Differenziata, tabù in Sicilia l'83% dei rifiuti in discarica - QdS

Differenziata, tabù in Sicilia l’83% dei rifiuti in discarica

Chiara Borzi

Differenziata, tabù in Sicilia l’83% dei rifiuti in discarica

martedì 05 Agosto 2014

Gli ultimi dati Ispra confermano l’incapacità dei Comuni a far intraprendere le buone pratiche ai cittadini. Cala la produzione degli Rsu, anche per effetto della crisi. Ma non ne approfittiamo

PALERMO – Nuove ricerche condotte dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) confermano la maglia nera siciliana sulla raccolta differenziata dei rifiuti. La nostra isola produce una quantità di rifiuti inferiore rispetto la media nazionale, inferiore anche rispetto la media del Nord e del Centro, ma si distingue inequivocabilmente per incapacità di attivare un processo virtuoso di raccolta differenziata dei rifiuti stessi.
In Sicilia solo il 12,3 per cento dei rifiuti prodotti viene smaltito in simile maniera. Nel resto d’Italia vi sono regioni come Friuli Venezia-Giulia, Marche o Piemonte che superano il 50 per cento di smaltimento in differenziata, altre come Trentino Alto Adige e Veneto che giungono sino al 60 per cento. La media italiana di raccolta differenziata è stata rilevata dagli studi Ispra pari al 40 per cento, da ciò consegue che la media siciliana di smaltimento per differenziata è inferiore rispetto tale stima del 26,8 per cento. Non consola evidenziare come sia in generale tutto il Meridione a soffrire questa caratteristica, le percentuali regionali sono infatti così ricollocate: 52,7% nel Nord, al 33,1% nel Centro e al 26,5% nel Sud, con valori assoluti rispettivamente pari a 7,2 milioni, 2,2 milioni e 2,5 milioni di tonnellate.
Questa scarsa propensione diventa occasione di riflessione per via della già anticipata caratteristica siciliana di produrre meno rifiuti rispetto molte altre regioni d’Italia e anche meno rispetto la media nazionale. Dover poter smaltire meno rifiuti in regime di differenziata dovrebbe esser di per sé già un vantaggio per l’Isola.
Secondo quanto affermato nell’Annuario Ispra, “i valori di produzione pro capite più bassi di rifiuti si riscontrano, in Basilicata (379 kg/abitante per anno), Molise (404 kg/abitante per anno), Calabria (435 kg/abitante per anno) e Campania (443 kg/abitante per anno)”, a cui si aggiunge poi la Sicilia (485 kg/abitante per anno). I nostri dati regionali rimangono distanti dalla media di produzione di rifiuti nazionale (500 kg/abitante per anno) e sono distanti dai dati, ad esempio, di Marche, Umbria o Toscana dove la produzione è più vicina ai 500 kg/abitante per anno e nel caso toscano sfiora i 600 kg/ abitanti per anno.
Per la Sicilia smaltire in discarica è una prassi lontana dal diventare alternativa o desueta. Secondo ancora quanto riportato nel rapporto, nel 2012 le regioni italiane che hanno smaltito in discarica le quote inferiori dei rifiuti urbani prodotti sono, il Friuli-Venezia Giulia (7%), la Lombardia (8%) e il Veneto (11%), mentre rimangono ancora sopra l’80% il Molise (105%), la Calabria (81%) e, per l’appunto, la Sicilia (83%).
 
In Sicilia, il passaggio dal 2011 al 2012 ha visto segnare una diminuzione dello smaltimento in discarica, ma i numeri di riferimento rimangono comunque preoccupanti: nel 2012 sono stati smaltiti seguendo questa procedura 2.021 di mln tonnellate di rifiuti, la seconda quantità più alta d’Italia. Prima della Sicilia si posiziona il Lazio, con 2.085 mln di tonnellate smaltite in discarica, in seguito la Puglia con 1.170 mln di tonnellate. Il divario tra queste tre regioni e le rimanenti in Italia è molto ampio, paragoni possono essere azzardati solo con Toscana, Emilia-Romagna o Piemonte, ma nessuna delle tre regioni è riuscita nel 2012 a smaltire in discarica la soglia del milione di tonnellate di rifiuti.

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