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Palermo – Favorita chiusa alle automobili. Sperimentazione poco riuscita

Gaspare Ingargiola

Palermo – Favorita chiusa alle automobili. Sperimentazione poco riuscita

mercoledì 16 Luglio 2014

L’amministrazione comunale ha comunque manifestato ottimismo, valutando sviluppi futuri. Si tirano le somme di un’iniziativa aspramente criticata da molti cittadini

PALERMO – È terminata il weekend del 21 e 22 giugno la sperimentazione della chiusura al traffico di viale Ercole, che impediva ad auto e moto di accedere alla Favorita direttamente dallo storico ingresso di piazza Leoni. La sperimentazione, nei fatti, si è rivelata un flop, con il sindaco Leoluca Orlando e l’assessore alla Mobilità, Giusto Catania, costretti a fare un passo indietro e a tenere in considerazione le proteste feroci degli automobilisti e dei residenti, che ogni weekend restavano imbottigliati per ore nel traffico della zona. Un’eventuale seconda fase è stata rinviata al prossimo autunno.
“La sperimentazione – ha detto il sindaco Leoluca Orlando – è stata utile per comprendere molte cose sulle grandi potenzialità del nostro parco e abbiamo potuto constatare che c’è grande voglia di riprendersi la Favorita da parte dei cittadini palermitani, che hanno fruito del parco a piedi o in bicicletta. Nello stesso tempo ringraziamo i palermitani che hanno compreso le esigenze collettive e che hanno dovuto subire alcuni disagi dovuti alla mancata abitudine all’utilizzo di percorsi alternativi alla Favorita per rientrare da Mondello”.
E se è vero che la giunta aveva predisposto dei percorsi alternativi per raggiungere o tornare da Mondello, è altrettanto vero che già all’inizio della sperimentazione era stata costretta a ridurre l’orario di chiusura con la riapertura al traffico all’ora di pranzo per far defluire le lunghe code di automobili. “Era un provvedimento improvvisato – ha tuonato il consigliere del Pd, Sandro Leonardi – senza capo né coda, che ha prodotto solo disastri. Manca un progetto, un’idea, una viabilità alternativa, un sistema di parcheggi, un cartellone di iniziative culturali e sportive”.
Anche l’ex assessore comunale all’Ambiente, Giuseppe Barbera, su Facebook è stato critico con l’amministrazione sottolineando che “la chiusura della Favorita andava pensata nell’ottica del Piano di Lavoro che avevo messo in piedi con gli uffici”, un programma di interventi graduali che passava da risorse comunitarie, dal rilancio della mobilità dolce, dal reinserimento dell’agricoltura nella Riserva e da un dialogo con la Regione e i Rangers. Il Piano suddivideva i 235 ettari di verde in diversi settori e distingueva il parco urbano propriamente inteso, quello della Favorita, dalla Riserva di Monte Pellegrino, includendo anche le pedonalizzazioni di Villa Niscemi, Palazzina Cinese, Città dei ragazzi e Museo Pitré.
Gli obiettivi del Piano erano individuati per i seguenti settori.
AMBIENTALI – Consistevano, in particolare, nell’incentivazione del ruolo delle reti ecologiche con altre aree verdi della città e all’interno della Riserva e nella messa in sicurezza del sistema idrogeologico pedemontano.
CULTURALI – Puntavano al recupero e alla valorizzazione degli elementi della tradizione storica, come le antiche aree di caccia a uso del re, le aree agricole, costituite da agrumeti tradizionali e agricoltura asciutta (mandorli e ulivi), gli orti, i giardini (come quelli della Palazzina Cinese e di Villa Niscemi), i boschetti storici (come Bosco Niscemi e Bosco di Diana) e, infine, gli edifici a uso culturale e ricreativo; al recupero di altre strutture quali il tiro a segno di epoca bellica, la colonia comunale, il campo ostacoli, i campi Malvagno; al rapporto con le aree di margine del parco, ossia le ville storiche, le borgate costiere, gli impianti sportivi e la Città dei Ragazzi; al potenziamento di attività sportive e naturalistiche compatibili (orienteering, tiro con l’arco, nordic walking, arrampicata).
AGRICOLI – Valorizzazione degli agrumeti e delle aree agricole di interesse storico e paesaggistico.
VIABILITÀ – Regolamentazione degli accessi razionalizzando le attuali strade carrabili e considerando quelle perimetrali o interne al parco al fine di garantire, a fianco della mobilità automobilistica, la percorrenza ciclopedonale e sistemi ecologici di attraversamento (navette elettriche, stazioni di bike sharing, recupero dei sentieri a valle e a monte).

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