Obbligo di accettare pagamenti con pos ma liberi di usare contanti - QdS

Obbligo di accettare pagamenti con pos ma liberi di usare contanti

Serena Giovanna Grasso

Obbligo di accettare pagamenti con pos ma liberi di usare contanti

giovedì 03 Luglio 2014

Il consumatore, fino a 999 euro, può sempre pagare in banconate

CATANIA – Ad appena quattro giorni dall’entrata in vigore dell’obbligo per i professionisti italiani di accettare i pagamenti superiori all’importo di 30 euro con il Pos non è possibile trarre alcun tipo di conclusione. Ciò che però al contrario è possibile affermare è che la seguente modalità, nata con l’intento di favorire la tracciabilità e conseguentemente massimizzare il contenimento dell’evasione fiscale, non fa altro che aumentare l’aggravio economico a cui dovranno sottoporsi non semplicemente le imprese ma anche ogni tipo di professionista, dipendente e collaboratore. La Cgia di Mestre ha stimato che un’azienda il cui ricavo è di 100 mila euro annui, subirà un’incidenza pari a 1.200 euro conseguente all’uso del Pos, spese ripartite tra canone mensile, canone annuale e percentuale di commissione sull’incasso.
Dall’altra parte dobbiamo aggiungere la sostanziale mancanza di utilità effettiva e soprattutto l’inefficacia: infatti, l’intento originario che si impegnava a perseguire l’articolo 15 ai commi 4 e 5 del dl n.179 del 18 ottobre 2012 come abbiamo anticipato era quello di aumentare la tracciabilità per diminuire l’evasione fiscale, obiettivo cui è impossibile tendere nel momento in cui il decreto non prevede alcun tipo di sanzione nei confronti di chi non rispetterà l’obbligo di dotarsi dell’apparecchio che permette di pagare con bancomat e carta di credito. Dunque, dal punto di vista normativo non esiste alcuna forma di vincolo che imponga il possesso del pos, situazione che dunque tenderà a disincentivare il professionista che ne trarrebbe solo svantaggi a causa dei costi di “mantenimento”.
Ora, bisogna distinguere opportunamente tra la normativa finora analizzata e il provvedimento che abbassa a 1.000 euro la soglia limite per effettuare un pagamento in contanti. La motivazione che ha spinto ad abbassare il limite è la medesima, ovvero il tentativo di potenziare la tracciabilità. Dunque, a causa di questo comune denominatore potrebbero insorgere malintesi e confusione che in questa sede siamo tenuti a chiarire. Il seguente provvedimento si applica ai debitori che sono tenuti a pagare necessariamente con l’ausilio di carta di credito o bancomat gli importi pari o superiori ai 1.000 euro, mentre è a discrezione del soggetto il pagamento inferiore a tale somma (comprensivo anche della soluzione in contanti). Inoltre, è ritenuta illegale la scelta di optare per una parcellizzazione dell’importo superiore ai mille euro al fine di eludere il sistema di tracciabilità.
Infine, ciò che urge sottolineare è la netta distinzione che separa i due modelli di tracciabilità: nel primo caso l’obbligo è dal parte del professionista di accettare il pagamento con il pos importi superiori a 30 euro, nel secondo caso di pagare con soluzioni tracciabili (assegni non trasferibili, bonifici bancari, carta di credito o bancomat) gli importi superiori ai mille euro.
 
Dunque, è evidente che il primo caso non presenta alcun obbligo di pagamento tracciabile, che altrimenti cozzerebbe rispetto al secondo caso.

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