Petrolio, trivelle puntate sul redditizio mare siciliano - QdS

Petrolio, trivelle puntate sul redditizio mare siciliano

Rosario Battiato

Petrolio, trivelle puntate sul redditizio mare siciliano

martedì 22 Luglio 2014

Legambiente: quindici richieste di concessione, ricerca e prospezione in attesa di approvazione. Nel 2013, in Sicilia quasi un quinto della produzione nazionale di idrocarburi

PALERMO – Le trivelle sono caricate e pronte a colpire. Il mare di Sicilia è nel mirino di altre 15 richieste di concessione, ricerca e prospezione avanzate, a fronte di una estrazione attuale da 301mila tonnellate, il 41% del totale nazionale del petrolio estratto a mare. L’accusa arriva direttamente dall’ultimo report di Legambiente: “Canale di Sicilia da favola blu a incubo nero?” presentato da Goletta Blu in provincia di Ragusa nei giorni scorsi. Una risposta che resta sospesa tra Roma e Palermo, tra esigenze della politica energetica renziana e il recente accordo tra Regione e Assomineraria.
Ci sono quasi 13mila chilometri quadrati già interessanti dai cinque permessi di ricerca attualmente concessi nel mare di Sicilia. E altre 15 richieste in fase avanzata. Le ultime due per attività di prospezione sono state presentate nell’aprile scorso dalla Schlumberger Italia per un’area di 6.380 kmq. “Una riguarda il mare nella zona a largo di Agrigento – si legge nel report di Legambiente – e di fronte la costa orientale di Pantelleria, la seconda invece si pone l’obiettivo di indagare l’area che di recente il Governo ha messo a disposizione delle compagnie petrolifere”, che in altri termini sarebbe la Zona C nello Ionio meridionale compresa tra Capo Passero e Malta.
Poi ci sono le piattaforme attive. Si chiamano Gela 1, Gela Cluster, Perla e Prezioso, di proprietà della società Eni Mediterranea Idrocarburi, e Vega A, di proprietà di Edison. A queste se ne potrebbero aggiungere altre 4, oggi in fase di valutazione di impatto ambientale. "Due nel tratto di mare antistante Licata e Palma di Montechiaro – si legge nel report dell’associazione del Cigno –  e una di fronte la costa meridionale di Pantelleria, dove è già stato rilasciato anche un permesso di ricerca per 657 kmq di area marina. Oltre a queste c’è poi il progetto di ampliamento dell’attività estrattiva accanto alla piattaforma Vega A di Edison, a largo di Pozzallo, con un secondo impianto denominato Vega B”.
 
Quest’ultimo progetto ha ricevuto il parere positivo, con prescrizioni, da parte della Commissione tecnica di valutazione ambientale del ministero dell’Ambiente nell’agosto 2013, ma non c’è ancora stato l’atto definitivo. Ma la piattaforma B non ferma la fame di mare. Tra gli altri progetti al vaglio degli uffici ministeriale c’è anche l’istanza di Permesso di Ricerca della Transunion  Petroleum Italia e Nautical Petroleum, 496,5 kmq e a largo delle coste tra Scoglitti e Donnalucata in provincia di Ragusa.
La Regione sembra aver preso la sua decisione anche se in una una recente nota congiunta di Crocetta e dei sindacati sulla vertenza Eni di Gela – nei giorni scorsi sono giunte delle rassicurazioni da parte dei vertici della Raffineria – si leggeva la possibilità di rivedere l’accordo sottoscritto dalla Regione con Assomineraria, EniMed, Edison e Irminio Srl a inizio luglio che garantisce maggiori investimenti siciliani – 2,4 miliardi di euro – per accrescere l’occupazione e le garanzie di un ridotto impatto ambientale a fronte di una maggiore collaborazione nella concessione delle autorizzazioni per gli scavi e certezza della percentuale delle royalties. Anche il governo sembra andare nella direzione di una maggiore estrazione, ma non ci sono stati ancora atti concreti in tal senso.
E non possiamo certo dire che la Sicilia non contribuisca al bilancio energetico nazionale. Nel 2013 la quantità di petrolio estratta ha superato il milione di tonnellate, cioè il 18,5% della produzione nazionale (corrispondente a circa 5,5milioni di tonnellate di greggio).
 
Nei primi mesi di quest’anno la produzione siciliana a mare si è attestata a poco meno di 81mila tonnellate, circa un terzo in meno rispetto allo stesso periodo del 2013, mentre risulta aumentata del 60% la produzione a terra del primo quadrimestre di quest’anno. Una tendenza di lungo periodo visto che dal 2009 al 2013 la produzione di greggio a terra degli impianti presenti nella regione siciliana è aumentata costantemente di anno in anno, passando dai 556.084 tonnellate del 2009 alle 714.223 del 2013 con un incremento totale nei cinque anni del 28%.

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