Attività portuali, il tracollo dell’area insulare - QdS

Attività portuali, il tracollo dell’area insulare

Gianluca Di Maita

Attività portuali, il tracollo dell’area insulare

giovedì 24 Luglio 2014

Analisi dei dati pubblicati da Srm. Per Palermo interventi di bonifica e insediamento di un’area mista richiedono un investimento di 739 mln €. Messina è il primo porto siciliano per numero di navi ma necessita di oltre 77 mln di € per crescere

PALERMO – Tre anni per incentivare il trasporto marittimo. È stato presentato il 2 luglio a Napoli il lavoro conclusivo del Project Work svolto nell’ambito della VI Edizione del Master in shipping – Logistica, finanza e strategia di impresa dell’Ipe, pubblicato dall’Osservatorio studi e ricerche per il Mezzogiorno (Srm). Lo studio analizza le scelte strategiche che i porti italiani intenderanno prendere nel prossimo futuro e la disponibilità economica per sostenere le spese di miglioramento. Incrociando sia i dati dei Piani operativi triennali (Pot) che quelli riguardanti i Piani delle opere pubbliche, si può notare quanto lavoro c’è da fare sul piano logistico. Nel lavoro svolto, al fine di una più chiara comprensione delle scelte intraprese, i porti sono stati ripartiti in tre macro-aree: la Dorsale Tirrenica, la Dorsale Adriatica e l’Area insulare.
La prima area (Savona, Genova, Marina di Carrara, Livorno, Piombino e Napoli), trasporta il 51,20% dei passeggeri su scala nazionale e il 30,93% delle merci in totale. I lavori previsti ammontano a circa 1 mld e 40 milioni di euro, con una netta distribuzione prevalente delle risorse nell’ambito cantieristico. Facendo riferimento ai due porti più importanti di quest’area, quelli liguri di Savona e Genova, ci sono in progetto grandi investimenti che mirano ad un rilancio degli scali in maniera aggressiva. Lo scalo genovese ha intenzione di utilizzare circa 310 mln di euro per raggiungere gli obiettivi che si è prefissato per il triennio 2014-2016. Per questa ragione ha deciso di puntare fortemente sullo sviluppo di sistemi logistici integrati, sull’interoperabilità lungo la catena logistica che fa capo al porto e sul potenziamento del trasporto ferroviario e dell’intermodalità.
La seconda area, la Dorsale Adriatica ( Trieste, Venezia, Ravenna, Ancona e Taranto), rappresenta in termini di traffico marittimo il 32,65% del totale delle merci italiane e il 10,70% del totale del trasporto di passeggeri. La loro strategia è quella di unire le loro forze per promuovere la rotta dell’Adriatico settentrionale e presentarsi come alternativa ai porti del Nord Europa. Inoltre, l’alleanza prevede la cooperazione per lo sviluppo di collegamenti marittimi e l’entroterra, visite da compagnie di crociera, la tutela dell’ambiente, della sicurezza e delle tecnologie dell’informazione. Per questo motivo l’ammontare della disponibilità economica non è distribuito principalmente nel settore cantieristico ma in quello dei porti d’altura off-shore (ben 2 mld di euro).
La terza area, l’Area insulare, comprende solo i porti di Messina, Palermo e Olbia. Il totale delle merci trasportate, per questi tre porti, rappresenta il 4% sul totale del trasporto merci italiane, mentre per quanto riguarda il trasporto passeggeri, molto attivo nelle aree insulari, la percentuale è del 15,56%.
Per quanto riguarda Messina, è il primo porto siciliano per numero di navi. Tra gli obiettivi primari ci sono l’incremento del traffico crocieristico, di passeggeri e di quello siderurgico. Per la realizzazione di questi obiettivi sono necessarie risorse pari a 77,31 mln di euro, di cui circa 60 mln sono destinati all’ambito canteriestico. Centrale è la costruzione di un pontile in località Giammoro, allo scopo di concentrare le movimentazioni portuali del traffico siderurgico, alleggerendo così i porti di Messina e Milazzo.
 
Tra gli obiettivi di Palermo c’è invece una forte apertura del porto alla città, con la previsione di un’area ad attività mista e con un occhio alla tutela dell’ambiente, sia attraverso interventi di bonifica sia attraverso lo studio e la realizzazione dei progetti di elettrificazione delle banchine al fine di ridurre l’emissione di gas di scarico in atmosfera.
 
Inoltre per il porto di Palermo sono programmati lavori di restyling e di rifunzionalizzazione della Stazione Marittima che riguarderà̀ sia l’aspetto architettonico sia quello distributivo e funzionale. Anche la distribuzione delle risorse finanziare parla chiaro: 500 mln di euro saranno dedicati agli interventi ferroviari e stradali, 200 mln al settore cantieristico. È palese quindi l’intento di Palermo di diventare la Porta della Regione Sicilia, tuttavia per realizzare tutte le opere programmate sono necessari circa 739 mln di euro. Tali fondi non sono completamente disponibili, infatti, uno degli obiettivi principali dell’autorità portuale è incrementare la disponibilità delle risorse finanziarie.
 
Per quanto riguarda Olbia, il primo obiettivo è quello di riorganizzare la struttura amministrativa dell’Ente. Il porto è caratterizzato da una forte motivazione, soprattutto quella concernente l’obiettivo di collegare il porto alla città. L’area insulare prevede un costo per tutte le opere previste pari a 860,44 mln di euro. Molto meno quindi rispetto alle altre macro-aree e con una netta preferenza nella distribuzione delle risorse nell’ambito degli interventi ferroviari e stradali.

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