella scuola secondaria di secondo grado.
Infine sono 693 gli insegnanti di sostegno che non hanno avuto la conferma del posto: di questi 161 posti in meno riguardano Messina. A queste cifre si aggiungono i numeri che riguardano il personale non docente ( Ata). Sembra che la volontà sia quella di porre un limite a graduatorie infinite che alimentano speranze invano, in un settore in cui i conti non sembrano tornare. Notevoli le proteste dei sindacati dei mesi e delle settimane scorsi ( tra cui quelle della Flc – Cgil, del Cip (Comitato insegnanti precari) e dello Sfida, il sindacato dei genitori degli alunni disabili).
Le regioni meridionali sono state le più toccate dalla riforma Gelmini, anche perché in un contesto in cui le realtà imprenditoriali sono poche e le opportunità lavorative di meno, la scuola ha assorbito (e in parte arruolato nelle fasce del precariato) dagli anni Sessanta ad oggi, una notevole fetta dei laureati provenienti praticamente da quasi  tutte le facoltà universitarie.
Erano i precari stabili. Solo che ora anche “la stabilità del precariato” sta finendo.

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