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Catania – Varianti urbanistiche insufficienti a colmare la mancanza di un Prg

Melania Tanteri

Catania – Varianti urbanistiche insufficienti a colmare la mancanza di un Prg

mercoledì 30 Luglio 2014

Il ruolo dei Comuni limitrofi nel contesto dell’Area metropolitana e in assenza di norme precise. Pianificazione urgente e necessaria. Di Salvo: “Serve uno studio di area vasta”

CATANIA – Sempre più urgente e necessario. Soprattutto considerato il numero delle varianti sulle quali si deve esprimere il Consiglio comunale, per dare nuove destinazioni alle aree cittadine per le quali sono scaduti i vincoli.
Il nuovo Piano regolatore generale della città, di cui tanto si è parlato, per cui tanto, negli anni, si è lavorato ma che ancora non ha visto la luce, torna a essere al centro della discussione politica, con il Consiglio comunale che, di fronte alle delibere portate in aula dall’amministrazione, torna ad alzare la voce chiedendo che venga predisposto lo strumento urbanistico che sostituisca quello attuale, il piano Piccinato, della fine degli anni Sessanta.
La discussione si è scatenata in seguito alla presentazione, da parte dell’assessore all’Urbanistica, Salvo Di Salvo, di quattro varianti urbanistiche, la prima delle quali relativa a un’area di circa 3.000 metri quadri situata tra la via Vagliasindi e il viale Vittorio Veneto. Una porzione di città che il piano Piccinato aveva individuato come “verde pubblico” apponendo dei vincoli oggi scaduti.
L’assemblea, dopo un lungo dibattito e spinta dal fatto che il privato proprietario dell’area si è rivolto al Tar che avrebbe potuto, in caso di inadempienza del Comune, nominare un commissario ad acta, ha approvato la variante destinando l’area a “verde pubblico attrezzato”, l’unica soluzione individuata dall’amministrazione per evitare di concedere cubature e mantenere, in qualche modo, la destinazione originaria.
Come ha spiegato l’assessore Di Salvo, “La variante è la possibilità di rigenerare una porzione di territorio – ha affermato prima del voto. La delibera e il dibattito hanno assunto un preciso profilo politico – ha sottolineato – quando in realtà ha un profilo solo procedurale e amministrativo, legato a una sentenza del Tar che intima l’amministrazione comunale a produrre gli atti. Auspichiamo che la Regione normi le aree metropolitane – ha proseguito – ma, nell’attesa, noi avvieremo un percorso di confronto e partecipazione con i Comuni limitrofi perché vogliamo arrivare a uno studio condiviso di area vasta”.
Ed è proprio questo ad aver spinto molti consiglieri, di opposizione ma anche di maggioranza, a chiedere alla Giunta Bianco un’accelerata sul Piano regolatore generale, che l’ex sindaco Stancanelli aveva predisposto, per evitare di procedere a colpi di varianti. E questo prima che vengano definite le città metropolitane. Una questione di metodo, come sottolineato dal vice presidente del Consiglio comunale, Sebastiano Arcidiacono.
“Credo che proseguire su questa strada possa portare a una deriva anche per quanto riguarda il senso stesso dell’esistenza del Consiglio comunale – ha affermato – che ha il compito di pianificare a livello generale e a dare regole valide per tutti perché tutti abbiano le stesse opportunità. E invece questa prospettiva manca – ha aggiunto. Lo strumento che garantirebbe tutti i cittadini – ha concluso –  è il Piano regolatore”.

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