Piccola Industria alle Banche: "Salvate le imprese siciliane" - QdS

Piccola Industria alle Banche: “Salvate le imprese siciliane”

Rosario Battiato

Piccola Industria alle Banche: “Salvate le imprese siciliane”

venerdì 01 Agosto 2014

Difficoltà di accesso al credito e pagamenti della Pa in netto ritardo: così si uccide il tessuto produttivo. L’appello: “Devono sfruttare tutti gli strumenti a disposizione per sostenere le Pmi”

PALERMO – Il ridotto accesso al credito e i ritardi nei pagamenti della Pa rappresentano alcune delle cause principali che stanno riducendo l’ossigeno delle pmi isolane. La sopravvivenza delle aziende siciliane, devastate da questa crisi di liquidità senza precedenti, è al centro dell’azione di Confindustria Sicilia, che lotta in una terra col più alto indice di disagio imprenditoriale d’Italia.
Gli industriali dell’Isola hanno chiamato a sostegno del tessuto produttivo il sistema creditizio che, secondo gli ultimi dati di Bankitalia, ha fatto registrare una ulteriore contrazione del credito nei confronti delle imprese. “Occorre intervenire – ha spiegato Giorgio Cappello, leader della Piccola Industria di Confindustria Sicilia, in occasione dell’incontro con il vicepresidente degli industriali siciliani, Nino Salerno, e i principali rappresentanti del sistema creditizio guidati dal presidente della commissione Abi Sicilia, Giovanni Chelo – perché sta per saltare in aria quel poco che è rimasto del sano tessuto industriale siciliano. Noi proseguiremo la battaglia avviata dal presidente Antonello Montante per tutelare le nostre imprese, garantirne il know how, preservarne la storia. E su questo non faremo sconti a nessuno”.
 
Un appello per aprire i rubinetti del credito nei confronti di artigiani, commercianti e agricoltori che Cappello considera “l’ossatura di questa regione”. E le banche, in questo percorso di rilancio, hanno un ruolo determinate nel sostenere le aziende del territorio “sfruttando tutti gli strumenti a disposizione”. A partire da quel Fondo di garanzia dello Stato che, per la Sicilia, è a costo zero ma “che non tutte le filiali conoscono a sufficienza”.  Alle sollecitazioni ha risposto Chelo che ha lanciato buoni segnali sia sul Fondo (“sensibilizzeremo le nostre reti”) che sulla liquidità: “a differenza di due anni fa, oggi i soldi li abbiamo e vogliamo impiegarli sul territorio per iniziative sane”.
L’allarme sull’accesso al credito per le piccole imprese di tutta Italia era stato lanciato nelle scorse settimane anche dall’Ocse nel rapporto “Financing SMEs and Entrepreneurs 2014”. Secondo l’autorevole organismo finanziario, le Pmi italiane hanno sofferto più delle altre l’accesso al credito dovendo sostenere tassi di interesse in crescita rispetto alle grandi imprese. Dal 2007 al 2012 la differenza tra il tasso di interesse per le Pmi e le grandi imprese si è praticamente triplicato, passando da 0,64 punti base a 1,80. La Banca Centrale Europea  ha ricordato che i tassi di interesse spagnoli e italiani, pari rispettivamente al 5 e al 4,3%, sono tra i più alti in Europa. Anche l’Osservatorio sul Credito alla Piccola Impresa, giunto alla sua quarta edizione e realizzato da Fondazione Impresa, ha rilevato una crescita nelle difficoltà di accesso al credito per le piccole imprese con meno di 20 addetti. Nel periodo ottobre 2013-marzo 2014 si è verificato un aumento di circa cinque punti percentuali (56,8% contro il 51,4% dello scorso anno) degli imprenditori che hanno riscontrato difficoltà di acceso ai finanziamenti.
Il quadro sulle difficoltà imprenditoriale si completa con la terza edizione dell’Indice di Disagio Imprenditoriale (ed. 2014) realizzato da Fondazione Impresa. La Sicilia è la regione che presenta le maggiori difficoltà per gli imprenditori, seguita da Umbria e Basilicata. "Gli indicatori più sfavorevoli – si legge nel rapporto – sono riconducibili, nello specifico, al contesto economico che vede per la Sicilia un sensibile calo di imprese attive (-6,48% dalla crisi in poi) unito ad una recessione pronunciata: perdita di 11,6 punti % di Pil dal 2008 al 2013". Elevato anche il tasso di procedure concorsuali (28,8 ogni mille imprese attive) e dal basso tasso di sopravvivenza delle imprese a 5 anni (pari al 44,5%).

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