Riassetto idrogeologico senza alcun progetto - QdS

Riassetto idrogeologico senza alcun progetto

Carlo Alberto Tregua

Riassetto idrogeologico senza alcun progetto

martedì 05 Agosto 2014

I danni costano più della prevenzione
 

Per un errore nel sistema di impaginazione, l’editoriale pubblicato oggi in prima pagina era in realtà una bozza, incompleta e con diversi refusi. Lo ripubblichiamo nella versione corretta. Le nostre scuse ai lettori.
 
 
Il disastro di Giampileri non ha trovato soluzioni. Tutto il territorio della Sicilia (ma anche dell’intero Paese) è a rischio idrogeologico. Dal dopoguerra in avanti si sono spese cifre enormi per risarcire i danni provocati dalle intemperie meteorologiche, che hanno trovato debolezze in un territorio non mantenuto.
L’ultimo disastro del mini-Vajont (Refrontolo) denota ancora incuria e incapacità di una classe politica e una classe democratica che puntano ai propri affari e ai propri privilegi, che non si interessano dei cittadini, loro datori di lavoro.
Certo, il territorio nazionale (Isole comprese), con una orografia marcata, presenta obiettive difficoltà per essere mantenuto in condizioni di sicurezza. Però i sindaci hanno messo la loro parte nel consentire la cementificazione del territorio, fuori da ogni logica di sicurezza, consentendo di costruire immobili anche sul letto di fiumi e torrenti secchi.
Non solo, ma nessuno di essi ha cantierato opere al riguardo.
 
Eppure vi sono ingenti risorse europee che aspettano solo di essere spese per aprire i cantieri ed effettuare le opere urgenti di messa in sicurezza del territorio.
La precedente assessora regionale Mariella Lo Bello, nel forum pubblicato il il 28 febbraio 2014, ci ha comunicato di avere prodotto al Cipe schede per opere di 400 parti del territorio siciliano a rischio R4 GPT1. Il Cipe avrebbe dovuto deliberare finanziamenti (che ci sono), pari a 5 miliardi. Sono trascorsi quasi sei mesi, non abbiamo alcuna notizia se il Cipe abbia preso in esame la richiesta dell’assessore regionale, né sappiamo che cosa abbia fatto l’attuale assessora Sgarlata, che però spara circolari fuori luogo.
In Sicilia, vi sono almeno trenta/quarantamila dipendenti pubblici, fra Regione, Comuni ed Enti, del tutto inutili ai servizi di cui ha bisogno la gente. Saggezza vorrebbe che essi fossero destinati a realizzare le opere urgenti di messa in sicurezza del territorio, anche per evitare disastri.
Sentiamo un’obiezione: ma non ne hanno le competenze. Se le facciano, oppure vadano a casa, perché non possono più succhiare il sangue dei siciliani, non facendo nulla o facendo danno, ma consumando risorse che non ci sono più.
Alla mancanza di iniziative da parte del governo regionale si aggiunge l’enorme pesantezza dei procedimenti burocratici e, soprattutto, la posizione dei signor no, cioè di quei dirigenti che dovrebbero tutelare il territorio per renderlo fruibile, ma che trovano più comodo negare le richieste di provvedimenti o ritardarne l’esito sine die.
Ci riferiamo, per chiarezza, ai soprintendenti i quali agiscono spesso con grande professionalità, ma altre volte in modo dannosamente burocratico per non far fare.
Sia ben chiaro che il QdS è contrario alla cementificazione. Perciò spinge nella direzione del recupero degli immobili e della loro utilizzazione. E spinge nella direzione della messa sul mercato della massa di immobili pubblici, regionali e comunali, cui cambiare la destinazione d’uso per renderli appetibili. Il QdS spinge anche per l’abbattimento di tutti quei manufatti di cemento abusivi che rendono pericoloso il territorio ove sono stati costruiti.
 
Mettere in sicurezza l’Isola non si può con una sola azione: ce ne vogliono tante, coordinate fra di loro, che mettano in rete tutti i soggetti che le governano. Presidente di Regione, assessori regionali, sindaci e assessori comunali, dirigenti di consorzi e di Istituti case popolari, nonché dell’altra miriade di enti, dovrebbero percorrere come un treno un binario preciso che vada secondo i tempi di un cronoprogramma certo, senza sbavature.
E’ chiaro che un treno debba avere un capotreno, come una nave o un aereo debbano avere un comandante. Il comandante della Sicilia è stato eletto a scrutinio diretto e universale dai siciliani: Rosario Crocetta. Peccato che non sappia guidare la nave-Sicilia, sia perché si è scelto collaboratori non all’altezza del compito, sia perché non ha le idee chiare su quali progetti siano da realizzare in tempi tassativi.
Il territorio non può più aspettare, presenta tante ferite che vanno curate e guarite. Oppure continuerà a sanguinare, facendo danni materiali e uccidendo persone.
Non se ne può più di questa inefficienza. C’è bisogno di aria fresca, salubre e costruttiva.
 

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