Ritardi pagamenti, attuare lettera Ue - QdS

Ritardi pagamenti, attuare lettera Ue

Carlo Alberto Tregua

Ritardi pagamenti, attuare lettera Ue

venerdì 27 Giugno 2014

Multe pesanti per l’infrazione

La Commissione europea, ancora in carica, ha inviato all’Italia una serie di lettere di messa in mora per il gravissimo ritardo nei pagamenti delle Pubbliche amministrazioni nazionali, regionali e comunali.
La Banca d’Italia stima in 100 miliardi i debiti nei confronti delle imprese, il che significa che le stesse sono indebitate con le banche per un pari importo. Se le imprese potessero incassare i loro crediti in trenta giorni  così come prescrive la direttiva Ue 7/11 e il D.Lgs 192/12 che l’ha recepita dal primo gennaio 2013, utilizzerebbero gli affidamenti bancari per investimenti e la crescita del loro business.
Il danno che il settore pubblico fa all’economia è enorme, perché di fatto intercetta gli affidamenti bancari alle imprese, distorcendone l’utilizzo: da attività a copertura di crediti non riscossi.
Non si capisce il fastidio del ministro dell’Economia Padoan di fronte all’apertura della procedura d’infrazione, perché ha dimenticato i numerosi ammonimenti cui il Paese ha risposto con una sordità inaudita.

Vero è che pesce lesso-Letta aveva messo in moto i pagamenti, liquidandone cinque-sei miliardi, ma non ha avuto la forza di affrontare il grosso.
Renzi, nel salotto di Vespa, si è impegnato a liquidare sessanta miliardi entro il 21 settembre prossimo, giorno del suo onomastico. Vespa ha accolto la sfida e ha detto che se questo accadrà, si farà a piedi da Firenze a Monte Senario, circa 17 chilometri. Ma se non accadrà, il bravo Matteo si sarà mangiata la faccia. Lo attendiamo alla prova.
Sappiamo benissimo che la coperta è corta, ma proprio nella capacità di stringere il letto si vedrà la bontà  dell’azione di questo governo.
Fuori di metafora, il letto è la spesa pubblica corrente, non quella per investimenti o per  servizi sociali. Renzi deve tagliare apparati, clientele e raccomandati, indennità e stipendi anomali, e pagare parlamentari allo stesso modo di quelli europei, nonché burocrati e dipendenti in ragione della loro capacità di conseguire risultati. Spese per apparati all’osso, servizi molto più efficienti e di qualità, per soddisfare i cittadini-datori di lavoro, esigenti e capaci di controllare.
La procedura d’infrazione è l’inizio di un incendio. Occorre spegnerlo subito.

 
Il 3 giugno, l’Ue ha inviato una serie di raccomandazioni ai 28 Stati membri. All’Italia ne sono arrivate otto. Analizziamole brevemente.
La prima riguarda l’insieme delle misure che servono per equilibrare il bilancio 2014. I dubbi sulla capacità di frenare la crescita del debito pubblico, arrivato a 2.146,4 miliardi nel mese di aprile, sembra inarrestabile.
Il debito aumenta perché il Pil è diminuito di sei punti in dieci anni e quest’anno la crescita sarà insignificante. Per conseguenza, il gettito delle imposte è diminuito, anche se Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza continuano un ottimo lavoro, portando in cassa dodici miliardi l’anno dall’evasione. Renzi deve fare una lotta senza quartiere alla spesa corrente improduttiva e clientelare, girando le risorse così recuperate alla spesa per investimenti.
La seconda raccomandazione riguarda il trasferimento del carico fiscale dai fattori produttivi a consumi, beni immobili e ambiente.

La terza raccomandazione riguarda la trovata efficienza della Pa e l’utilizzo di tutti i fondi Ue.
La quarta indica il rafforzamento del settore bancario per rinvigorire i prestiti all’economia reale.
La quinta obbliga a valutare le riforme nel mercato del lavoro.
La sesta indica la necessità di misurare i risultati della scuola. La settima, la necessità di semplificare l’insieme delle norme a vantaggio di imprese e cittadini. L’ultima vuole che sia garantita la pronta e piena operatività dell’Autorità di regolazione dei trasporti entro il prossimo settembre, nonché approvare l’elenco delle infrastrutture strategiche.
Se il governo Renzi sarà capace di attuare le otto raccomandazioni, elencate prima lapidariamente, l’Italia farà un grosso balzo in avanti. Ma perché ciò accada, servono riforme urgenti e costringendo i dirigenti pubblici a raggiungere i risultati, pena la risoluzione dei loro contratti. Infatti, i dirigenti si valutano per i risultati conseguiti e non per il padrinaggio di questo o quell’uomo politico.
Avanti il merito, al rogo il favoritismo.

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