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Il cibo uccide, il digiuno salva

Carlo Alberto Tregua

Il cibo uccide, il digiuno salva

mercoledì 23 Luglio 2014
Ne uccide più la gola che la spada, recita un vecchio detto popolare. Il libro dei Proverbi della Bibbia (23:20-21) , ribadisce il principio che la golosità è un peccato.
Al di là di questi aspetti, la verità è che il cibo uccide, il digiuno salva. Ovviamente la questione si pone da quarant’anni a questa parte, perché subito dopo la guerra la fame era nera e si mangiava, quando si poteva, raramente carne ed pesce.
Ai nostri giorni, invece, bulimia e obesità la fanno da padroni. Si dice che si mangi per stress, si mangi per piacere, si mangi anche con gli occhi (non solo le persone umane). La fame anomala porta alle guerre, alla violenza, alle prepotenze.
Per tornare alle cose di tutti i giorni, ci riferiamo al desco familiare come luogo nel quale tutti i componenti si dovrebbero riunire almeno una volta al giorno e certamente una volta la settimana. Ma questo non accade più perché gusti e abitudini dei singoli componenti sono diversi e non c’è più quel collante che unisce le persone, per stare insieme.
Questa dovrebbe essere la principale funzione del cibo. Una occasione per fare riunire le persone, in modo che esse possano scambiarsi idee, opinioni, progetti. 

Se ricordassimo che un grammo di grasso produce nove calorie e che ognuno di noi, in base all’età, ha una necessità oscillante fra 1100 e 1800 calorie al giorno, ci regoleremmo meglio.
L’importante non è mangiare molto, come si usa credere, per acquisire energie, ma mangiare sano, sempre nei limiti prima indicati. Poi importa quello che si mangia, ricordando che la dieta mediterranea è patrimonio culturale immateriale dell’umanità (Unesco).
Dovremmo capire che cosa è la nutriceutica. In parole semplici studia l’effetto dei cibi sul DNA: considera quali alimenti siano in grado di danneggiare o di proteggere o di riparare i nostri geni, sulla base di risultati scientifici precisi.
Molti sono sovrappeso e non tengono conto che quello in più danneggia tutti i sistemi vitali del corpo (circolatorio, respiratorio, digestivo, ghiandolare, intestinale e via elencando). Stare nei limiti di peso dovrebbe essere una esigenza della qualità della vita, da insegnare a scuola, se vi fossero docenti coscienziosi(ve ne sono tanti) e genitori responsabili.

 
Ma come si fa a misurare se il peso è giusto? C’è una formuletta che stabilisce il normopeso: dividere il proprio peso corporeo per il quadrato dell’altezza. Se il quoziente ottenuto è sotto 25 va bene, fra 25 e 30 si è in zona pericolo, sopra i 30 il pericolo diventa rosso.
Una regoletta è quella di non assumere cibo un giorno alla settimana, ma solo acqua e frutta. Un’altra orienta i cibi da scegliere nei cinque fondamentali: cereali, legumi, frutta, verdura e pesce, con esclusione di qualunque carne, salvo eccezioni.
Tanta gente si alimenta senza distinguere che cosa mangi e senza tener conto delle calorie che con il cibo ingerisce, perché non sono tutte uguali, ma servono ad alimentare i due metabolismi: il metabolismo basale che gestisce le funzioni primarie e abbisogna di sette – ottocento calorie ed il metabolismo per le funzioni volute da ogni essere umano che assorbe la differenza di calorie.
Ognuno di noi dovrebbe scegliere di nutrirsi, non di alimentarsi, cioè di mangiare cibi appetitosi ed utili al corpo, non dannosi. è una questione di buon senso.

Una breve nota sulla carne come cibo. Non so se tutti sanno che per ogni tonnellata di carne bovina occorrono trentaduemila metri cubi di acqua. Per far crescere una tonnellata di cereali, invece, ne bastano quattrocentocinquanta. Il che significa che per mangiare carne abbisognano quantità enormi non solo di acqua, ma anche di cibi. Questa considerazione dovrebbe indurre i popoli a diminuirne drasticamente il consumo.
Chi mangia poco vive più a lungo e, soprattutto, vive meglio. Non vediamo gente sovrappeso o obesa che si senta bene sia sul piano fisico che su quello psicologico. Chi si rimpinza di cibo non selezionato fa un danno a sé stesso e all’umanità che lo circonda.
La questione di fondo è che nessuno dovrebbe fare dieta alimentare, bensì scelta alimentare e scelta di stile di vita.
Chi è senza bussola, chi non riflette su come comportarsi e verso quali lidi andare, è in balia degli eventi e degli altri, mentre ognuno di noi ha il dovere di usare la bussola e la stella polare, per onorare la vita e rispettare il prossimo che, ovviamente, ci deve rispettare. Ma dobbiamo partire dal rispetto verso noi stessi.

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